Angelo Daddelli & I picciotti – Angelo Daddelli & I picciotti (800A Records)

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Otto pezzi che infrangono i muri di confine per consegnarci un suono pregno di risultato, pieno di influenze, di storie e di vita. Sembra di ascoltare un miscuglio eterogeneo di world music conficcata nelle ultime produzioni di De André in una ricerca mediterranea di amore per la musica, amore per l’arte, amore per la gente. Angelo Daddelli & I picciotti riescono nell’impresa di mettere in musica una vitalità davvero sorprendente. In questo album ci sono storie di lavoro, di emigrazione, storie di sudore e abbandoni. Lo si percepisce da un sole che consuma le rughe e si fa nel contempo sorriso oltre le difficoltà quotidiane. Ci sono canzoni sorprendentemente cariche di una forza oltre ogni aspettativa. Un disco che sa far ballare, sa far riflettere, imprigionando l’attimo in una tradizione che diventa contemporaneità  e non delude, ma piuttosto incarna un pensiero in canzoni come l’apertura di U puddicinu passando per la bellissima Ti ti ti, Abballati, Comu si beddra, Vicariota. Ciò che ne esce è un insieme di pezzi che prende spunto dalla vita di tutti i giorni raccontando di una terra mai spezzata, ma bisognosa di un punto condiviso da cui ripartire.


Senhor MuTrìo – Falso d’autore (Autoproduzione)

Risultato immagini per Senhor MuTrìo - Falso d'autoreCi sono colori, sensazioni e aspirazioni. Ci sono le nuvole polverose di fumo ad intensificare il rapporto che abbiamo con noi stessi. Ci sono poi momenti, attimi di energia che partono dal cuore e che in qualche modo vorremmo continuassero ad alimentare la nostra fame di musica. I Senhor MuTrìo riescono nell’impresa, non facile, di regalare tocchi di unica eleganza associati ad un insieme di pezzi che comunicano attraverso opere, visioni, diversi punti di vista. La tavolozza dei nostri prende il sopravvento e ci regala un insieme di canzoni che sanno spaziare dal blues al jazz passando per la bossa nova in un intero ritorno di pensieri e azioni che inevitabilmente si scontra con il nostro vivere. La parabola ascendente trova la title track a fare d’apripista, passando per Goffredo, Costanza, Sicomoro, Concerto. C’è ironia in questo album, ma nel contempo c’è il bisogno di costruire qualcosa di inossidabile, qualcosa di sicuro. Falso d’autore è un album ricco di sfumature che l’ascoltatore è chiamato ad interpretare all’interno del vortice, non casuale,  della nostra esistenza.


Nicola Denti – Egosfera (Autoproduzione)

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Purezza di tocco e bellezza che sorprende, viaggio a tratti mistico e surreale, onirico e intenso per scelte e colori che estrapolano forme, estrapolano massicce situazioni di ampliamento e danno la sensazione di comprendere meraviglie ad ogni istante riflesso. Nicola Denti confeziona un concept album strumentale che racconta, per narrazione in musica, del viaggio di Ekow verso Egosfera. Un viaggio nel buio a ricercare la luce, sfiorando mostri sacri del panorama internazionale come Petrucci, Satriani, David Gilmour in un istante compresso a ricreare caleidoscopi intensi dove l’elettricità di confine diventa parte disorientante di un tutto sempre più definito. Ciò che ne esce è una prova davvero interessante, classica nella sua veste e nella sua forma, ma piena di sostanza luccicante pronta ad imbrigliare bellezza ascolto su ascolto, attimo dopo attimo.


Naddei – Mostri (CosaBeat Studio)

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Mostri sacri decostruiti nel mare dell’elettronica con un’intraprendenza notevole a lasciar sedimentare poesie nell’aria pronte a colpire ad ogni ascolto. Cura nella selezione per Franco Naddei, già Francobeat, grazie ad un disco maturo e coinvolgente che stravolge la famosa musica che conosciamo con impressioni lasciate a macerare nel tunnel del ricordo e riaffiorate pian piano a sostituire elementi di consuetudine con un qualcosa di innovativo ed elettrizzante. Mostri è un insieme di pezzi rivisitati. Canzoni di De andrè, Tenco, Battiato, Graziani solo per citarne alcuni ad intessere trame ben congegnate e mai banali, ma piuttosto scelte seguendo un filo invisibile che collega mente e cuore. I suoni sono avvolgenti e lo stupore nelle orecchie dell’ascoltatore sale a dismisura e mai delude, ma piuttosto intavola discussioni passate con un occhio rivolto al futuro. Mostri è complementarietà e bisogno di appartenere, un sodalizio mai celato con i grandi che sono diventati radici del nostro vivere.


