Baba Sissoko/Nicodemo/Lilies On Mars – Djelibit (XXXV Label/IRMA Records)

Natura incontrastata che si estingue pian piano e un grido da lontano ad intessere trame sonore ricercate e moderne, con la forza elettronica di ricomporre il perduto per un suono che si fa veicolo di movimento e trasporto, di eccezionale momento perpetuo che si ripete nei contrasti quotidiani, attraverso una prova che contiene l’anima eccentrica di tre artisti completamente differenti che trovano in questa fusione la particolarità del momento e l’emblema di una multiculturalità che abbraccia il nostro meridiano e gli adiacenti per costruire ininterrottamente suoni contaminati tra Africa e Techno in beat meravigliosamente ponderati per dare un senso alla proposta 2.1 in incursioni sonore che vanno da Djallo Djallo fino a I Yele Yele, lasciandoci trasportare al centro di un qualcosa di difficile comprensione, ma con la consapevolezza di avere davanti tre artisti che immolano ad opera il suono, lo fanno per loro, per il loro cuore e un po’ anche per tutto quello che ci gira intorno; tra fusioni emblematiche e simboliche il trio meraviglia spiazza e confonde, crea e manipola, alla ricerca di un suono che si perfeziona con la potenza del ritmo.

-LIBRI- David Wiesner – Martedì (Orecchio Acerbo)

Titolo: Martedì

Autori: David Wiesner

Casa Editrice: Orecchio Acerbo

Caratteristiche: pagine 32, cm. 26,7 x 22,9

Prezzo: 15,00 €

ISBN: 9788899064457

Capolavoro per immagini senza parole che comprime la realtà in forme desuete nel far innamorare il lettore attraverso l’immedesimazione del particolare, attraverso forme di interpretazione della vita che si affacciano nel viaggio onirico, quel viaggio che risiede dentro ad ognuno di noi, lasciando spazio alla fantasia e ottenendo come risultato un’opera pura e cristallina, capace di colpire al cuore, sia per scelte stilistiche, sia per cura dei particolari che si aprono sempre più alla meraviglia lasciata allo stupore calcolato, quella stessa meraviglia che si impadronisce di una narrazione affidata a colori predominanti che sottolineano ancora l’importanza di un verde natura a ricoprire la scena e a quel surrealismo di magrittiana memoria che ben si accosta alle inquadrature cinematografiche dell’Innocenti migliore per un libro illustrato capace di far sgranare gli occhi e far innamorare a prima vista in modo sorprendente, delicato e soppesato.

Scrutiamo le leggerezze in volo di foglie e rane che accompagnano un viaggio perentorio in un mondo reale attraversato per un momento dalla finzione, dal sogno, dal trascorrere lento del tempo e proprio qui troviamo la relatività del tempo stesso, il migrare in un bagliore cosmico degli attimi che non comprendiamo, un martedì qualunque, un giorno come un altro e succede sempre di martedì, i martedì attendono l’ora esatta per trasformarsi: c’è sempre un’altra possibilità perché le cose belle accadano.

Nel ripetersi del momento Orecchio Acerbo pubblica in Italia un’opera d’arte adatta a questo ed altri tempi che verranno, un libro illustrato di altissima qualità che ha consacrato David Wiesner, ancora nel 1991, come uno dei più importanti illustratori viventi, un artigiano della bellezza oserei dire, che fa della lunga gestazione dei propri capolavori un cavallo di battaglia vincente; un genio visionario che per similitudini si avvicina alle peripezie raccontate in Little Nemo da Winsor McCay e che in questo libro trovano l’apice omogeneo nella liberazione delle potenzialità immaginifiche dell’inconscio.

Per info e per acquistare il libro:

http://www.orecchioacerbo.com/editore/index.php?option=com_oa&vista=catalogo&id=490&Itemid=

Oppure qui:

Violacida – La migliore età (Maciste Dischi)

Indie pop che abbraccia i canali d’oltremanica per ritmi serrati e ben congegnati che assaporano il tempo perduto e ci rendono partecipi di una costante ricerca, affinata per l’occasione da Manuele Fusaroli, in grado di trasformare il già sentito in qualcosa di personale, qualcosa che possa squarciare l’atmosfera come la bellissima intro affidata a Canzone della sera che apre la strada ad un disco fatto sempre più da sali scendi emozionali, capaci di penetrare la quotidianità in maniera del tutto naturale, attraverso un lirismo mai banale e testi concentrati a ricomporre le speranze per un futuro migliore.

