8 tracce che ti strappano la lingua lentamente, che si insinuano come serpe al collo e ti stritolano le materie prime che ti legano a questa vita carica di agonia e repentino incontrollo.
Un raggio di suoni che si amplia sistematicamente a rifornire di pesanti frastuoni un muro di chitarre gainizzate e messa a posta li per ricomporre ciò che era perduto, disperso, come barca in mezzo al mare che si porta con se ricordi, speranze, illusioni.
I Chaos Conspiracy fanno del grande indie strumentale con venature post e finalizzato al continuo discernimento del dovere, un distacco di maschere a gas che crea quel senso di assuefazione e lisergico letargo da cui dobbiamo uscire per combattere, sempre in ogni dove contro il logorio della macchina e del mondo.
8 pezzi che si librano tra RATM e Korn passando per suoni caotici in evoluzione.
Provare per credere I don’t wanna be your Ipod passando per Calogero Theory o ancora la dirompente title track.
Un chaos che in qualche modo si fa ordine, un rumore che tira le fila dell’indefinito in cerca di qualcosa che sempre e comunque risulta in divenire, tra l’astratto e il concreto tra l’improvvisazione e il costante incedere della novità.