L’edera – Rampicante EP (Autoproduzione)

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Radici di un cantautorato che si esprime nell’urgenza di raccontare le immagini di un’Italia quotidiana, nei contesti di vita e assaporando il giorno che avanza come fosse del succo da consumare nel bicchiere eppure L’edera, progetto iniziale di Alberto Manco, racchiude nel suo insieme una ventata di leggerezza che ricorda i primi L’officina della camomilla e prosegue nel filone della musica d’autore moderna immagazzinando idee e spunti da far uscire pian piano tra un Niccolò Fabi in apertura con la bellissima Tieniti forte per passare ad una musica più sostenuta nel proseguo del disco, mantenendo una fede di base che si sposa bene con l’essenzialità del progetto e soprattutto intascando una prova che è uno spaccato notevole ricco di apporti essenziali e sensazioni racchiuse che si avviano al concepimento delle idee stesse in simultanea con un piglio punk e sbarazzino in grado di cogliere con velocità il mondo in cambiamento.

Fabio Sirna – Orpheus (Autoproduzione)

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Quello di Fabio Sirna è un disco che travalica le mode e si abbandona nelle creazione di melodie minimal condite da interventi elettronici per una colonna sonora in simbiosi con la natura e con il mondo circostante, accarezzando questo tempo e guardano il mondo da una vetrina lontana, percependone però sensazioni che in questo album strumentale sono riposte in modo egregiamente a riempire i buchi della nostra coscienza per trame fitte e strutture complesse e ricercate, dove il nostro chitarrista/polistrumentista contempla dall’alto delle sue capacità un divenire in cui il paesaggio circostante prende forma ad imprimere valore aggiunto ad un concept album che si pone da subito alla ricerca del sole in un viaggio oltre il definito e attraverso un tapping elegante che si fa esso stesso punto di partenza per esplorazioni caratterizzanti la bravura del musicista di Varese. Intiepidendo i fondali marini per esplodere e muovere le ali ancora verso quella zona di cielo che potrebbe essere nuova e condivisa vita il nostro protrae il cammino della propria esistenza in una solitaria apoteosi di bravura riuscita.

N-A-I-V-E-S / N-A-I-V-E-S (Le Peau)

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Suoni sintetizzati che rilasciano colore al loro passaggio, danno energia e consumano la fiamma dell’oscurità per lasciare spazio a sali scendi che danno un senso diverso alla vita circostante in un’elettronica stampata a dovere, ben racchiusa nel contesto ascensionale e portatrice di legami che sbalordiscono per freschezza, genuinità e capacità di creare singoloni, uno dopo l’altro, incrociando sapientemente l’elettro pop di gruppi osannati degli ultimi anni come MGMT o il sapiente manipolatore canadese Caribou, senza dimenticare gli Arcade Fire di Reflektor e incamerando un’esigenza di rincorrere il tempo con pezzi veloci, ripetitivi e altamente contagiosi. Dall’introduzione lasciata a Hold Out fino alla compiutezza di Golden shore il disco dei Naives si fa musica da sogno capace di dimenticare la realtà attorno per consegnare agli ascoltatori momenti di goduria totale, momenti baciati dal sole e dalla psichedelia elettronica di un momento che vale mille e ancora mille attimi vissuti in modo sbalorditivo.

Dorian Gray/Golem in Love – Moonage Mantra (Cassavetes Connection)

E’ un dolore soffocante che lacera e amalgama un rock che da anni è perduto e qui rivisitato, cancellato immagazzinato nel tempo e lasciato a sedimentare nell’aria, nell’etere circostante; è solo questione di abbracci mancati, è solo questione di speranza che esiste, ma tarda ad arrivare il tutto compresso e divincolato in un disco che ha il potere di risistemare le cose, il settimo disco, quello dei Dorian Gray che evolve ad un certo punto, durante l’ascolto, nella creatura Golem in Love ad arricchire di mistero e fascino una formazione che la dice lunga e sa ancora raccontare di questi giorni, degli amori mancati e dell’ineluttabilità nei confronti del mondo che avanza, dei nostri cambiamenti e di quel bagliore laggiù in fondo che a fatica possiamo ammirare per sorprenderci ancora. La parte Dorian Gray sa di rock, di profondità alla Nick Cave e di cantautorato velato e dichiarante, la parte Golem in love si lascia invece ad un cantato inglese che sa di internazionalità lisergica e a tratti psichedelica in un acustico mondo di orpelli elettronici caldi e avvolgenti per tracce che nella loro complessità sanno di sperate attese, di importanza nel raccontarsi e di verità in grado di venire a galla oltre la quotidianità mediocre imperante. Nota a margine la copertina misteriosa del fumettista Marino Neri e il booklet ricco di disegni e immagini di altri illustratori come Davide Toffolo, Gildo Atzori, Ausonia e Andrea Bruno ad implementare maggiormente il valore intrinseco dell’opera stessa.

