Un tuffo in avanti ad occhi chiusi, le speranze lasciamole al domani, ora è il tempo di vivere, di costruire, di tentare di capire i rapporti, di essere quotidiani nel quotidiano e reali nella realtà.
A Ilario Rosso piace giocare con le parole, ma la sua derivazione non è semplice questione di stile, ma è anche e soprattutto capacità intuitiva di comprendere situazioni per poi raccontarle in modo del tutto personale; un cantautore consegnato ai giorni che cambiano, un cantautore di sogni da raggiungere e mete da conquistare.
La scrittura originale porta a compiere un’impresa soggettiva nel raccontare eventi della città in cui abita ne è l’esempio la sotterranea Canzone dei Murazzi passando per Casi popolari, denuncia sottile dell’era asociale.
Si passa poi velocemente a Filastrocca dei mesi che porta in primo piano il pensiero del ’68 e ricordando che tutto ciò che successivamente si è creato è nulla; contestazione si respira in La storia è sempre quella che porta al collegamento quasi d’obbligo tra Galeotto e libertà e I morti.
Notevole poi l’accoppiata parole/musica in Tango dei puri che lascia posto nel finale a Rap_porto canzone sulla fragilità dei deboli, capaci si di sopravvivere, ma anche capaci di essere travolti.
Questo è un disco sociale, un disco che parla della società, in maniere emblematica, quasi divertente, in un modo che contagia e fa riflettere, esito di una ricerca voluta e conquistata.
Ila Rosso è un cantautore spassionato che convince e stupisce, stupisce grazie alle piccole prodezze che riesce a mettere in piedi, in un continuo vivere che è matrice essenziale di ogni sua canzone.