Temi importanti e condivisibili nel nuovo dei MANICAs a creare una sorta di New-wave capace di affondare radici italiane di fine anni ottanta tra CCCP e Diaframma in una sostanziale ricerca di significati nel vuoto cosmico della contemporaneità. Arcadia non è un luogo idilliaco, ma piuttosto un ambiente di denuncia dove l’uomo inghiotte la natura, la distrugge e la calpesta. La grande città, un posto divenuto inospitale e il tentativo di ritornare alle origini per poter respirare di nuovo. Suoni, rumori, saette sonore claustrofobiche riescono ad ottenere una miscela esplosiva di luce e colori. Importanti, direi uniche forse, le collaborazioni con Robert Wheeler dei Pere Ubu e con Carmelo Pipitone già chitarrista dei Marta sui tubi ad assemblare una musica spigolosa e fragorosa, densa di parole e di movimenti sonori per un’ondata di stupore che sedimenta significati e non passa inosservata. Bl4ck M4rk3t, Nel freddo, Alice, la stessa title track, Equilibrista, sono alcuni dei pezzi di un disco che diventa boccata d’aria fresca nell’appiattimento musicale contemporaneo. Un album, questo che sarà sempre diverso ad ogni ascolto.
Daily Archives: Febbraio 15, 2025
Vince Pastano & Noisebreakers – Nocturnal (Vince Pastano Records)
Prodezze crepuscolari abbracciano un blues d’annata per intessere trame di spessore che non passano di certo inosservate, ma riescono ad aprire nuovi panorami, mondi, costruiti in simultanea con un senso di appartenenza nei confronti di una scena polverosa e fatta per creare meraviglia. Il nuovo di Vince Pastano, con il cantante Tony Farina, racchiude il segreto della notte, parla di solitudine e di amori andati a male, di speranza e bisogno di riscatto. Un album pregno di lirismo da cui poter assaporare costanti visioni e luci di un’altra epoca dove le aspirazioni future sono parti integranti di un risultato da ammirare e da custodire. Sono tredici pezzi che in simultanea danno vita ad un progetto omogeneo, ma nel contempo carico di sfumature, simboli, elementi complessi. Un disco che profuma di concept trasportando il blues in territori da percepire e da assemblare tra sofferte visioni di un mondo in declino e una luce a ricoprire i nostri sogni a venire.
Onioroshi – Shrine (Bitume Productions)
Cavalcate sonore che oltrepassano l’orizzonte ci consegnano una prova destrutturata, potente, dove tutti i meccanismi sono ben oliati e pronti per stupire e dove il suono proposto si sporca di alternative, di prog, di post rock e psichedelia, in un concentrato di tecnicismi impressionante e vissuto. Sono solo tre pezzi e quasi un’ora di ascolto per un viaggio siderale dentro la mente umana a ritrovare, nei labirinti della coscienza, un punto di contatto con i giorni a venire. La band di Cervia, in questa nuova fatica, conferma la propria bravura nel saper creare architetture sonore che perpetuano l’oscurità attorno a noi e sanno perfezionare tentativi, sempre vivi, di dare alla luce un suono di puro stampo internazionale. Un sofisticato tentativo quindi di risalire alle origini della complessità grazie a un disegno geometrico che raccoglie fragore e silenzio per un risultato d’insieme di grande classe e sperimentazione.
Cosimo Bianciardi & Intima PsicoTensione – Singolarità nuda (The Orchard/Suburban Sky Records)
Velocità di parole racchiuse all’interno di poesie in musica che affrontano la vita con grande disinvoltura e cercano perennemente una strada da seguire nel labirinto della realtà umana. Il nuovo di Cosimo Bianciardi & Intima PsicoTensione è una raffigurazione meditata di quotidianità che respira movenze electro-pop pur non disdegnando una certa passione per il rock nostrano degli anni novanta. Un concentrato autorale dove l’alternative scomposto ritrova un’impostazione sicura fatta di citazionismo, scienza, concetti universali riportati nel particolare. Un album che avanza in assenza di gravità dove la parte digitale non è preponderante, ma strumento sicuramente utile per definire uno stile che si muove tra le tracce proposte. Stadi evolutivi, Nella tua luce, Astrolabio, Orbita contraria, Nebulosa, sono solo alcuni dei pezzi che vanno a comporre un album complesso dove il viaggio interspaziale, nelle profondità della nostra anima, diventa momento imprescindibile per comprendere appieno l’inizio di un nuovo esistere.
Ivan Francesco Ballerini – La guerra è finita (RadiciMusic Records)
Canti di speranza oltre la guerra di copertina che ricoprono il territorio circostante di essenzialità e studio, di amore per il passato e intraprendenza nei confronti del futuro. Ci sono storie dentro questi pezzi che escono da schemi preimpostati per consegnarci un vissuto che si fa ancora in un porto sicuro, punto di contatto, bisogno sempre vivo di narrare un venire al mondo. Il nuovo di Ivan Francesco Ballerini raccoglie la lezione di ciò che è stato per sciogliere pezzi delicati e nel contempo incisivi. Una poetica maledettamente attuale trova, nelle nove canzoni proposte, la chiave per la creazione di un album mai banale, pieno di significati e ricco di sostanza. Il cantautore toscano si muove all’interno di paesaggi sonori strutturati, da Il mondo aspetta te (Overture) passando per la title track, Sulle pietre del mondo e Vestire di parole. Pezzi meritevoli di essere citati, elementi indissolubili con un mondo in distruzione che ricercano la luce nelle oscurità di ogni giorno.