Paesaggi di un tempo lontano calati nel buio e accerchiati da alberi solitari, immensi, inquietanti; case diroccate che si stagliano al far della sera e piccoli fili d’erba sottili si scuotono al rumore del vento, toccando l’aria, toccando i piedi che si muovono senza trovare la giusta direzione.
E poi una luce che trasporta e convince, una luce che fa da veicolo al nostro pensiero e quasi quasi lo trasforma in ciò che ancora non possiamo comprendere, attraverso l’universo: una ricerca costante della luce dove luce non c’è, una carezza e poi la fuga, il partire, l’esigenza di scoprire e riscoprirsi, iniziando da note di chitarra acustica che abbracciano il folk solitario e arrangiandolo per l’occasione con le persone presenti fin dagli esordi come Tom Aiezza alle chitarre e banjo già collaboratore di Dylan e Young, in un vortice emozionale e ben studiato che fa risaltare la polvere delle strade e il substrato culturale a cui siamo abituati per produzioni di questo livello.
Un disco , un ep di cinque pezzi, affidati all’apertura del singolo che convince Across The universe, per cercare quella pace lontana, quella luce da incanalare che aiuta a non cadere, aiuta a restare.