Pin Cushion Queen – Settings_2 (Autoproduzione)

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Continua la ricerca sonora per la band bolognese, persa nel tramonto della bellezza interiore, ricerca spaziale che altera l’elettronica e si protende nel cercare abitudini del passato e nel contempo cerca di voltare pagina impreziosendo queste nuove tre canzoni con nuove forme che prendono vita e si stagliano egregiamente a comporre un secondo pezzo di puzzle industriale, naturale compostezza che esplode e lascia particelle minimali in un’immedesimazione quasi simultanea all’idea che accompagnerà una terza stesura, un progetto quasi estremo, ma che si forma continuamente, una trilogia sonora che amalgama i maestri della composizione italiana, riportando il tutto ai giorni odierni, tra le abitudini sedimentate al vento che cancella e il bisogno sentito di dare forme nuove a tutto ciò che ci circonda, partendo in primis da quello che sentiamo dentro.

Lasciamo quindi andare i nostri a ricreare bellezza metropolitana tra il cemento logorante e i gas plumbei in cielo, forse ne guadagneremo tutti qualcosa.

Fabio Cinti – Forze Elastiche (MARVIS LabL)

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Forze elastiche è una prova che si affaccia sul mondo, è il sapore del lontano mirare un’attrazione verso un qualcosa di ingovernabile, ma allo stesso tempo vicino, strutturato e contestualizzato in una realtà grigia e plastica dove le correnti ascensionali mirano inevitabilmente all’alto e dove i substrati di coscienza intercorrono qua e là disegnando fiumi di parole in attimi musicali che si fanno intermezzi programmati e studiati, a ridare apertura mentale ad un’opera che ha il sapore anacronistico dei grandi album del passato, di quelle pietre miliari che si ascoltano attentamente e permettono di entrare nelle armoniche stanze esplorative per ogni spazio di vita vissuta, per ogni frammento di grigia fotografia rivisitata ad arte, regalando emozioni incontestabili e pure, grazie anche alla presenza di Paolo Benvegnù in veste di produttore artistico dell’intero album e grazie anche alle preziose collaborazioni, in brani raffinati e concentrici, di Nada, The Niro, Alessandro Grazian, Irene Ghiotto, Massimo Martellotta, Carlo Carcano, Giovanna Famulari, Matteo Panetta per un disco che affascina già con l’apertura Io Milano di te per passare a canzoni che fanno da contrappunti introspettivi ricordando il Battiato migliore in La gente che mente per scendere giù in un vortice legato ai ricordi: un estroso approccio brano/intermezzo che si lega con il vissuto e la comunicabilità metodica che Fabio vuole consegnare agli ascoltatori lasciando al gran finale sussurrato, registrato al Teatro Civico di Schio, in provincia di Vicenza, la consapevolezza di comprendere quegli spazi infiniti di luce su di un palco chiamato universo.

Redeem – Awake (Bob Media)

Svegliamoci prima che sia tropo tardi, grazie a suoni granitici e incisivi, compressi e dal puro sapore americano, distorti e aggressivi che ricordano le cavalcate poderose di band come Audioslave  e Foo Fighters; per il trio svizzero Redeem questa è la terza prova da studio e il gruppo riesce per l’occasione ad affiatarsi e ad affilarsi, in una continua ricerca di suoni che possono essere immediati, ma allo stesso tempo pesantemente rock, influenti e ben testati attraverso i dodici pezzi che si dipanano in un solo sospiro attraverso i canali della nostra mente, abbarbicandosi in un posto d’onore, tra le migliori cose di un certo spessore, ascoltate fino ad ora, un mix stritola cuori in grado di far apprezzare una musica ingegnosa e rigenerante, congegnata per l’occasione in un’ispirazione protesa a ricoprire attimi di luce nell’oscurità, una musica dal sapore anni ’90, che lascia spazio anche ad un pezzo totalmente cantato in italiano La Luna, prevedendo, forse, nuove e continue sorprese in futuro.

Un disco che apre con l’esaltante Insanity fino all’ultimo saluto di The last goodbye in versione acustica, un concentrato di forza ed energia, vitalità che si esprime tra il vibrante suolo e le aspettative per un futuro diverso.

Project-To – The White Side/The Black Side (Machiavelli Records)

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Opera a 360 gradi che coglie l’attimo e lo amplifica, incentrando una produzione artistica sul sulfureo bisogno di non dare alla musica una sola connotazione uditiva, ma una vera e propria immersione visiva attraverso paesaggi elettronici, ricchi di stimoli e alimentazioni contenutistiche, per questo progetto nato dal collettivo torinese e che spazia in modo superbo, altalenando i bisogni attuali e dando vita ad un doppio disco, bianco e nero, la classicità dei due opposti, qui proiettata verso il futuro, un live set duraturo che connota la capacità dei vari musicisti di creare substrati di materia che via via, con lo scorrere delle canzoni, si appropriano del loro modo di essere, più sincero, per un album monumentale, frutto di collaborazioni in diversi campi artistici: Riccardo Mazza alle manipolazioni elettroniche, Laura Pol alla fotografia e ai video fino a completarsi in toto con Carlo Bagini al piano e alle tastiere; un disco non di facile interpretazione che incontra per certi versi le esigenze dei Chemical Brothers, incorporate alle lisergiche ambientazioni dei Modeselektor per un viaggio interstellare tra galassie da scoprire e nuovi orizzonti da percepire, il tutto in una formula digitale e proiettata nel futuro, tra sensazioni post atomiche e rigenerazioni cosmiche.

BOL&SNAH – “So?Now?” (Gigafon Records)

Gruppo meraviglia che incanta per atmosfere soppesate e oniriche, tra voci che si rincorrono nella neve e il tetro silenzio assoluto che scavalca ogni forma di preconcetto per accompagnarci in un mondo vasto,  irregolare, magnificamente illustrato grazie alle tavole sonore di SNAH, all’anagrafe Hans Magnus Ryan, fondatore e chitarrista dei MotorPsycho accompagnato dal trio norvegese BOL, un album che vede la partecipazione della voce alquanto misteriosa di Tone Anse e le poesie leggiadre che si muovono tra i concetti di uomo e natura di Rolf Jacobsen, per un mix a tensione volatile che incanala la lezione di un territorio per donarla attraverso questa opera di pura grandezza sonora, che riesce ad incantare l’ascoltatore implodendo gli estremi per un dream pop astratto e ricco di strutture da cui prelevare un bisogno quasi istintivo di ricerca della bellezza, sostenuto da musicisti d’eccezione e variegato quanto basta per dar vita ad un concept di elegante matrice nordica.

Sei tracce apparenti, dove l’istinto è di casa tra The sidewalks e Epilogue in una continua ricerca travolgente di sospirati addii e di bisogno metafisico nel trovare la via da seguire in un mondo sottosopra, quasi ostile, dove la natura è la vera sovrana di questo tempo.