Cesare Ferro è un cantautore che parla direttamente all’introspezione più assoluta, si trasforma sa raccontare storie che parlano di amori finiti, di speranze da raggiungere e fa che i sentimenti di un giovane uomo si trasformino in un qualcosa di veritiero dando un senso a quel qualcosa, definito dallo stesso autore misterioso, che si chiama musica.
Un disco di pura chitarra acustica e voce con arrangiamenti sparsi che fanno da telaio ad archi ben strutturati, che peccano un po’ di artificiosità, ma nel complesso rendono eleganti le composizioni e il messaggio che l’artista vuole trasmettere.
In bilico tra un Nick Drake solitario e un Micah P Hinson degli esordi, anche se a livello compositivo più solare, il nostro giovane autore trova lo spazio anche per una cover ben ragionata di People are strange del re lucertola.
Un disco che accomuna il senso dell’isolamento con quello della ragione del cuore come unico fine ultimo di un cammino all’insegna della maturazione artistica; siamo sulla buona strada il percorso è ottimamente segnato e la voracità e la fame con cui si inventano canzoni sempre nuove non manca, indi per cui: promosso.