-FUMETTI – Jurga Vile/Lina Itagaki – Haiku siberiani (Topipittori)

Titolo: Haiku siberiani

Autore: Jurga Vile/Lina Itagaki

Casa Editrice: Topipittori

Caratteristiche: pag.240, colori

Prezzo: 16 €

ISBN: 9788833700328

 

 

Dirla, gridarla ad alta voce oppure sussurrarla, tenerla nascosta, custodirla vicino al cuore. Quando parliamo di memoria è sempre difficile capire il substrato interiore di ognuno di noi, carpirne limpidezza, vissuti e soprattutto ricordi. Quando parliamo di memoria storica invece tutto sembra più chiaro, le testimonianze si fanno vive, il nostro bisogno di apprendere elementi necessari fa parte di un percorso che è insito dentro la nostra mente e  che difficilmente possiamo dimenticare. Haiku siberiani parte proprio dalle testimonianze. Dal racconto tramandato. Dalla storie che ci portiamo dentro e che inevitabilmente fanno parte del patrimonio universale di questa umanità molto spesso privata, anche per scelta, della narrazione di ciò che è stato.

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La vicenda raccontata da Jurga Vile si stabilisce nel fulcro della stessa memoria. Questa è la storia del bambino Algis, padre di Jurga, deportato in Siberia, con tutte le persone del proprio paese lituano, nel 1940. Un viaggio dove disperazione e abbandono diventano essenzialità nell’unione, nello scambio e nella condivisione. Un viaggio esperienziale che vedrà lo stesso Algis ritornare nella propria Lituania per tentare di ricominciare a vivere di nuovo.

Bellezza materica, verismo, necessità di sopravvivenza si fondono con la crudeltà, la durezza, la realtà in una poesia dal tratto intimo e commovente che brilla per semplicità e riesce, come diario di vita, a condurre il lettore all’interno delle vicende raccontate.

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Suddiviso in piccole storie a presentare una sorta di albero genealogico in evoluzione il fumetto/racconto portato in Italia da Topipittori, vincitore del premio come miglior libro per ragazzi in Lituania e candidato ad Angouleme come miglior fumetto per giovani adulti riesce ad essere convincente e veicolo di speranza. Le api, le mele, gli Haiku ai prigionieri giapponesi, la musica, sono elementi cardine di vita, elementi di incontrastata e unica necessità per comprendere un passaggio necessario, un passaggio di luce nel buio più assoluto.

I testi di Jurga Vile sono carichi e intrisi di soggettività comune, sono empatici e bilanciati. I disegni di Lina Itagaki fotografano la scena, sembrano polaroid scattate per necessità. Lo sfondo non è mai chiaramente identificato perché protagonista è la persona, la relazione, nel bene e nel male la comunicazione.

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Haiku siberiani è un testo carico di scoperta. E’ storia piena di memoria. E’ la bellezza dell’istante nell’innocenza dei bambini, è l’ingenuità che diventa unico atto di coraggio a cui possiamo aggrapparci e in questo libro la via di fuga tangibile è proprio quel gesto di fantasia voluta che si trasforma in realtà.


Per info e per acquistare il libro:

https://www.topipittori.it/it/catalogo/haiku-siberiani

Laika nello spazio – Dalla provincia (OverDub Recordings)

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Correre a velocità vertiginose intaccando sensazioni che partono da visioni che affondano radici negli anni novanta per instaurare un qualcosa di conturbante e al contempo gridato e mai celato. I Laika nello spazio si scagliano addosso agli ascoltatori con una specie di post punk aggrappato all’idea di un’alternative parlato dove frasi ad effetto producono un risalto essenziale di voci in decostruzione ampia e convinta, voci di protesta che sanno convogliare le aspettative attraverso margini di incontrollabile purezza e assodata veridicità. Sembrano i Marlene Kuntz, ma altamente più incazzati, una sorta di Teatro degli orrori che incontra i Massimo Volume a ricostituire elettricità che non si ferma, ma piuttosto ritrova, nel momento creato, un punto d’appoggio, un punto di partenza necessario e continuo. Dalla provincia suona omogeneo in tutte le sue parti. Un album ispirato e concentrico, un disco che non chiede, ma che piuttosto trova argini di propensione ad inseguire un nuovo cammino.


