Keet & More – Overalls (Impronte Records)

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Blues del delta sporcato dal folk e da quell’insaziabile esigenza di mettere su carta il senso profondo di un viaggio che non ha confini, ma che piuttosto imbriglia, fagocita e permette di tuffarci a pieni polmoni all’interno di un mondo destrutturato e del tutto personale. Il primo disco dei romani Keet & More corre veloce lungo le strade della vita dove strumenti acustici si fondono con violini, banjo, armoniche a ricreare un senso coeso con una musica diffusa oltreoceano, una musica che esce da un film di Leone o Tarantino passando per visioni che nell’introspezione immaginifica trovano un punto di contatto con quello che siamo e con quello che vorremmo diventare. Overalls racconta di quotidianità e speranza, racconta di cose semplici, ma non banali, il tutto condito da classici suoni che sono nell’immaginario collettivo punti d’ispirazione sempre alti e condivisibili. I Keet & More, in gran spolvero, con questo disco, ridanno vita ad un genere forse dimenticato, ma capace sempre e comunque di alimentare storie e desideri che vanno oltre le rappresentazioni di questo tempo. 


Road of Kicks – Before the stone (Autoproduzione)

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Gruppo di quattro supereroi in grado di attivare cellule cerebrali attraverso la storia dello sporco e grezzo blues contaminato da riff rockettari della prima ora e quell’appeal indie che non guasta, ma che permette di dare nuova linfa vitale a produzioni moderne, ma che hanno inevitabilmente uno sguardo rivolto al passato. I Road of kicks danno vita ad un disco fragoroso, dirompente che non permette momenti di tregua, ma piuttosto ingloba la velocità del sogno e la potenza sempre eterna di una band che vede nel rock un momento di rilancio e di freschezza sempre vera. Before the stone parte dalle radici, dagli antipodi, da Little Richard, Elvis, Chuck Berry i Led Zeppelin, Hendrix fino a Johnny Cash per un suono d’insieme notevole e affiatato capace di creare un primo disco che in chiave live donerà il meglio di sé facendo entrare l’ascoltatore all’interno di un mondo inevitabilmente in collisione con questa contemporaneità. I Road of kicks mescolano le carte in tavola e trasformano l’usuale in qualcosa di eccezionale. 


Nails and Castles – Still chasing you (Prismopaco Records)

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Duo contemporaneo capace di mescolare atmosfere elettroniche targate ’80 con qualcosa di più moderno, ma nel complesso dal forte appeal costruttivo per una musica d’insieme ricca di sfumature e sporcata da elementi acustici, vivi e impattanti, elementi che vanno oltre le aspettative per dare vita ad un album studiato e ricco di appeal emozionale. Il disco dei Nails and Castles è un concentrato d’amore per qualcosa che non c’è più, un insieme di storie, racconti sempre vivi che interagiscono con l’ascoltatore e stupiscono per cura maniacale nel fare uscire pezzi inaspettati dal cilindro della conoscenza. Estetica dunque in musica, uno spassionato bisogno di comunicare attraverso grafica, installazioni, momenti rarefatti e psichedelia moderna per un suono d’insieme davvero importante e coinvolgente, sicuro delle proprie ambizioni, unico nel suo bisogno interno di stupire. Still chasing you è un album che può sembrare di facile presa, ma nasconde al proprio interno una complessità che diventa pregio per una manciata di canzoni emozionanti. 


March Division – Rain Empire (Prismopaco Records)

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I March Division ci hanno abituato bene con questi dischi dal sapore spaziale, ma con i piedi ben appoggiati al suolo. I March Division, collettivo milanese al terzo disco, costruiscono architetture simbiotiche che legano l’etere circostante ad improvvisazioni che risalgono gli abissi elettronici di una coscienza in dissoluzione partecipando alla creazione di un nuovo mondo, di una nuova sfera capace di far girare ordini precostituiti e sperimentazioni  in grado di colpire pienamente il bersaglio designato. Rain Empire è un disco cupo, un album di synth pop oscuro che affonda le proprie radici all’interno di una città malata, all’interno di una piovosa evoluzione del tempo che non tradisce, ma che piuttosto si sofferma nel raccontare amori e disillusioni di questi tempi il tutto all’interno di una cornice a tratti asettica, a tratti completa e disturbante. Rain Empire permette all’ascoltatore di passare con facilità dalla traccia d’apertura Shake me Gently fino a U.F.O. raccontando gli umori di una generazione con gli occhi al futuro, ma persa completamente in un passato musicale che non tornerà più. 


Listrea – Placide Nife (Autoproduzione)

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Chitarre anni ’90 per un rock cantato in italiano che accende i riflettori su sferzate elettriche in dissolvenza e raccontano malinconicamente un mondo in evoluzione partendo da associazioni ambientali che ben si sposano con una poesia a tratti ermetica che ricorda i primi Verdena e incasella a dovere un gusto mai  retorico per suoni sempre accesi. Il disco dei neonati Listrea è un’autoproduzione davvero genuina che vede ampi margini di libertà e di rinnovamento, capacità intrinseca atta al miglioramento e amore per quelle cose genuine, punk, immediate e collateralmente espresse per dare forma e sostanza a bisogni che si fanno strada e percorrono vie interiori. Placide Ninfe apre un percorso in salita, rinnovato di spirito e mai sazio di imparare cose nuove. Bravi.