I bergamaschi ci danno di brutto con questo flipper impazzito e distorto tanto punk quanto new wave e territori affini.
Un’esplorazione continua di strabismo musicale non lineare che regala centimetri di sogni e prorompenti visioni di mondi paralleli.
Un concentrato di foglie da aspirare che non si divincolano tanto facilmente perchè tra le corde elettriche che suonano, il rumore che ne deriva è un misto della scena newyorkese e di Chicago targata ’70, ’80 che suona sporca e degradata, dove dalle viscere tutto nasce e si trasforma.
Queste nove canzoni sono un toccasana per le malattie del tempo, una flebo di liquido che ci porta alla convinzione che alcune canzoni sono state create e strutturate per far saltare anche chi si sente fermo immobile, per far saltare chi si sente stanco per sempre.
E allora: mordenti quanto basta per farti alzare i capelli al cielo e gridare fino ad un nuovo giorno i Flebologic confezionano un album da ascoltare in un solo sorso da digerire in poco più di mezz’ora.