Ur – City of Ur (Nicety)

City Of Ur

Prog, metal, rock, psichedelia improvvisazione e contaminazione. Superbe rappresentazioni di un mondo in declino attraverso la costante ricerca, il costante bisogno di dover dare un nome a tutto ciò che vediamo, a tutto ciò che vorremo essere. Il disco degli Ur, duo composito dall’enorme talento, formato da Jacopo e Nico ci porta a scoprire gli anfratti celati di una città in rovina. Un bisogno essenziale ed esistenziale che ripercorre il nostro essere interiore per cercare di creare, di dare una spiegazione simultanea al nostro peregrinare. La combinazione di generi e di suoni rende la proposta davvero unica e vitale. Una proposta che trova nella potenza scenica e nel collasso annunciato tra le macerie il proprio punto di partenza per generare bellezza ragionata, impattante e dallo stile personale. Un disco delle meraviglie che lascia a bocca aperta. 


Inga – All’alba (SceneMusic records)

Inga - All'alba -

Disco a tratti magniloquente e pomposo, ma nel contempo leggero. Album calibrato e soppesato dove nessuna parte prende il sopravvento e dove l’esigenza di creare qualcosa di nuovo è messa in disparte per dare risalto ad una classicità sanremese, una classicità che crea una sorta di omogeneità nell’interezza proposta. Il pop elegante incontra il jazz e la formula che si ottiene è una sorta di bolla esperienziale che mescola e mette al centro la persona, il suo essere, il suo stare. Forse per il contesto ricreato, forse per il volere dare quasi maggior importanza ai musicisti che ci suonano assieme che alla stessa cantante a cui è indirizzato il progetto, questo album suona a tratti distaccato e poco sentito. Un bellissimo album in studio che probabilmente resterà tale.


Giorgio Poggiani – Contro il logorio della musica moderna…(Maxy Sound)

Omaggio a tratti surreale ad uno strumento meraviglioso: l’armonica diatonica. Omaggio ai grandi che hanno fatto la canzone popolare per come la conosciamo in una visione del tutto personale di un suono semplice, ma nel contempo ricercato, un suono che riesce a penetrare dolcemente innescando nell’organismo emozioni a non finire. Il disco di Giorgio Peggiani, armonicista di fama nazionale, capace di spaziare dalla canzone popolare, al folk, passando per il rock e il blues ci regala una lezione di amore lunga una vita intera. Una lezione d’amore dove al centro troviamo un’armonica e quella necessità sempre viva di produrre elementi che unisco il passato con il presente. In questo disco ci sono quattro brani dello steso autore. Brani eterogenei capaci comunque di scavare aldilà di di ciò che è usuale. Contro il logorio della musica moderna è un disco che si ciba di vitalità e dolcezza, un album da ascoltare cercando una via di uscita da questa nostra quotidianità.


Karin Ann – Side effects of being human (3 am/Artist first)

side effects of being human - Album by Karin Ann | Spotify

Dream pop in parte sognante in grado di riportarti alla realtà attraversando confini, pareti, elementi architettonici che qui si ergono nel loro massimo splendore per poter comunicare un contenuto, un bisogno, una necessità. Il nuovo di Karin Ann, musicista slovacca molto conosciuta in patria, è un disco in grado di creare elementi che vanno a parlare di questi tempi, del nostro stare al mondo. Un album che parla di post adolescenza, di diritti, di amore. Un insieme di canzoni, se vogliamo anche complesso,  in grado di intensificare un bisogno atmosferico con elucubrazioni che ricordano Lorde, Lana Del Rey incrociando la canzone d’autore moderna e il desiderio di dichiarare sempre, a pieni polmoni, da che parte stare. Solitudine raccontata e imbrigliata, quindi,  attraverso la grinta di una musicista che ha fatto del suo essere reale il punto fondamentale di una poetica oggi più che mai necessaria.


Steven Lipsticks and his magic band – Pilot (More letters records)

Steven Lipsticks and his Magic Band: "PILOT" recensione

Velocità turbo cosmiche che implementano l’ambiente lasciando passare vuoti sostanziali attraverso un etere di illusione e rock. Velocità che si distinguono per genuinità della proposta e per il calore emanato dopo l’ascolto di questo Pilot a ricomporre l’esistenza di sprazzi di vita, di movimenti, di immedesimazione e di improvvisazione sempre in continuo mutamento. Il nuovo di Steven Lipsticks and his magic band, all’anagrafe Stefano Rossetti e la sua band immaginaria, ci porta alla scoperta di soluzione prettamente punk tascabili in anfratti di contemporaneità cercando di rilevare ogni movimento, ogni posizione e creando un miscuglio eterogeneo capace di unire i The Clash, i Ramones in un connubio a tratti sperimentale nel suo essere classico fino al midollo. Pilot è un bel disco. I suoni sono cesellati a dovere e l’immaginario evocato risulta essere efficace e del tutto personale. Bravo.