Cronaca e preghiera – Cronaca e preghiera (Autoproduzione)

Atmosfere post punk per questo esordio al fulmicotone che interseca sintetizzatori e suoni per cosi dire carichi di malattia ad un cantato Ferrettiano cupo e in fase di raccontare fiabe reali, che come un pugno allo stomaco si concentrano sulla psiche e riversano, odio, amore, giorni passati e militanza nei confronti di ciò che non c’è più.

Inutili i riferimenti, perché si sentono eccome CCCP e compagnia, i quattro divisi tra Milano e Firenze stupiscono per freschezza e capacità di reinventare un genere che sembrava morto e sepolto, ma che in questo disco Cronaca e Preghiera rinvigorisce, prendendo la forma di un qualcosa di concreto, mescolando stili e soprattutto testi, che parlano di blues maledetti, pornografia, vizi e quotidianità, che riguardano pensieri e costanti, giorni e mesi, in una continuo cerchio di disillusione.

I nostri adottano un piglio creativo e con sarcasmo affrontano ciò che più ci ferisce e che si trova sedimentato nel nostro lato oscuro e poco conosciuto .

Un disco quindi fatto di matrice cruda e veritiera, canzoni che squarciano e rendono accessibile l’inaccessibile, pensare alla solitudine di “Condominio”, la decadenza del rapporto in “Ucciderti a rate” o “Costa meno andare a troie” tra i tanti episodi dell’album che trasformano la realtà e la fanno vedere per quel che è e per quel che vale.

11 pezzi che si trasmutano in realtà, canzoni non per tutti, ma per i pochi eletti che fanno della vita motivo di riflessione e non di semplice consumo.