Mauro Marsu – Prima dell’alba (Autoproduzione)

Cantautorato rap che si fonde con le forme di un concept importante che prende le distanza di una vita troppo amara e ci lascia quel sapore di costante cadenzato racconto tra le storie di tutti i giorni e i personaggi e i loro affanni, prima dell’alba, dopo il tramonto, i racconti di vita di uomini e donne ideati dalle forme in divenire di Mauro Marsu per un concetto espresso in chiave rap dove i testi prendono il sopravvento e lasciano spazio ad una musica di sottofondo che regala, assieme alle parole, emozioni da audio libro da ascoltare e comprendere, dove la metrica acquisisce importanza e i significati sottintesi sono simbolo di uno studio mai banale o superficiale, ma piuttosto la potenza espressiva di questo disco si coglie proprio nelle sfumature del momento, un album che non ha canzoni che si sovrastano a vicenda, diciassette pezzi che sono un’amalgama di vita vissuta a contorcersi in una prosa in stato di grazia e sempre ad alto livello emozionale.

Keaton – Keaton (Garrincha Soundsystem)

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Lavoro immenso di scrematura che si concede, dopo tre anni di registrazioni, di scegliere con perizia calcolata pezzi di musica elettronica da porre all’interno di un substrato elegante e mai troppo compresso in grado di confondere il suono prodotto con uno stato emozionale che esplode dalla forma larvale degli esordi per concentrarsi in un martellante beat che varia a seconda degli stati umorali e si lascia trasportare ad una musica fatta di colori che in grande velocità spazia egregiamente nella qualità scomposta di luci e ombre garantite, dove nel mezzo possiamo trovare variazioni tonali di profonda intensità per questa suoni d’atmosfera che i Keaton sanno percepire, imbrigliare, condensare e rilasciare. Nella confusione del momento quindi i nostri riescono a fare un ordine mentale di sicuro interesse che ha come comune denominatore una libertà di fondo garantita dalla bellezza insita in pezzi che sembrano sfuggire alla realtà per attenuarsi in un fascio di luce colorata prima di una nuova esplosione.

Fukjo – Quello che mi do (Autoproduzione)

L'immagine può contenere: notte

C’è della tossicità in questa musica d’autore che si esprime attraverso melodie alternative e psichedeliche capaci di dare un senso e un nome alle rotture dell’animo umano in una auto analisi di immagini preponderanti che si condensano nell’attimo prima dello scoppio di una musica rock fatta di costrutti e strutture non delimitate e delimitabili, ma piuttosto una piena coscienza di una potenzialità mai immediata, ma incanalata nel bisogno di scoprire la parte più oscura di noi in un fare i conti perenne con la nostra storia, con la nostra memoria in espansione, per cinque pezzi, quelli della band pugliese Fukjo che abbandonano strade e porti sicuri per lasciarsi andare a nuove scoperte mai delimitate, ma sperimentali quanto basta ad incrementare un noise centrato, un noise mai così disturbante, ma un suono di salvataggio capace di abbracciare limiti e confini dei nostri sogni, dei nostri incubi più remoti.

Sula Ventrebianco – Più Niente (Ikebana Records/Goodfellas)

E’ un cuore che si scioglie e poi non esiste più nulla tra gli antri di questo rock alternative d’autore che installa geometrie in costante mutamento capaci di dare vita a pulsazioni costanti involontarie per ricordarci che alla fine non rimarrà più niente di noi, in un sali scendi di parole che travalicano le attese e si fanno portatrici di un pensiero disturbante, caotico, quasi psichedelico in una concentrazione di forme oscure che prendono il sopravvento e fanno si che la band campana dia vita ad un album in grado di cogliere l’imprevedibile soffio di vento che rende necessaria la riscoperta di una bellezza da assaporare e da respirare, in una dramma che si consuma, in un eterno divenire che in manifesti musicali come Diamante, Wormhole o la stessa finale Amore e Odio ricerca una strada disseminata di tentativi per essere se stessi fino in fondo, fino alla fine, tra chitarre distorte e momenti di introspezione catartica i nostri proseguono un cammino che non sa di miracolo, ma piuttosto di sogno onirico tangibile.

Voina – Alcol, Schifo e Nostalgia (INRI)

Ascoltare i Voina è un po’ come avere un compendio a 360° della realtà che ci circonda, un mondo fatto di plastica costruito appositamente per gli illusi del nostro tempo che in questo album, come non mai, viene denunciato a colpi di martellante rock , spruzzato qua e là da una connotazione alternative punk  di sicuro impatto, in grado di dare sfogo ad una rabbia repressa che non vacilla, ma piuttosto trova una sostanziale rimonta nei confronti di questa società al limite, rincarando la dose con canzoni impreziosite da testi importanti ed emozionali, incapsulati in una musica dal forte sapore internazionale e nel contempo orecchiabile quanto basta per creare una sorta di ponte con il rock più duro e quello più popolare, senza per questo ricondurre il tutto ad una musica pop, ma piuttosto ricercando una propria via da seguire come nella bellissima apripista Welfare o la ballata Ossa, passando per Non è la Rai e alternando la catastrofe nel finale La provincia. Un disco per costole rotte e frantumate al suolo, un disco che per gli abruzzesi Voina è la conferma di una classe indiscussa nel panorama di genere italiano che raggiunge i frutti sperati quando la voglia di gridare il proprio disappunto raggiunge il limite più estremo.