Alberto Molon – Hanno ragione tutti (Autoproduzione)

album Hanno ragione tutti - Alberto Molon

Autoproduzione genuina che possiede valore aggiunto in arrangiamenti sempre puntuali e precisi dove i sintetizzatori oscillano ad innescare melodie capaci di dare un senso al nuovo lavoro di Alberto Molon, cantautore veneto al terzo disco che per l’occasione chiede aiuto e collaborazione a Martino Cuman (Non voglio che Clara, Public) per consegnare agli ascoltatori una prova tagliente e nel contempo raffinata capace di andare oltre la concezione di indie pop moderno e ritagliandosi una propria nicchia di spazio e di avventure all’interno del variegato mondo delle produzioni odierne, alla ricerca nel contempo di una scrittura di testi efficace in pieno stile amarcord, ma impresso nella quotidianità del momento, quasi a voler fotografare il mondo che lo circonda con strumenti essenziali e parole necessarie. Quelle di Alberto Molon sono canzoni in grado di essere apprezzate anche solo attraverso l’uso di un’acustica e di una voce anche se qui sono in grado di maturare quel valore aggiunto che si può ascoltare già nelle tracce iniziali grazie ad un pensiero di ampliamento che rinvigorisce e irrobustisce il tutto preservando il nostro da forme di paragone inutili e mantenendo in esso una forte connotazione soggettiva originale e di impatto; in bilico tra rock pop e canzone d’autore Alberto regala spaccati di vita quotidiana al tempo che verrà.

Il diluvio – Il diluvio (Autoproduzione)

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Lande desolate dove il buio sembra vincere su tutto il resto, un tripudio di colori che abbracciano l’intensità del vuoto e ammaliano di luce grazie ad arpeggi che parlano e partono direttamente da altri mondi, si fanno veri in una ricerca testuale che comprende il nostro vivere dissimulato su spazi profondi, in attesa della pioggia che verrà, in attesa di quel salto nel vuoto da poter apprezzare, vivere e completamente abbandonare per lasciare spazio a nuovi slanci poetici, per un indie rock, questo della band bresciana Il diluvio  che sa apprendere da tutto il filone malinconico indie di band come Radiohead su tutti passando per la velata amarezza dei Fleet Foxes in un ep di cinque pezzi che racchiude la forza intrinseca dei viaggi nello spazio, il bisogno di fuggire per non vivere di rimpianti e quella rassicurata certezza che prima o poi l’acqua tornerà per lavare le nostre ferite, per farci dimenticare, anche solo per un momento la nostra finitudine.

Maleizappa – Dorem Ipsum (Autoproduzione)

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Magma fluido e discostante capace di somministrare pozioni idealizzate in grado di trasformare una musica pop in sovrastrutture e composti sempre nuovi, con nuove forme da raggiungere e costituire da Frank Zappa passando per Elio e le storie tese i nostri Maleizappa costruiscono un’idea di musica che va oltre le barriere precostituite e instaura rapporti con una materia fluttuante, quasi impercettibile tra testi surreali e echi di mondi lontani, dimenticandosi del conformismo e utilizzando le parole come arma tagliente e a tratti disillusa, veicolo stesso di significati da comprendere velati da sogni impossibili e certezze da raggiungere. Dorem Ipsum è un disco apparentemente semplice, ma che nasconde una complessità di fondo, infatti le nove canzoni proposte si affacciano su questo Paese raccontandone vizi e cliché da superare in un’attesa che va oltre le ipocrisie e si attesta come freschezza disinvolta per una produzione con intenti chiari e veridicità di fondo che colpisce per attualità e speranze da raggiungere.

Link per l’ascolto:

Spotify: https://open.spotify.com/album/4rNCDwaCs8mKUGvlTirzeY

Apple: http://tinyurl.com/jlktyfu

Amazon: http://tinyurl.com/jcyprwj

Google Play: http://tinyurl.com/gunz367

Loris Dalì – Gekrisi (Autoproduzione)

Cantautore poliedrico e multisfaccettato che fa della realtà materia quotidiana di apprendimento da riporre in testi che si annidano nel nostro vivere giornaliero, incorporando capacità d’intenti e forma canzone che abbraccia notevolmente gli appigli di un cantautorato tagliente e immerso in un mondo ostile da cui doverne uscire o piuttosto,  da dove poter trarre vantaggio per approfondire il senso di radici che si sta via via sgretolando, raccontando di un’Italia che non esiste a livello istituzionale, ma nel contempo un’Italia che vive negli occhi della gente e che cerca come non mai di appartenere ad un qualcosa di più grande. Nel disco del cantautore piemontese c’è l’amore per il sud, ma anche l’amore per un certo tipo di suono analogico e reale, niente orpelli elettronici, niente finzioni, quasi a rappresentare la realtà nuda e cruda, attraverso mostri sacri del passato, citando Battisti, De André, Capossela, ma anche Bobo Rondelli o i veneti Bottega Baltazar, in un sensazionalismo che non esiste, ma piuttosto una musica che si presta sempre e comunque ad una buona causa, divertendo si, ma facendo anche riflettere.

