Central Unit – Parallelism (Snowdonia)

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Progetto multilaterale in grado di scardinare la realtà attraverso un impianto visivo che vive di vita propria condensando immagini, suoni e profumi attraverso un’animazione futuristica e coinvolgente in grado di attraversare l’etere per come lo conosciamo. Il progetto Parallelism racchiude il film di Marco Bolognesi, il disco dei Central Unit, band new wave bolognese indiscutibilmente importante, super underground in attivo dai primi anni ottanta e alcune installazioni dello stesso regista per un risultato d’insieme che sfiora la grazie di un’estasi perpetua in grado di dialogare grazie ad un’esaltante performance corale di arti che si incontrano e si intrecciano. Parallelism è qualcosa di più di un disco, è piuttosto un modo diverso di fare arte grazie ad un bisogno sempre nuovo di colpire l’ascoltatore nelle parti più intime e segrete celate dietro alla grigia quotidianità. I Central unit danno vita ad una sperimentazione esemplare, mutevole e cangiante, un disco da assaporare nella moltitudine movimentata di una città al calar del sole.


The brokers and the walls street band – The brokers and the walls street band (Didyme Records)

Qua si pesta di brutto con un suono tipicamente settanta pronto ad incrociare l’oltreoceano con l’oltremanica attraverso un uso sapiente della forma canzone di un passato mai dimenticato. Tre pezzi soltanto per i The brokers and the walls street band. Tre canzoni che ricordano da vicino i pezzi dei Velvet Underground, di Nico, degli Stooges attraverso una rappresentazione presente di un tempo che non c’è più. Il power trio formato da Diana Tejera, Giuliano Taviani, Carmelo Travia e coadiuvato da Raffaele Sena e Federico Carpita riesce a creare un concentrato di sferzate elettriche che non passa di certo inosservato e come scossa di potenza fuori controllo riesce a stupire grazie ad una freschezza e ad un bisogno di sperimentazione sempre vivo e presente.


The dead man in L.A. – Allineamento caotico (Autoproduzione)

Alternative psichedelico in grado di abbattere foreste interiori, foreste che ci portiamo dentro animate dalla curiosità di percepire suono, calore, potenza divincolata dal controllo. Cinque tracce per l’esordio dei The dead man in L.A. Cinque pezzi oscuri che accendono la miccia del futuro grazie ad un noise che incontra lo stoner e il metal. Un rock d’oltreoceano ben suonato e costituito da una forma sempre cangiante, una forma che non lascia nulla al caso, ma comprime spazi dando vitalità alla proposta creata. Regressivo, Retrogrado, Viver nel deserto sono solo alcune delle possibilità proposte di comprendere un lavoro cesellato a dovere, un lavoro sopraffino che sa di tecnicismo e di tanto sudore e polvere dai palchi che verranno.


Pausa – Pausa (Autoproduzione)

Dolore umano annientabile attraverso una metamorfosi cangiante di sudore e lacrime che attraversano l’etere e intensificano sguardi e confessioni di chi cerca una via di fuga da questa realtà. Un concept quello di Pausa che abbraccia il rap per portarci in una dimensione in grado di parlare al cuore dell’ascoltatore senza mezze misure grazie ad un ascolto fatto di sostanza e tanto cuore. Un album che racconta la depressione sotto un nuovo, forse, punto di vista. Un disco questo capace di guardare oltre gli stereotipi per tentare di riempire i vuoti che ci portiamo dentro. Sette tracce e una bonus track da ascoltare per rompere il silenzio.


-FUMETTI- Øyvind Torseter – Mule boy e il troll dal cuore strappato (Beisler)

Titolo: Mule boy e il troll dal cuore strappato

Autore: Øyvind Torseter

Casa Editrice: Beisler

Caratteristiche: 112 pag., Cartonato, Colore

ISBN: 9788874590858

 

Impressionante opera monumentale che ha il sapore del classico moderno in un concentrato d’azione e avventura in grado di farci trasportare all’interno di un universo leggendario e atemporale fatto di re, principi e principesse, valorosi destrieri e un troll temibile e inquietante.

Mule Boy è davvero un piccolo, grande, capolavoro contemporaneo. Una reinterpretazione di una fiaba norvegese divincolata dai cliché e pronta a stupire grazie ad un comparto grafico innovativo ed esaltante e grazie anche ad uso sapiente della narrazione messa a disposizione completa del messaggio da veicolare.

