Progetto musicale che mescola sapientemente e in modo devo dire alquanto inusuale il cantautorato con le influenze jazz, passando per la psichedelia e il suono prog a noi più caro in un connubio che si fa racconto di polvere e sostanza che lascia l’ascoltatore interessato per la tecnica utilizzata, una formula vincente e priva di artifizi in bilico tra immediatezze e cura dei dettagli, dei particolari.
Per originalità della proposta ricordano i vicentini CASA, meno sperimentali certo, ma sicuramente in grado di creare emozioni sonore che vanno in netto contrasto con le produzioni attuali, alla ricerca di una propria via da seguire nello sterminato panorama della musica italiana odierna.
Si perché fare musica oggi, nel 2016, significa soprattutto avere i piedi per terra e i nostri veronesi psycho folk Cafe desordre insegnano tutto questo; la sperimentazione parte in primis dalla consapevolezza delle proprie capacità mantenute e implementate nel tempo, ma mosse sostanzialmente da quell’energia interiore che si chiama musica e che ne raccoglie il significato più profondo.
Un disco sulle disordinazioni del nostro io, sui viaggi cosmici, interstellari e sui momenti di follia che ci richiamano ad essere diversi in un’eterogeneità che ci appartiene fin dal principio.