Karne Murta -Swingin’ taboo (Masnada records)

Istrionici quanto basta per dare un tocco di colore al grigio che incorpora giornate prive di senso, quasi un continuo cambio ritmato che ammicca a sonorità spensierate, senza però dimenticare i contenuti, legati per l’occasione ai giorni di festa che si incontrano per dare vita ad una esplosione senza fine.

Ci sono milioni di influenze in questo nuovo disco dei “Karne Murta”, quasi un mappamondo poliglotta, una torre di Babele lasciata al tempo che grazie alle incursioni musicali si apre verso mondi lontanissimi, distanti anni luce, grazie all’utilizzo consapevole di canzoni scritte in lingua e adottando l’espediente e la capacità degli strumentisti di trasformare in poesia ogni singola nota che li accomuna.

16 canzoni che spaziano da un genere all’altro prediligendo quello stile un po’ folk- swing che caratterizza chi con capacità vuol fare della musica un motore inesauribile

I testi a prima vista sembrano disimpegnati, ma a leggerli bene si colorano di quella purezza espressiva tipica di solo poche realtà italiane.

Ecco allora che il tutto si trasforma in una grande coreografia circense, in cui al suono dello swing strombettante fanno capolino i clown e gli animali; tanto simili ad uno spaccato di vita italiana, ad uno spettacolo che agli occhi di tutti risulta sempre uguale nella sua tristezza e amarezza.

Un disco anche di denuncia quindi, che si denota soprattutto in pezzi come “Clown town”, “Stooggey cat” e nel finale con “Buco nero”.

Spensierati quanto basta, questi ragazzi ci regalano un album ricco di ironia e capacità mutevole di trasformazione in divenire perenne, verso forme nuove di comunicazione.