Mule boy è la storia di un giovane uomo, figlio di un re che decide di partire per ritrovare i suoi fratelli trasformati in pietra da un enorme e grosso troll. Un viaggio accompagnato da un fido cavallo parlante lungo un paesaggio abbozzato e mai definito dove strane creature si avvicendano e dove i sentimenti puri e cristallini diventano elementi stabili per la creazione di un’avventura indimenticabile.

Graficamente, questo fumetto di Øyvind Torseter e tradotto in Italia da Alice Tonzig, è un insieme di sperimentazione e innovazione che tocca vette elevate. Un vedere oltre le apparenze con il coraggio di proporre qualcosa fuori dagli schemi pur mantenendo una sorta di classicità di fondo che non dimentica le radici, ma piuttosto le fa crescere per dare vita ad un’evoluzione di un concetto narrativo che incontra, inevitabilmente, i tempi in cui viviamo.

Edito da Beisler, per la nuova collana Trasversale, questo Graphic Novel cartonato è un inno alla qualità, all’eleganza e alla sostanza. Una sorta di Don Chisciotte contemporaneo che ritrova nel percorso da compiere un senso magico e interiore capace di costruire un ponte tra passato e futuro imbrigliando, in tavole personali, elementi della tradizione con elementi innovativi, fuori da ogni schema precostituito, dove il mistero che si respira, pagina dopo pagina, è essenzialità dai risvolti infiniti.


Per info e per acquistare il fumetto:

https://www.beisler.it/prodotto/mule-boy-e-il-troll-dal-cuore-strappato/

 

Punk y Nada – Somewhere over the Fallimentow (Autoproduzione)

Punk Y Nada - Somewhere over the fallimentow | Play on Anghami

Band veneziana a rincorrere un garage psichedelico dove le parole sono parte essenziale di un tutto che non si nasconde dentro alla routine quotidiana, ma piuttosto si amalgama riuscendo ad innescare elementi di coesione con quello che stiamo vivendo giorno dopo giorno. Somewhere over the Fallimentow è un disco che suona fresco, compatto, energico e nel contempo riflessivo. Un insieme di tracce che respirano i profumi del mondo e non si accontentano, ma cercano, attraverso l’ironia, di trovare una sorta di via d’uscita, una sorta di visione unica per dare un senso maggiore a tutto ciò che ci circonda. Tracce come Erbivoro, Le radio sono morte, Meno male che è psicologa sono solo alcuni dei momenti che diventano storia e si fanno narrazione di un album mai banale, ma che rincorre, con il sorriso sulle labbra, latitudini esistenziali da rendere nostre.


Stain – Kindergarten (Programmazione Puglia Sounds Records)

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Solitudini da trip hop oxfordiano si fondono con una sperimentazione di stampo hardcore lo-fi americano in grado di incrociare umori e similitudini con chi ha fatto la storia della musica per come la conosciamo. Il disco degli Stain è un concentrato autorale capace di incontrare un bisogno notevole di nuove sonorità, di scontri e incontri con la realtà, di energia viscerale allo stato puro capace di diventare dimora calda e accogliente quando si parla di costruire un qualcosa che valga la pena essere ricordato. Kindergarten suona come un tuffo nel passato. Un tuffo capace di raggiungere vette notevoli, forse difficilmente ripetibili, ma capaci di cogliere l’attimo, una fotografia, un’illusione perpetua di questa nostra realtà. Gli Stain ci regalano un disco che si muove partendo e finendo con pezzi simbolo e portanti quali Clay e Erik woodman per un risultato d’insieme davvero sorprendente, dove nulla è lasciato al caso e dove il desiderio di nuove sonorità è sempre dietro l’angolo.


Marianna D’Ama – Where Will You Go, Nina? (Endless Groove Records)

Marianna D’Ama – Where Will You Go, Nina?!

Sulfuree visioni incantano per originalità sospinta ad intrecciare elementi di coesione con un substrato di radici che imbriglia bisogno di appartenere alla luce dopo le tempeste di ogni giorno. Un disco a tratti barocco, decadente, melodrammatico che vive in qualche modo di una bellezza ancestrale, una bellezza nascosta tra le pieghe del mondo e che in qualche modo cerca di uscire per comprendere spazi, per comprendere nuovi flussi di coscienza da cui partire. Il 45 giri di Marianna D’Ama raccoglie quattro pezzi che come immagini mai in dissoluzione anticipano le vedute future e si collocano in un cantautorato a tratti sperimentale che vive di realtà propria e mai si spegne, ma piuttosto affronta, giorno dopo giorno, le intemperie di questi tempi incerti. Where will you go, Nina? è prima di tutto un atto d’amore. Una sorta di scrigno magico da dove partire per conoscere inesorabilmente altri nuovi mondi.