Antonio Firmani & The 4th Rows – We say goodbye, we always stay (Slow Down Records)

Sofficità espressa nel cotone, sognante trasparenza che ti fa tornare bambino, una miriade di suoni acustici che spaziano dall’utilizzo di pianoforte, xilofono, trombe e altre amenità che riscopri quando forse è passato il tempo di giocare, quando il tempo per i sogni ha virato il suo colore.

I nostri però, ai sogni, ci credono eccome e questo disco ne è la rappresentazione.

Un delicato esordio per Antonio Firmani e la sua band, un esordio che va oltre l’eleganza e consegna 10 tracce di melodie folkeggianti ricordando in primis Kings of Convenience e Iron and Wine.

Soventemente vengono accostati a band come Mùm e Sigur Ros, io invece ci vedo poco di quest’ultimi, se non l’attitudine easy nel trasformare i loro pezzi più post-rock in piccole perle acustiche da consegnare alla storia.

Provenienti da Napoli e nati nell’Autunno del 2013 gli Antonio Firmani & The 4th Rows, confezionano prima di tutto un’esperienza sonora che va ben oltre la forma canzone e invitano in modo non conclamato ad ascoltare per intero il loro disco, quasi fosse un viaggio alla riscoperta di noi stessi, delle nostre abitudini, del mondo fanciullesco che abbiamo lasciato per catapultarci in una realtà che non sempre è adatta a noi.

Il ritorno quindi, ma anche il futuro che senza il passato, ce lo spiegano proprio loro, non ha senso di esistere.

Ecco allora che le canzoni si fanno concretezza in No fly zone, nella efficace The 4th row o nella bellissima ed emozionante The givin’tree.

Un disco pieno di solitudine e delicatezza, abbandoni e ritorni, una complessa trama di situazioni da vedere con gli occhi di un bambino.