I dei degli Olimpo – Uno (Autoproduzione)

Questo non è solo rock, ma piuttosto una convivenza esaltata dalla commistione di stili ed entità diverse che si fondono a dare inizio ad un disco che vede la giovane band proveniente dal Lago di Bracciano, estendere i propri territori inerpicandosi in mondi musicali circostanti di certo già battuti, ma nel contempo una band in grado di dare sempre e comunque un tocco di originalità a contenuti variabili e in divenire, sperimentando per l’appunto un rock blues che ben si sposa con il pop attuale e moderno, passando per ritmi più latini e arrivando a sfiorare la pesantezza di un metal sospeso alla ricerca della melodia giusta, del tono ammiccante e del risvolto adatto per una serata non troppo elegante, ma pronta a scatenarsi in pista al ritmo tribale di canzoni senza fine. La stoffa c’è e anche la capacità di dare un senso importante ai pensieri di fondo, la strada però è ancora in salita, non basta l’apertura davanti agli 80.000 del concerto di Ligabue, non basta, ma di certo è sicuramente un buon punto di partenza.

-LIBRI ILLUSTRATI- Beatrice Alemagna – Un grande giorno di niente (Topipittori)

Titolo: Un grande giorno di niente

Autore: Beatrice Alemagna

Casa Editrice: Topipittori

Caratteristiche: pagine 48, cartonato

Prezzo: 20 €

ISBN: 9788898523566

 

Vedere il mondo attorno con occhi nuovi e lucenti, magari bagnati dalla pioggia che cade e il tutto mosso da un desiderio esistenziale di andare oltre la noia che imbriglia per confezionare momenti di pura avventura in grado di renderci partecipi di un’esistenza, che dalla parte del bambino, è ancora così troppo lontana per assomigliare ad una minaccia, ma piuttosto è fervida immaginazione legata al filo del ricordo e bellezza da tenere con sé attraverso i giorni che passano inesorabili tra pozzanghere trasparenti e acqua che scende a dirotto, un mondo capace di trasformare la noia in un’avventura naturale da vivere pienamente.

Un grande giorno di niente racchiude un segreto profondo, un segreto che ora più che mai è reso attuale nel bel mezzo del bombardamento di informazioni e di mezzi di telecomunicazione che ci troviamo ad affrontare in questo momento del nostro vivere; Beatrice Alemagna da vita ad una storia che parte dal concetto di nulla e dall’esigenza di occupare il tempo per farci assaporare elegantemente uno spaccato vissuto in cui un bambino, in un giorno uguale a tutti gli altri, cerca di capire, sperimentando, un modo diverso di intendere l’esistenza, attraverso le cose semplici, personali e interiori: il salire sugli alberi, l’incontrare insetti sconosciuti, raccogliere sassi bagnati in un’incedere ovattato di avventure caratterizzate da un’assenza di tempo e da una presenza costante di colori a possedere le intere pagine e delineando stati d’animo indefiniti e in continua evoluzione.

Gli acquarelli si fondono a ricreare la bellezza della foresta, il mistero ancestrale della boscaglia, il vedere una realtà diversa, nuova, sconfinata che parte da un luogo oscuro che è dentro di noi fino ad intrecciarsi con la narrazione in un arcobaleno disegnato e ricercato, oltre il concetto di abbandono così troppo vicino a ciò che ogni giorno assistiamo con bambini assuefatti su divani a fissare scatole vuote, un concetto di vitale importanza così marcato da un finale di natura che ingloba ciò che resta di un artefatto elettronico creato per combattere l’inerzia del tempo che passa e che giace abbandonato in un fondale marino.

Topipittori punta su qualità grafica e di contenuti, punta sull’esigenza di educare ad un mondo diverso dove il bambino sia stimolato innanzitutto a rincorrere le proprie aspirazioni, lontano da fonti di omologazione primaria e dove libri come questo si fanno aiuto necessario nei confronti di quei genitori tante volte troppo lontani per comprendere le vere esigenze dei propri figli. In un mondo elettronico che spesso si dimentica o peggio ancora si sostituisce alla figura umana, questo libro illustrato è un respirare a pieni polmoni l’aria di una foresta incontaminata.

Per info e per acquistare il libro:

http://www.topipittori.it/it/catalogo/un-grande-giorno-di-niente

Oppure qui: