Una copertina, oltre che bellissima, anche significativa, ci racconta il pensiero dei BOB, trio toscano che mescola sapientemente un cantautorato post duemila, al rock più cupo e sotterraneo per parlare di un mondo che sta crollando alla ricerca della felicità dispersa e mai più ritrovata.
I tre protagonisti della foto sono indaffarati a compiere il loro banchetto nel giorno di festa, ma non sanno che cosa li attende, che cosa il futuro ha riservato per loro.
Ecco allora che i BOB trasformano un concetto in un racconto, in una lezione di vita, in uno spazio ben delimitato dove poter sfogare la propria rabbia e l’abbandono che ci coinvolge, un modo per essere diversi in un mondo che ci vuole tutti uguali.
L’innocenza poi del disco è rappresentata dalla bambina, la bambina schiava, il popolo che lavora e che raccoglie i frutti della terra tra sonorità distaccate e a tratti psichedeliche dove la componente d’improvvisazione è ben dosata e ricercata.
Ricordiamoci di un mondo migliore o almeno immaginiamolo, ricordiamoci di quell’albero, con i tre cappi, qualcuno un giorno, su questa terra vi giudicherà.