Matteo Paggi – Giraffe (Jam/UnJam)

Composite note d’autore inglobano l’etere attraverso spaccati jazz che si intrufolano all’interno di nascosti anfratti crepuscolari in grado di attraversare momenti che non torneranno più e come velo tumultuoso intersecano energia, meditazione, circostanze e parallelismi con la realtà. Il nuovo di Matteo Paggi è un album umorale, poliedrico e ricco di sfumature. Un disco fatto di sovrapposizioni e bisogno di comunicare stati emozionali a dismisura in una raffinatezza concentrica che si sposa con le peripezie create. Sono tracce immersive, aperture e chiusure, fantasia e facilità di esecuzione che si ripercuotono nella polvere di una sperimentazione inebriante, a tratti nostalgica, in bilico tra passato e futuro. Otto pezzi d’avanguardia da Ham and sun fino a Slow my skiin passando per Ricordo, Cantiere, Return, a riscoprire bellezza in successione che nelle partenze e negli arrivi si fa chiave emblematica per i sogni a venire.


 

Curù – Corale/Voci sommerse, storie negate (Radici Music Records)

Curù – Corale: voci sommerse, storie negate

Odore di erba, piante, terra. Odore di fiori in esplosione colorata, forza che parte dalla natura, desideri inespressi, capacità di cogliere il senso di un domani migliore. Storie di donne, unione e coraggio. Racconti di vita in primo piano, di resistenza, di lotta, mai di abbandono, ma piuttosto di intrinseco bisogno di far valere la propria posizione, il proprio mondo da conquistare. Curù è un progetto che parte dalle cantautrici Giana Guaiana e Bruna Perraro e patrocinato da Amnesty International. Una world music che affonda radici nell’etnico suono d’autore a conquistare spazi di poesie senza confini in grado di attraversare il tempo per come lo conosciamo e dando voce unica e personale alle narrazioni lontane. Iran, Turchia, Medio Oriente. Luoghi che diventano teatro per analizzare, con i suoni, vicende che pesano come macigni nell’evoluzione dell’essere umano. Sono dieci canzoni, da Donna chiama libertà a La sacra quercia, pezzi che fondono e tessono trame, vicende essenziali per capire dove andare.


Matteo Nativo – Orione (Radici Music Records)

MATTEO NATIVO - Orione

Notturne visioni d’oltreocano si sposano con un blues tipicamente americano a riempire gli anfratti di vita con una musica comunicativa ed esemplare, suonata con passione e per passione, all’interno di un moto, di un movimento, di un impetuoso desiderio di raggiungere il cielo indefinito. Orione è esplorazione e bellezza per tutto ciò che appare lontano. Orione è anche desiderio intrinseco di fare i conti con l’inevitabile nostro esistere ad intingere, nella memoria, tutti quei parallelismi inevitabili con l’universo in espansione. Matteo Nativo trasforma la musica prodotta in qualcosa di reale, di introspettivo e interiorizzato. Un diario di vita dove dare sfogo alle proprie passioni, alle proprie paure, a tutto ciò che sembrava perduto e che vive ancora oggi. Orione è un disco che parla di sentimenti, parla di anime buone che si incontrano, di porti sicuri da abitare o ancora da scoprire.


Alteria – Nel fiore dei tuoi danni (VREC)

Ed ecco il ritorno del rock al femminile targato Alteria. Un suono potente e fragoroso che mette in risalto luci e ombre di un percorso fatto per sistemare quel qualcosa di speciale racchiuso in ognuno di noi, un rumore, una voce, una carezza, ad incontrare la bellezza del tempo. Ascoltare i dischi di Alteria è un po’ come mettersi a nudo e trovare, negli anfratti celati, nelle crepe del tempo, quegli attimi che forse non torneranno più. Nel fiore dei tuoi danni racconta di storie, di riscatto e rivincita e porta con sé tutto quel bagaglio di autenticità che ha caratterizzato, la nostra, nel corso della sua carriera musicale. Anche per questa occasione risulta fondamentale e preziosa la co-produzione con Max Zanotti per un album che scuote dal di dentro e non smette di stupire, ma sa ricercare, nelle profondità, un punto di contatto con tutto l’amore che sembrava perduto.


Electric cherry – Cherry heart (VREC)

Classic rock contemporaneo sincopato e ben sonorizzato che fa del muro di distorsioni sullo sfondo un punto di contatto esistenziale con il messaggio da comunicare, un punto di non ritorno che corre alla velocità della luce trasformando l’etere in scintilla cangiante e pronta a stupire. Il nuovo capitolo degli Electric cherry è sinuoso quanto basta, sa di scuola americana e distrugge i confini e le introspezioni con quel desiderio unico di perpetuare, al mondo intorno, una presenza che non passa di certo inosservata. Un tentativo quindi di escludere l’inutilità per trovare un posto di universo da occupare attraverso malinconie interiorizzate, sogni ad occhi aperti, bisogno sempre vivo di domandarsi e di non accontentarsi. I pezzi scorrono veloci, non ci sono grossi sussulti, ma l’omogeneità racchiusa in queste dieci tracce è sicuramente unica nel definire uno stile e una strada da seguire. Cherry heart è un album che odora di già sentito, ma nel complesso riesce a canalizzare l’energia necessaria per scuotere quel qualcosa che si trova nel profondo di ognuno di noi.


