Federico Carro – Starlight (Bentley Records)

L'immagine può contenere: 1 persona, in piedi e sMS

Odori di galassie lontane e stelle da illuminare che si aprono e richiudono nella bellezza del sogno a tratti elettronico, a tratti acustico in un contemplare l’infinito attraverso parole che provengono da mondi lontani, forse lontanissimi e inarrivabili capaci di dare alito ai pensieri più nascosti e forse impronunciabili. Federico Carro è un poeta moderno che attraverso l’uso di synth dà voce ad un electro-pop che trova le proprie origini in una contemporaneità atmosferica, da lounge di certo non improvvisato per una musica in simultaneo accordo con quello che viviamo, con quello che proviamo interiormente. E’ una musica emozionale, lo possiamo sentire sin dalle prime battute di Looking for pain, fino a Memories passando per la title track o l’avvolgente Silent Moon in stato di grazia. Starlight è un disco che ammicca al pop e lo fa con stile e occhio di riguardo nei confronti dei grandi della musica mondiale pur mantenendo un’impostazione del tutto italiana che predilige il racconto e l’amore sussurrato a tutto il resto.

Four Tramps – Pura Vida (TRB rec)

Misurare la potenza dello sporco blues non è mai troppo facile, anzi si tende ad ingaggiare una sfida contro stereotipi di genere e cliché che si possono tranquillamente evitare dando un senso profondo alla ribellione e alla desolazione che si respira approcciando questo stile ad un modo di essere, ad un modo di vivere. I Four Tramps fanno della loro esistenza qualcosa da mettere su disco e ci riescono alla perfezione perché sanno coniugare in modo esemplare le asperità della vita moderna utilizzando un’ironia di fondo che lungo l’intero arco dell’album si può percepire pur parlando di fatti che respiriamo giorno dopo giorno in un’esplosione distorta e comprensibile, chiara e speculare. Ecco allora che le canzoni scorrono veloci da A distanza dalla dignità fino a Theater of the drums in un saliscendi di potenza controllata e parole che si fanno racconto dimenticando l’inutilità e concentrando il proprio equilibrio su una manciata di suoni che rendono l’omogeneità un particolare da non trascurare ed implementare a dismisura dando vita ad un percorso di Pura Vida capace di far sognare ad occhi aperti un nuovo istante da incorniciare.

Statale 107bis – Muri muti (Autoproduzione)

Mescolanza di generi e potpourri in evoluzione per una stratificazione d’intenti che nella passione e nel connubio di stile trova ampio respiro in una prova che se non fosse per la forma classica che le appartiene avrebbe il sapore e il colore della world music. Un crescendo di intenti per scavalcare le barriere che ogni giorno ci si parano davanti o che erigiamo appositamente per non vedere un po’ più più in là del nostro naso sono la chiave di lettura per comprendere questo lavoro architettonicamente particolare e ricco di rimandi alla vita reale. La band calabrase Statale 107bis intasca un disco fatto di rock, ska, folk per una prova ricercata che scova e trae ispirazione dalla vita di tutti i giorni, creando un vero e proprio laboratorio sperimentale dove musicisti di ogni estrazione compongono un quadro d’insieme in continuo cambiamento e profonda convinzione nel dare atto a quel teatro chiamato vita che ha bisogno di amalgamare stati d’animo per sentirsi vivo e reale e che proprio in questo disco trova la chiave d’accesso per questa e per altre soddisfazioni che verranno da qui al domani.

Andrea Brunini – L’isola dei giocattoli difettosi (Autoproduzione)

Incrociatori di stili, umori e colori, per la seconda prova del cantautore toscano Andrea Brunini, per un disco che porta con sé il sapore dell’amore, delle cose semplici e di tutto ciò che velatamente fa muovere gli ingranaggi di questa società malata ponendo l’individuo sempre e comunque all’interno di storie da cui è difficile uscire. L’isola dei giocattoli difettosi è un insieme di canzoni che con ironia ci fa vedere la nostra finitudine, il nostro lavora, consuma, crepa. Lo fa con una capacità cantautorale mescolata al folk delle tradizioni e facendo del citazionismo letterale e cinematografico un punto d’incontro con uno stile asciutto e sincero. Ciò che ne esce è una prova curiosa e ricercata soprattutto in chiave testuale, ricordiamo l’iniziale Fuori posto, il singolo Giulia o pezzi come la title track e la finale lasciata a Notte, quasi una chiusura del cerchio naturale che nell’istantanea del momento si fa presenza e per un attimo consola e svanisce. Un album diretto, senza giri di parole che trova nel senso di illusione quotidiana una profonda rinascita e un punto di partenza per comprendere ciò che ci circonda.