Danilo – Sirius (Irradiant Hologram)

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Echi post punk irradiati a dovere in suoni a profusione che ricalcano le orme del passato attraverso una sperimentazione davvero entusiasmante, attraverso un piccolo EP che riesce ad entrare in punta di piedi all’interno del nostro vivere esplodendo in sinergia costante con un equilibrio da mantenere e rendere sempre più vivido e fervido. La New wave snocciolata pezzo su pezzo intraprende strade di veridicità e con grazia, sempre tesa a trovare una certa perfezione, riesce a costruire eventi che ammaliano mondi su mondi a ricostituire un tutto, a tentare di ricreare ambienti in dimensioni parallele. Inglese che si mescola all’italiano per quattro canzoni eterogenee a ricreare una galassia spaziale che trova i propri fondamenti in un passato che non ha mai smesso di stupire. 


The Junction – Dive (Dischi Soviet Studio)

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Post punk ad esplosione che riesce ad infondere legami con il territorio circostante ristabilendo di fondo un’internazionalità d’oltreoceano sempre pronta a stupire, sempre pronta a rinsaldare ciò che sembrava perso. Tornano i The Junction con un disco fatto di sudore e ossa rotte, un album che corre alla velocità stratosferica della luce e imbriglia una capacità maturata nel tempo e pronta a lasciare il segno ascolto su ascolto. Dive è un disco da ascoltare tutto d’un fiato, un album pieno di rimandi ad una scena underground viva più che mai. Da l’inizio esplosivo di Die alright fino a The widow, passando per la title track, Bombay movie e Love i nostri riescono a procedere costruendo brani diretti e a tratti inafferrabili per una manciata di canzoni che riscoprono, nelle proprie radici, un punto di svolta necessario.


Satoshy & La Banda Balloon – L’ignoto (Autoproduzione)

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Suoni e colori di strada capaci di penetrare la carne attraverso una musica d’insieme capace di scardinare i dettagli precostituiti attraverso canzoni che sono parole in libertà che parlano da vicino di noi, di questa società, di questo e altri modi di vedere il giorno che nasce e che muore, di vedere nel complesso stabile della nostra introspezione un insieme gridato di mobilità costante. E’ un suono metropolitano quello dei Satoshy & La Banda Balloon, un suono cupo e oscuro capace di condensare energia e vissuti in un solo album che attraversa decadi di hip hop per lasciarci misurare con egual compiutezza i colori grigi di questo nostro vivere. L’ignoto è un insieme di tracce omogeneo che scruta i colori della nostra anima, scruta pensieri, parti che parlano di disillusione e abbandono, momenti che forse non torneranno più, ma da cui ripartire per vedere la luce di un nuovo giorno che nasce.


Joe Batta & i Jeko – Noi odiamo Joe Batta & i Jeko (Old Tower Records)

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Concentrati semi acustici di un rock contemporaneo ingabbiato all’interno di costanti costrizioni che prima o poi emergono attraverso un suono moderno e disincantato che conosce le divagazioni in lingua italiana capaci di dare un senso di straniamento e di internazionalizzazione ad una formula del tutto collaudata e priva di rimpianti. Il disco di Joe Batta & i Jeko riesce a mescolare elementi acustici con quelli di un rock più suonato ed elettrico che non si risparmia, ma mette in risalto una voce che riesce a centrare l’obiettivo di comunicare, di parlare, di intercalare momenti di introspezione a momenti di sensibile esplosione attraverso i racconti di vita di tutti i giorni, attraverso racconti che non cedono spazio al tempo che passa. Da La mia migliore amica fino a Vedrai, vedrai i nostri riescono a creare piccole suite sonore immortalate all’interno di un tempo che sembra non trascorrere mai.


Diraq – Outset (JAP Records)

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Velata introspezione e suoni che si dimenano dall’interno in una cupezza d’oltreoceano capace di sfondare acclamate visioni di porti lontani, di sogni e incubi da esplorare, di velleità lasciate in disparte per raggiungere, in un solo istante, il nocciolo della questione. Tornano i Diraq con un nuovo Lp. Sembra di ascoltare Tom Jones intrecciare cavalcate alla Nick Drake e il sapore discostante dei Black Rebel Motorcycle Club in un tutt’uno con la forma canzone che non delude mai e scava, scava negli abissi di ciò che ci portiamo dentro per emergere con suoni lontani, suoni che accarezzano e nel contempo, come pugno allo stomaco, intercalano movenze e sudano parole sui palchi di questa e altre vite. Outset è un disco cupo, un disco che non cerca visibilità, si muove nell’ombra e quando meno te lo aspetti scalda, in modo unico e assoluto, i tratti distintivi che ci caratterizzano e ci rendono unici.


Atom Made Earth – Severance (Autoproduzione)

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Ambienti industriali ricondotti ad una materia circostante che inabissa aspettative, paure, visioni del futuro che verrà. Materia solidale, materia cangiante pronta a ricoprire gli spazi di solitudine creati in qualcosa di estemporaneo, fuori dal tempo, fuori dal coro, ripercorrendo decenni di musica, ripercorrendo strade intrise di significati e per l’occasione gettate al suolo della musica moderna, della musica senza confini e frontiere. Tornano gli Atom Made Earth con un album che racchiude al suo interno il tentativo di imbrigliare di luce anni e anni di trasformazioni musicali omaggiando in qualche modo in grandi gruppi del passato, dagli anni settanta in poi, creando un continuum perennemente in bilico tra improvvisazione metafisica e bisogno essenziale di far parte di qualcosa di più grande e concentrico. Ciò che ne esce è un disco complesso nella sua forma predominante, un album non semplice, ma maturo quanto basta per ampliare visioni e vedute.