La classe dirigente – Termini per una resa (VREC)

Termini per una resa - La Classe Dirigente - Vinile | IBS

Chiaro scuri emozionali che profumano di evoluzione, ma anche di realtà gettata al suolo e pronta a colpire grazie ad un disco che ripercorre quell’idea di cantautorato in rock tanto caro alla scena americana e internazionale, ma per l’occasione trapiantato in Italia. La classe dirigente gioca con le parole anche se l’ampiezza del tutto indica la profondità di un disco di certo non scontato che si ripercuote nei significati della modernità. Una musica d’autore che ingloba Wilco, Moltheni, Benvegnù, ma anche quell’idea sonora che ricerca, nelle parole sussurrate, la chiave per costruire il domani. Sono dieci tracce che parlano di memoria e di futuro, di desiderio di riscatto. Pronti inconsistenza via, Conosci te stesso, Salutarsi, Mai abbastanza, Francesco ha abbandonato, sono pezzi di un puzzle emotivo che ricordano e si fanno ricordare. Intrappolati nella rete dei pensieri i nostri sogni cercano una nuova casa e senza forse,  Termini per una resa, diviene luogo da abitare.


Auge – Spazi vettoriali (VREC)

Auge - Spazi vettoriali (Vrec/Audioglobe, 2025) -

Secondo di una trilogia musicale, Spazi vettoriali, degli Auge è un album che trova nel percorso e nel processo di produzione la chiave per comprendere le dinamiche di una società che ha smesso di credere nell’essere umano. Un disco composito e composto ricco di particolari e sfumature. Un ascolto non basta e quello che si può evincere dall’album, della band fiorentina, è quella passione per l’accuratezza e la ricercatezza sonora espressa nelle tracce proposte. Si corre veloci, la musica è dirompente quanto basta, l’idea di fondo è ben ampliata e ricercata. Icaro, Firenze, Gravità, Universi, sono solo alcune delle tracce che riescono a dar vita ad un quadro d’insieme che nella totalità ricreata abbonda di riferimenti e meraviglie sintetizzate. Spazi vettoriali è un album che si apre e attende nuove ambizioni nell’oscurità che avanza.


Camaleoni – Camadamia (Camarecords)

Camaleoni<br>Camadamia<br>Camarecords, 2025

E la senti vibrare dal suolo quella forza prorompente e dirompente capace di scardinare la quotidianità, di inglobare significati che partono da quel suono tribale che intreccia momenti, esperienze, attimi di incoraggiamento, chiaro scuri emozionali che incontrano le sfumature, le variazioni della luce intrinseca, lo spazio aperto a nuove esperienze e sperimentazioni. Un album di debutto potente che mescola free jazz, funk, fusion, senza incasellamenti, senza voler per forza appartenere ad un genere o ad etichette. Una musica che profuma di libertà e con leggerezza unica riesce a condividere ambientazioni, storie, necessità, sprigionando energia vitale e nel contempo imprevedibilità, mutamento, ancora colore, forme e sostanza. Sono otto tracce per un quadro d’insieme che ricorda un Rousseau pittore alle prese con le metamorfosi dell’animo umano, a quell’esotico recuperare spazi di vita nel frastuono della quotidianità.


Roslyn – Fiori (Autoproduzione)

Fiori

Una sorta di Nouvelle Vague in musica che scardina il già sentito per proiettarsi all’interno di un universo che non esiste più, ma che sostanzialmente trova punti di fuga con i territori circostanti, con il mondo in cambiamento, con tutto quello che pensavamo perduto, ma che vive ancora dentro di noi. Il nuovo dei Roslyn intreccia la new wave con una musica d’autore che sovrasta per concetti e per desiderio innato di comunicare. Un suono ricco, amalgamato, una voce forse troppo in primo piano, ma che non disdegna una produzione cesellata e studiata. Trasformazioni, messaggi da veicolare, sintesi perfetta di un mondo che viaggia alla velocità della luce e non si ferma, ma si muove grazie ad una forza concentrica. Un concept questo che parla di vite e parla di fiori. Parla di intrecci e di simultanee, di istantanee con il circostante e di desideri pronti ad esplodere quando meno te lo aspetti. Vento, Atlantide, Vantablack, Nome, Nuance, Risacca, sono solo alcuni dei momenti importanti di un album da assaporare e odorare, da ricercare negli anfratti di una notte dal colore bianco e nero.


Federico Sirianni – La promessa della felicità (Squilibri)

Le parole hanno un peso e come macigno indissolubile con la vita che ci circonda sono essenziali per comprendere l’universo che ci gira intorno, i moti ondosi dell’anima, i mutevoli cambiamenti esistenziali che sono parte integrante del nostro progredire, del nostro incedere. La dolcezza poetica di Federico Sirianni sfiora altitudini mai nascoste e si immola nella creazione di un’arte unica che travalica i confini dell’intelletto per donarci pezzi di quotidianità che si sposano con una leggerezza che tenta di andare oltre il sentito per identificare il desiderio e la consuetudine, abbracciare il tutto per condurci in un viaggio fatto di costante ricerca, di bellezza e di cambiamento. Diretto artisticamente da Michele Gazich, violinista e cantautore di grande talento, già conosciuto sulle pagine di Indiepercui, il nostro Federico sfodera dal cilindro della meraviglia un disco che profuma di miracolo. Un recuperare l’abbandonato, quei fiori appassiti lasciati in disparte per donare loro vita nuova. Da Nel fuoco fino a La promessa della felicità il nostro ci consegna, con classe sopraffina, un album davvero importante e soprattutto sincero.