La Belle Époque – Il mare di Dirac (Autoproduzione)

phpThumb_generated_thumbnailjpgMare infinito di particelle di energia negativa che inglobano testi energizzanti cantati in italiano che si sovrappongono a un lontano già sentito per rispondere con forza e preponderanza ad una costante ricerca di attenzioni, dentro a macchine immerse nella pioggia, in città grigie e incolonnate, quasi fosse il mondo che abbiamo attorno il vuoto cosmico di pura fisica teorica.

La Belle Époque, quasi per assurdità, raccontano tutto tranne che un’epoca di rinnovamento, ci parlano di come la terra sia una continua attesa che ci spaventa, noi alle prese con l’esterno che non sappiamo governare, noi alle prese con quel qualcosa di ignoto e misterioso che ci attira a se e ruba l’aria, non fa respirare e ci costringe a rimanere schiacciati addosso al muro dei nostri pensieri più lontani.

Dentro ai loro testi però c’è anche la speranza di reagire, nel mare di negatività, l’assoluta forza parte dentro di noi e tra ritmi incalzanti di indie rock italiota i nostri confezionano una prova convincente sotto molti punti di vista in bilico tra Ministri e musicalità tipiche del rock alternativo degli anni ’90 e del cantautorato più innovativo.

Un disco quindi che si domanda e si chiede quale sarà il nostro futuro, si vola con Icaro, Fuori di me e la bellezza di Cracovia, per consacrare l’assolutezza con la title track e chiudendo il cerchio Con l’amore nei piedi.

In bilico tra ciò che eravamo e ciò che saremo, un disco introspettivo e allo stesso tempo energia destabilizzante che si incontra ad ogni ascolto, che si rende pensiero portante in attesa di giorni migliori.