Spogliata dell’appellativo di one woman band in blues, Elli De Mon, ritorna con un disco che ritrova le proprie radici, il proprio stare e il proprio divenire, in una musica sofisticata che recupera, nel dialetto vicentino, la chiave di volta necessaria per un punto di vista nuovo, diverso, affascinante. Quello di Elisa è un racconto corale. Si parla di quotidianità e vita vissuta, di violenza e umiliazioni da scovare nei canti della tradizione, di passaggi e ambienti naturali descritti all’interno di un disco che si fa cultura da cui attingere punti di vista sempre nuovi. Un risultato d’insieme, questo che trova nel folk contemporaneo gli elementi per dare alla luce un album sofisticato dove momenti di congiunzione tra passato e futuro sono di vitale importanza nel definire un genere e dove tutti i protagonisti in campo sono parti di un tutto percepibile e reale. Raìse è un disco pieno di storia e di modernità, un album che rivela la sua essenza nei diari di vita che ci portiamo dentro.
Daily Archives: Febbraio 9, 2025
Manuel Pistacchio – Pellegrino (Brutture moderne)
C’è un suono soffuso, mai siderale, ma piuttosto caldo e accogliente che sa nascondere il passaggio del tempo e ritornare a galla, tra i ricordi, quando meno te lo aspetti. Ci sono polaroid tra le intercapedini della vita, quelle che fotografano i momenti migliori, le sensazioni, i passi nascosti nel lento migrare e poi c’è una musica d’insieme che prova, attraverso le parole, a dare un significato ai cambiamenti, affascinando, colpendo allo stomaco, lacerando il cuore. Il disco di Manuel Pistacchio parla di tutto questo e riesce, con grande maestria, a creare un suono unico, sulfureo. Una musica sottomarina che percepisce le onde del cambiamento. Un incrocio raffinato di elementi della grande musica d’autore italiana, quella del passato e l’evoluzione del suono d’oltremanica, d’oltreoceano, per ragnatele di vita imbrigliate nel mutare delle stagioni. Pellegrino è un disco magico e fuori dal coro, di una bellezza rara, a tratti accecante.
Enzo Moscato – Hotel de l’Univers (Squilibri)
Incroci surreali di world music concentrica riescono ad imbrigliare il fascino del jazz e della musica cinematografica degli anni passati e si fanno portatori del ricordo di un grande drammaturgo, Enzo Moscato e della sua attenzione unica, rara e indiscussa per la ricerca e per l’evoluzione di una scena in continuo divenire. Per l’occasione, sotto la direzione di Pasquale Scialò, rivive un’avventura musicale che affonda le proprie radici nella scoperta, nel cinema dei grandi del passato, da Fellini a Wenders, nelle musiche di Rota, Piovani, in un continuo sali scendi emozionale capace di spingersi oltre l’immaginato perpetuando quell’idea di bellezza che coinvolge, ammalia, ingloba il tutto in un disegno universale. Sono tracce che si fanno memoria e colgono l’insperato all’interno di un movimento musicale dove la sostanza sembra essere punto imprescindibile per comprendere una musica fatta per essere vissuta. In Hotel de l’Univers si possono evidenziare, nel finale, due momenti di interpretazione affidati a Enzo Gragnaniello per un risultato d’insieme che fonde la poesia a qualcosa di più sofisticato e immortale.