Canzoni come Temporale e via via procedendo con Contraccettivo e Sentiero ci fanno comprendere l’importanza della proposta che viaggia attraverso il tempo e viaggia attraverso lo spazio, Varanasi su tutte è quella che ricopre la maggior distanza alla ricerca di un costrutto necessario per poter vivere ancora grazie ad un disco impattante, grazie ad una prova che sa di rimpianti, che profuma della migliore gioventù, ma che nel contempo è pronta a trasformarsi e maturare, lasciando dietro alle spalle il bozzolo della propria memoria in invettive pindariche dal forte sapore di vita vissuta,  una vita in cui credere ancora, che non smette di dire: siamo finiti, perché tutto scorre, persino Il fiume e noi con lui.

Jocelyn Pulsar – Convivenza Arcade (La Sete Dischi)

Disco a bassa fedeltà che stupisce il percorso sempre più sghembo e squinternato del nostro Francesco Pizzinelli, già conosciuto nelle pagine virtuali di Indiepercui, per il progetto parallelo DIVANO, un album, questo Convivenza Arcade, che si pone l’inquietante e quotidiano mistero delle donne e degli uomini, del matrimonio e soprattutto della convivenza, lo fa in modo diretto, una specie di nuovo Dente della canzone italiana, anche se il nostro è maggiormente ancorato alla realtà, senza l’uso di ossimori o metafore, ma arrivando al punto in maniera del tutto naturale, con canzoni strutturate in modo semplice e lineare, strofa/ritornello, ma nel contempo cariche di quella forza alimentata da parole importanti, da parole che in questo caso si concentrano in spaccati di vita atti a raccontare le derive e le incomprensioni del vivere assieme, per un album che ha propriamente una grafica a 8 bit, quella stessa grafica di quando esisteva la sfida infinita tra Commodore 64  e Spectrum, la sfida tra due macchine alla fin fine complementari, un po’ come i rapporti, un po’ come l’uomo e la donna, manovrati da fili infiniti e sottili, così diversi e nel contempo così uguali, da non poterne reciprocamente fare a meno.

Sara Romano – Ciricò (Maremmano Records)

Colori infiniti che intrecciano trame sottili ed eleganti a ristabilire una comunione con il mondo che abbraccia il sud del pianeta in una commistione di folk e musica popolare strutturata fino a creare, con estrema facilità e versatilità, un album dal forte impatto lounge caratterizzato da pezzi che sono e che fanno da sottofondo di vita pronto a riemergere in qualsiasi occasione, donando lucidità alla proposta e sperimentando l’interculturalità musicale in canzoni-viaggio ben arrangiate e stupendamente cantate, con una voce particolare che colpisce per veridicità e attenzione al minimo dettaglio.

Il nuovo album di Sara Romano, prende forma grazie a viaggi senza sosta, sia fisici che mentali, la canzone siciliana in Ciricò si mescola allo spagnolo di Mi Casa e La suerte politica per intersecare melodie con le bellissime La ballata delle parole complesse e La parte migliore ad entrare in punta di piedi in un paesaggio delicato, cullato per l’occasione da degli ottimi compagni di viaggio come Luca de Lorenzo, Lucia Lauro, Marco Bartolo Leone, Sergio Calì, Marco Corrao e Maurizio Ferralotto, un viaggio trasportato dal vento e dalle esperienze sempre nuove che Sara saprà trasformare in musica vissuta senza rimpianti.

Pollio – Humus (Maciste Dischi)

Io?Drama lasciati alle spalle e il desiderio di rinascere proprio da una terra d’origine che non lascia scampo, ma fruttuosa si contende una nuova vita per contemplare un cantautorato che copre dichiaratamente e musicalmente i vuoti che troviamo nell’era moderna e si innesca a miccia pop proprio quando i territori battuti verso queste aspirazioni si livellano ad un’uniformità di base che nel primo disco solista di Pollio trovano motivo di apertura in stato di grazia, cesellando a dovere le introspezioni passate e consegnando un disco che richiama l’attenzione attraverso un sound brillante che si snocciola e convince sin dall’apertura di Oggi è domenica personalizzando nove brani in un concentrato di follia espressiva ben dosata e insaporita da trovate semplici, ma genuine, cariche di quel qualcosa che forse si chiama amore per la vita o più semplicemente porta con sé l’esemplificazione di nostalgia che in tutta l’ispirazione del momento trova un buon motivo per esistere, per un disco, questo, capace di confondere e spiazzare, un album in grado di far riflettere sull’incostante ricerca di uno spazio di cielo infinito dove poter vivere, ricordando il legame indissolubile con la terra, fertile sviluppo per esigenze future.

