BATTISTA – La fame nera (Autoproduzione)

BATTISTA: "La fame nera" recensione

E andiamoci giù pesante, senza però farci male. Attraversiamo le giornate andate chissà dove per ricostruire ambienti sonori in decomposizione. Ricomponiamo i cuori a pezzi, i cuori spezzati, le valvole intercambiabili delle nostre connessioni, per formare, nelle bolle della nostra anima, la parte mancante, ciò che aspettavamo. BATTISTA, all’anagrafe, Pierpaolo Battista, ci consegna un disco fatto di introspezioni sghembe da cameretta elettrificata in cui parcheggiare i rapporti andati a male per stabilire una sorta di confine che si estende lungo gli argini della nostra esistenza. La fame nera è uno scherzare con le parole, ma non troppo. La fame nera è una condizione sociale di degrado e abbandono, ma anche di vita e speranza. C’è una forte dicotomia all’interno del titolo dell’album, ma nel contempo contrapposizioni lessicali le possiamo trovare all’interno di un disco che si muove in territori fatti di luci ed ombre per un risultato d’insieme che trova nel cantautorato alternativo il proprio sentire sincero.