I maiali – Cvlto (OverDub Recordings)

recensione i maiali culto

Rumore, rumore e rumore solo rumore intensificato da ultrastrati infernali che riescono a penetrare la carne e nel contempo farla scoppiare, farla esplodere attraverso circostanze che trovano nell’oscurità che avanza un punto di contatto, un punto di non ritorno. I maiali alternano fasi che fanno pensare ad una grotta buia e pericolosa, una grotta da cui non si può uscire. Cvlto è una corsa devastante che incrocia Manson, Slipknot, NIN a riscoprire barlumi di coraggio in un’epoca omologata e mal custodita, un’epoca affidata al dio danaro e alla frivolezza dei popoli. I maiali martellano le coscienze, lo fanno seguendo una propria via. Non si sa se tutto questo può essere giusto o sbagliato, di sicuro i nostri rintracciano un sentiero poco battuto per comunicare un malessere generazionale attraverso elementi compositi che non sono mai banali, anzi, smuovono gli interni e questo basta.


Le pietre dei giganti – Abissi (Overdub Recordings)

album Abissi - Le Pietre Dei Giganti

Disco d’esordio per una band che sente la necessità di comunicare la propria strada, il proprio momento da seguire in simultanea con un racconto di poesia esistenziale che abbraccia la via più dura di uno stoner fatto di stoppate in ripetizione e granitici elementi di condivisione fatti per essere punto di partenza e mai d’arrivo. Psichedelia poi che si mescola valorizzando elementi contingenti di vapori ritrovando la strada verso casa e canalizzando un miscuglio eterogeneo di ambientazioni che ben si sposano con concetti elencati in pezzi come Vuoto, Greta, Mattine grigie a perpetuare ripassi targati ’90 in una contemporaneità che disorienta, consuma e ingoia. Abissi non si fa amare appieno al primo tentativo, ha bisogno di ulteriori ripassi per aprirsi e rendere l’ascolto interessante visione di questi giorni, interessante e viva percezione di un rock che sembra non conoscere età.


Cannibali commestibili – Cannibali commestibili (Overdub Recordings)

album Cannibali Commestibili - Cannibali Commestibili

Un viaggio metafisico ed essenziale che apre all’inquietudine sonora fatta di potenza incontrollata e sali scendi che verticalizzano il nostro io per andare a sbattere chissà dove. I Cannibali commestibili confezionano un dischetto davvero eccitante che partecipa ad un’elettricità di fondo che si insinua lentamente e corrosiva si espande attraverso i flutti di coscienza che pervadono la nostra oscurità, tutta l’oscurità che avanza. Il disco dei nostri non è soltanto un modo come un altro per rompere le finestre del cuore, ma piuttosto è una capacità disintegrante di sondare il terreno dopo aver compreso appieno i meccanismi di questo mondo malato. Pezzi come l’apertura affidata a Gordon Pym, piuttosto che Qualche corpo, L.A., Ingranaggio fragile sono solo alcuni degli esempi di un rock martellante suonato a tutto volume. Ciò che ne esce è un disco compatto, disorientante, a tratti angosciante. Un album carico di adrenalina per palati esigenti.


Fukjo – La musica, il mare e la deriva occidentale (OverDub Recordings)

album La Musica, il mare e la deriva occidentale - Fukjo

Sotto assedio a recuperare attimi di realtà sprofondando nelle vicissitudini di tutti i giorni e tentando di uscire allo scoperto, tentando di andare oltre l’etere contemporaneo attraverso movimenti melliflui che sondano l’atmosfera per dosare forze e speranze in un crocevia di impostazioni che rimandano di certo ad una scena alquanto contemporanea. Il nuovo dei Fukjo costringe l’ascoltatore a captare essenze rock di gioventù attraverso poesie in musica ristrette  e criptiche condensando agglomerati di questo vivere in un solo e unico istante. Irrimediabilmente i nostri ricordano i Verdena, destrutturati a dovere e impiegati a circondare le undici tracce proposte di una maturità coesa e senza fronzoli, una maturità che si perpetua di pezzo in pezzo. In queste canzoni c’è una rabbia nostalgica, a ricordare il grunge che non c’è più. Una rabbia che per la band pugliese è momento catartico ed essenziale per ritrovare dentro alla propria anima un gesto che li porterà sempre e comunque ad essere altamente e maledettamente reali.