Dulcamara – Indiana (INRI/Metatron)

Suoni di notti stellate e fuoco intorno, introspezioni sonore che viaggiano e creano fantasie e rituali che abbracciano con forma costante un mondo polveroso di vita da sorseggiare ed esteriorizzare in estemporanee fotografie virate seppia che sembrano uscite da un’altra epoca, loro sono i Dulcamara, guidati da Mattia Zani, una band che incrocia in modo essenziale la poesie e il folk nord americano con la canzone d’autore italiana; tanto per fare un esempio moderno prendete il For Emma di Bon Iver e impastatelo a dovere con un pizzico di Bonnie Prince Billy e di Iron & Wine, il tutto cantato però in italiano in una prova notturna che racconta di amori e di bisogno di partire, di viaggi tra foreste di illusioni, di viaggi tra i boschi dell’anima, ricoprendo un ruolo essenziale proprio nei testi che guardano oltre l’orizzonte e non si accontentano, ma trovano una dimensione onirica nell’amara realtà di tutti i giorni, perpetuando una prova che getta i propri punti di forza in canzoni che portano con sé un fascino indiscutibile da Rituale, Luce di frontiera, Sogni lucidi, Labirinti immaginari fino alla reprise dei costrutti di Terminal per un disco che ha l’odore della notte, l’odore di quello che non c’è più e  il profumo della ricerca del sostanziale nostro essere quotidiano.

Omosumo – Omosumo (Malintenti/Edel)

Progetto in bilico sulla voragine della vita tra atmosfere sognanti pop e desiderio elettronico di fondere il cantautorato con la necessità moderna di cambiamento, ad imbastire attimi lucidi di verità da cogliere negli occhi, da cogliere nell’istante, abbandonando il limite stabilito e cercando una naturalità di fondo che comprime aggraziata, si sposa ad arte e si veste di nuovi colori, magnifico esemplare di creatura da mantenere e preservare che trova una prosecuzione naturale con questo disco immaginifico e assurdamente bello che colpisce per acquarelli non troppo interiorizzati in attimi di luce brillante, perché Madre blu è solo il preludio per farci innamorare, poi arrivano le parole da In cielo come gli angeli e giù giù fino all’alchimia profonda tra i legami della natura con quella Sulle rive dell’Est che si fa trasporto e traghettatrice per esperimenti tra il vento del cambiamento e il bisogno di accarezzare l’intangibile e toccare lo sperato in un disco che porta con sé la bellezza delle cose migliori incrociando un’amalgama musicale difficile da incasellare, un po’ come ascoltare i La Crus intersecati a Mango che suona ad un concerto di Caribou per una musica che di certo non si ferma alle apparenze e che ha trovato nel trio delle meraviglie: Sicurella, Cammarata e Di Martino attimi di bellezza sudata e suonata, vissuta e contemplata.

Isterica – Pensieri parole opere omissioni (Autoproduzione)

Punk viscerale che mette sul piatto della bilancia tutte le nostre insicurezze e paure, abbandonando porti sicuri per gettarsi a capofitto nelle illusioni del momento e conquistando una porzione di vento esistenziale che ingloba arte e dimena il garage sotto casa fino a far scoppiare i timpani dal suono di rimbalzo che come ping pong emozionale non lascia scampo a power chord d’annata ad ingabbiare giustamente un suono molto italiano che guarda in faccia senza mezze misure CCCP fino a Prozac+ passando per i vicentini Derozer e ad altre cose più recenti accentrate e immedesimate nei problemi di tutti i giorni, nel nostro nuovo sentire condiviso.

Gli Isterica sono in grande forma e si sente, magari da ammirare su di un palco sgangherato di cemento, da Barabba fino ad Isterica, la title track, passando, in modo quasi del tutto naturale, attraverso pezzi come Nina, Adrenalina e Rive Gauche , a ribadire ancora una volta la battaglia quotidiana contro lo strapotere dei pochi a dispetto delle povere vite dei molti in un concentrato d’eclissi, di buio e luce che può far sperare.

Fujima – Fujima (Hopetone Records)

Ep denso di interventi musicali, capace di scavare nelle viscere e dimenarsi tra chitarre in arpeggi e rifacimenti collettivi che attanagliano, attraverso un ritmo ben serrato e concettuale la musica di fine anni ’80, inizio, ’90 quel rock contaminato e underground senza pregiudizi e in grado di convincere attraverso forme di sperimentazioni oltre i confini del pop più nudo e crudo, assicurando bellezza variopinta, ma nel contempo legata ad un filo rosso che rende omogenee le tracce proposte in un sostanziale abbandono della forma per valorizzare sostanza e costruzioni sonore impacchettate a dovere, dalla prima Spaceship Girl passando con voracità nella riuscita Goodtimes fino al finale di Outside the cold storage per una manciata di brani di senso compiuto che operano oltre gli orizzonti sonori, tra dinamiche convincenti, indie rock non clamoroso, ma vissuto e tanta, tanta capacità di amalgamare la costanza con le esplosioni sonore che in questo album si alternano come mare cullato da tempesta costante.