Tv Lumiere – Avrei dovuto odiarti (I dischi del minollo)

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Trattato nichilista che abbraccia l’oscurità e interseca bisogni esistenziali con appeal emozionale capace di sorprendere e alterare le capacità mentali ascolto su ascolto. Caduta nel baratro della ragione attraverso suoni di matrice ’90 che intessono trame di Godano e compagni, mescolati all’esistenzialisimo dei CSI per toccare l’oceano di Nick Cave attraverso una forma canzone in evoluzione e altamente imprevedibile. Tornano i Tv Lumiere con un album magmatico capace di ricoprire di lotta continua gli anfratti segreti del buio che ci portiamo dentro. Destrutturato a dovere questo Avrei dovuto odiarti porta con sé perle di intensità variabile, ma nel complesso ricche di pathos e rarefazione. Parti vocali lasciano il posto allo strumentale e il risultato che ne consegue è testato attraverso una formula impattante. Nove pezzi oscuri, nove tracce tra sonno e ragione che nascondono nella violenza di questa nostra quotidianità un piccolo punto di luce, uno spiraglio di amara salvezza. 


Cecco e Cipo – Straordinario (Black Candy/Warner Chapel)

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Allegria contagiosa con velata introspezione che racchiude e schiude la parola amore con una certa disinvoltura sciolta ed efficace. Canzoni d’amore per il nuovo di Cecco e Cipo, quarto disco partorito dalla mente di un duo che continua a trovare la formula giusta per stupire nella semplicità di fondo. Straordinario è l’insieme di otto pezzi che hanno il profumo di un folk d’oltremanica incalzato, a tratti, da un rock più sbarazzino. La poetica rimane sempre e comunque un punto di contatto con questa nostra realtà. Straordinario ci tocca da vicino, parla al cuore delle persone, parla e non si sposta, ma rimane punto fermo e stabile all’interno di un mondo costruito ad arte e bello nel suo essere unico. Dal singolone Tutto il bello che c’è fino a Oioi i nostri ci preparano per un disco estivo che porta con sé il colore degli occhi di qualcuno che non conosciamo, ma che possiamo comprendere ascoltando questo insieme di canzoni legate dal filo invisibile della maturità artistica e della spensieratezza. 


Malvax – Niente di che (Libellula)

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Pianoforti non troppo lontani riempiono stanze scarsamente arredate dove stringersi e non chiedere più nulla a ciò che verrà. Poesia intrisa di semplicità per l’esordio dei Malvax, alle prese con un suadente pop spruzzato da una musica d’autore italiana, in grado questa di racchiudere un segreto che nella quotidianità trova il suo punto di sfogo. Di realtà, di delicatezza, di unicità si parla in questo Niente di che a spostare l’attenzione e gli occhi verso territori lontani. I Malvax, prodotti da Marco Bertoni, raccontano storie che si dipanano nella giornata. Momenti di riflessione e solitudine, momenti di disincanto e costrizione, sempre con lucidità nel labirinto della vita, sempre e comunque cercando di comprendere la parte più profonda che ci portiamo dentro. La band di Pavullo nel Frignano si muove bene tra pezzi come In fondo all’anima, Brividi, Dammi tempo, Nei posti che non sai e la stessa title track nel finale. Un disco che ristabilisce le basi del minimalismo autoriale, un album diretto e pronto ad entrare dentro con una certa e disinvolta facilità.