Ulysse – Ulysse (DeAmbula Records, We Work Records, Vasto Records)

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Abissi cantati in italiano per una forma canzone desueta che non ricerca l’ammiccamento, ma piuttosto una stratificazione profonda col nostro io preponderante. Il disco di Ulysse, all’anagrafe Mauro Spada, coadiuvato da un’importante schiera di musicisti, stupisce per eterogeneità raccolta di brani che cambiano le coordinate impresse per regalarci un omaggio decontestualizzato e ricco di anfratti da cui poter scovare elementi sperimentali carichi di impressioni. La traccia d’apertura, Vetro, è un biglietto da visita strabiliante per poter comprendere a fondo una poetica crepuscolare che affonda radici nella lotta contro il vivere di ogni giorno. Una lotta esasperata e ricordata in canzoni come L’ascesa dei dementi, Nel torbido scorrere, Fino al sangue, Sontuosa solitudine per un’alternanza tra strumentale e cantato che regala sempre nuovi spunti nel tentativo di conoscere quel bisogno di comunicare impellente tipico di chi ha molto ancora da dire. L’omonimo del nostro è un concentrato di musica d’autore e di post rock. Canzoni che ricercano nella solitudine del mare contemporaneo un senso di vita, laggiù, oltre le tempeste.


Drovag – Toxin (All will be well records)

Elettronica manipolata ad uso e consumo personale in un vortice di sensazioni che ben si amalgamano con il desiderio di creare una sostanziale visione d’insieme, una sostanziale energia che parte dal suono per ampliare termini e condizioni all’interno di un synth pop mescolato ad un trip hop davvero ben studiato. Drovag, all’anagrafe Alessandro Vagnoni, ci regala una prova da one man band caratterizzata da incursioni contemporanee e nel contempo passate dove anime oscure si incontrano per dare un senso poetico e inglobato a pezzi multisfaccettati e ricchi di sfumature. Toxin, nel suo insieme, è un album che regala soddisfazioni ascolto su ascolto. Riesce ad incrementare la scena new wave degli anni ottanta per portarla ai giorni nostri, condendo il tutto con una psichedelia mai inquadrata, ma ricca di riferimenti in continuo divenire. So hard, Surface, Her last meal, Voices sono solo alcuni pezzi di un puzzle composito dove forma e sostanza si sposano concedendo al tutto un apocalittico senso di sperimentazione invidiabile.


Marcello De Carolis – The eclectic beating / Contemporary music for chitarra battente (Da Vinci Classics)

Marcello De Carolis - The eclectic beating Contemporary music for chitarra  battente

Composizioni artistiche a ricreare sovrastrutture architettoniche impressionanti che legano il jazz al classico in una sorta di concezione ultraterrena e studiata ad arte per stupire e inglobare. Il primo solista di Marcello De Carolis, chitarrista lucano, è un rapportarsi al passato con occhi sempre nuovi di meraviglia e stupore. La chitarra battente, affascinante strumento di un tempo andato, qui si rigenera nel ricreare composizioni artistiche che ben si amalgamano con una concezione d’insieme che unisce, come ponte, passato e futuro. Un disco pieno, ricco di spunti e pronto a catapultare l’ascoltatore all’interno di un’altra realtà. Una realtà fatta di suoni desueti, ma necessari. Il disco è proprio un excursus tra ciò che è stato e ciò che è da intendersi con il termine modernità. Da Angelo Gilardino fino alla rivisitazione di Spain di Chick Corea passando per Francesco Loccisano il nostro riesce a creare una bolla d’aria immersiva dove bellezza e suggestione camminano sulla stessa strada.


Silvia Donati & Nova 40 – Vortice (Irma Records)

Sole caldo ad abbracciare, solo sospeso in fase calante, a rigenerare l’orizzonte con l’oscurità che avanza. Odore di terre lontane. Odore di Bossa nova inoculata con un jazz imbrigliato nell’affrontare istantanee di vita che ben si sposano con il turbinio emozionale che ci portiamo dentro. Samba non trascurabile, energia viscerale che incontra i sodalizi con qualcosa di attuale, ma immedesimato, fuori dal tempo. Il nuovo di Silvia Donati & Nova 40 racchiude una passione unica e rara per quella parte di world music condensata all’interno di undici tracce sopraffine incapsulate in un lounge bar da serate estive. Da Parece Vortice passando per le conturbanti Fare Claro, Toda colorido, Asas de veludo fino ad arrivare ad Holland, nel finale, la nostra riesce a sottolineare l’incisività di una prova sospesa tra magia e concretezza a ricreare attimi di luce abbagliante tra perle rare di incantevole poesia.