Ellis Cloud – Born in the 20’s (GPA Produzioni)

album Born in The 20's - Ellis Cloud

Il talentuoso cantautore polistrumentista Ellis Cloud, all’anagrafe Francesco Riccardo Lo Faso ci conduce all’interno di un mondo, il suo mondo, fatto di sogni ad occhi aperti, di realtà da raggiungere e con giochi da vero equilibrista esperto ci pone in pozione da attenti ascoltatori finalizzando un percorso che si fa insieme di vissuti, emozioni, stati d’animo e bellezza sofisticata. Discepolo di una musica ritmata che tocca e fa vibrare le corde dell’anima, il nostro, in modo scanzonato e a tratti frenetico, ci fa entrare all’interno di una città che porta con sé il sapore di un tempo passato mescolando beat, blues, swing e anarchia di fondo capace di esplodere in contraccolpi sonori da primo della classe in un’incredibile e roboante parata musicale che si fa ascoltare tutta d’un fiato. Con Born in the 20′ il nostro Ellis Cloud intasca una prova, un esordio musicale, alquanto interessante che suona internazionale quanto basta da poter allontanare di getto ogni accostamento e parallelismo e lascia presagire grandi speranze per questa eccentricità messa su disco che di certo non riesce a far stancare e anzi incolla le orecchie dell’ascoltatore perpetuando immagini di vita come fossero realtà tangibili da poter toccare ancora e ancora per molto tempo.

Goose – Dopo il diluvio (Seahorse Recordings)

Pittori dell’animo umano i Goose intessono ardite trame colorate e malinconiche in una continua ricerca volante che attraversa strade, attraversa percorsi sonori davvero importanti e che grazie a questo disco raggiungono una maturità artistica notevole. Stiamo parlando di un rock poetico lontano dalle forme indie folk o indie elettroniche del momento, un recuperare la poesia che nell’essenzialità dell’attimo scova le fragilità umane e racconta di vite, di intrecci e di rimandi a bisogni perpendicolari e d’amore attraverso canzoni che rappresentano per gli stessi una forma essenziale e di connubio con il mondo che li circonda. Pezzi come l’iniziale Cento volte, Gettato nel mondo, La ballata dei ricordi sono la summa di un disco che in Barbara trova il proprio compimento; ballate alternative quindi soffuse che non disdegnano le aperture musicali a qualcosa di più incisivo caratterizzato da una base musicale che proprio nel riff e nella struttura portante trova un punto d’appoggio per soddisfazioni che guardano in alto. Dopo il diluvio è recuperare qualcosa per riportarlo a casa, là dove teniamo i ricordi più belli, magari nascondendoli e preservandoli al tempo che verrà.

Rosario di Rosa – Un cielo pieno di nuvole (Deep Voice Records)

L'immagine può contenere: spazio all'aperto

Eclettico sperimentatore che dal jazz al minimal piano intesse un bisogno essenziale di dare voce alla scoperta elettronica attraverso un album complesso, ostico e ricco di spunti sonori che traggono linfa vitale direttamente dagli stati d’animo del compositore e intercettano quel sapore retrò e d’abbandono capace di creare il giusto appeal preferenziale a sodalizi con la musica più moderna e ricercata. Un disco d’avanguardia quindi quello di Rosario di Rosa, pianista siciliano già sulle scene nazionali come jazzista di indiscusso valore, una prova che al primo ascolto ricorda la rappresentazione visiva di Paul Thomas Anderson nel video di Daydreaming dei Radiohead, un entrare continuamente nelle porte del subconscio, attraverso il sogno in una realtà che ci spaventa, ma che nel contempo ci appartiene, una realtà a tratti claustrofobica che lega l’essenzialità della persona al cemento invalicabile. Fuori da ogni giudizio il lavoro di Rosario di Rosa è un sostenere la leggerezza dell’animo umano lontani dalle forme a cui siamo abituati. Un cielo pieno di nuvole è un osare coraggioso, complesso e sofisticato che ha dalla sua una maturità artistica che non ammette qualunquismi di genere.

I fiory di Mandy – Radici (Autoproduzione)

Il piccolo EP de I fiori di Mandy è un lavoro intenso e crepuscolare, dove la poesia e il lirismo sono parte centrale del tutto e dove la stesura metrica dei pezzi proposti si sposa alquanto bene con una musica cantautorale che strizza l’occhio all’alternative diffuso ricordando per certi versi musicisti indie della penisola come Bugo. I fiori di Mandy vengono dalla Sardegna e dopo aver girato l’isola a suon di rock si concentrano su questa prova, Radici che è l’emblema di un attaccamento alla propria terra che non ha il sapore del confine, ma piuttosto è un intenso vivere con tutto ciò che li circonda tra la sofferenza e il disagio, tra le promesse e le speranze da mantenere. Solo tre canzoni Afrodite, Jourande e Radici per Edoardo, Luigi e Raffaele, tre pezzi per un power trio, tre canzoni che sanno di rivalsa e portano con sé il sapore delle cose migliori, da custodire, ma nel contempo da far esplodere in tutta la loro vera essenza.

The Straphon – Walls (Autoproduzione)

album Walls - The Straphon

Tornano con un EP gli Straphon, band di Sulmona alle prese con un rock targato ’90 impreziosito da incursioni nervose, agitate, quasi acide e lisergiche in connubio con un parallelismo di stampo americano che ricorda vagamente le oscurità in lotta perpetua di Juliette and the Licks e i contrappunti sonori ondeggianti del primo grunge di qualche decennio fa. Quattro pezzi soltanto che sono e rappresentano uno sfogo per la band capitanata alla voce da Ludovica Mezzadri e che vede le chitarre di Alessandro Dionisio e le tastiere di Fabrizio D’Azzena creare un’atmosfera alquanto sofisticata attraverso  riff azzeccati e di sicuro interesse accompagnati per l’occasione da una base ritmica sostanziosa che vede al basso Matteo Servilio e Silvio Mancinelli alla batteria. Ciò che ne esce è un disco sudato, da ascoltare tutto d’un fiato, un fugace lampo di luce che aspetta, nella brevità del momento, di aprirsi definitivamente ad un full length che noi aspettiamo, qui appesi ad un muro di onestà e bisogno di incanalare musica a più non posso.