EXNOVO – Segnala come SPAM (DeepOut Records)

Cantautore in chiave rock che mescola le carte della quotidianità per dare un senso maggiore al mondo che ci circonda, un eroe solitario che mescola la musica di sempre con l’elettronica e i sintetizzatori a dare un senso e un suono moderno ad un disco che in primis è comunicabilità in un vivere opprimente e sconvolgente, dove vengono messe in luce, attraverso queste canzoni, i difetti di una società malata disposta ad un apparire sfrenato e senza ritegno, questo crollare di punti saldi ben raccontato nei pezzi del nostro Gian Luca Biasini, in arte EXNOVO, in grado di pubblicare un disco attuale e diversificato, capace di penetrare le coscienze e in qualche modo farti sorridere all’idea che tutto questo possa esistere davvero, attraverso ciò che viviamo, attraverso il frutto di queste canzoni che sanno parlare dei nostri stati d’animo, da Gennaio passando per le riuscite Frasi liquide, Vent’anni e Buio fino al finale di How long, chiedendoci ancora, per quanto tempo, questa musica debba restare nascosta in un cassetto, chiedendoci ancora se ciò che ascoltiamo giorno dopo giorno, magari alla radio, sia effettivamente una nostra esigenza.

Fabrizio Rispoli – White & Blue (Alman Music)

White & Blue è il contrasto policromatico di un azzurro cielo che si interseca al bianco nuvoloso sospinto capace di prendere in considerazione le lezioni del tempo per donare sopraffina veridicità ad una proposta ben congegnata e dove le luci soffuse di un night impresso nei sobborghi di una città americana si fondono con le dimestichezze jazz in un continuo effluvio di pensieri talvolta cantati in italiano, talvolta cantati in inglese, sciogliendo il pubblico attento all’ascolto, in un’esigenza contemporanea di fondere diversi generi alla ricerca della perfezione emozionale capace di penetrare grazie anche alla presenza di musicisti d’alta caratura, per un progetto che vede la presenza di Lino Brotto, Nicola Dal Bo, Andrea Tombesi, Marco Carlesso, Marco Catinaccio, Gianluca Carollo e Michele Polga ad insaporire una formula essenziale, ma nel contempo intrecciata alla complessa quotidianità, dove le strutture portanti di questa musica si avvicinano alla coscienza esemplare per dare, ancora una volta, un nome diverso e misuratamente veritiero, alla parola emozione.

The Castillos – Pilot (Autoproduzione)

Suono fresco, prettamente estivo che sa di ananas tagliata e che abbraccia le sonorità dell’indie pop rock d’oltremanica non inventando niente di nuovo, ma confezionando un piccolo ep di quattro pezzi che rispecchiano un divertimento esistenziale in fase acuta, capace di sprigionare un’energia vitale e sopraffine, in bilico tra i suoni legati agli anni’90 e la passione di reiventarsi sempre e comunque in nome di un’energia vitale che fa parte di ognuno di noi, per questa presentazione che inforca numerosi colori, dal nero al grigio passando per la lucentezza del giallo, in un eterno divenire che poi racchiude grande sostanza, un po’ come tutti i frutti del conoscibile: dietro alla buccia ci sta la polpa migliore e in questi veloci pezzi di vita, da Business Calls fino a Wet shoes , passando per Jungle 162 e Blossoms, si parla di un amore incontaminato verso ciò che ci circonda, apprendendo la lezione del tempo e trasformandola per l’occasione in un vortice post adolescenziale di sicuro impatto.

Pop James – Super Power, Super quiet (Doubledoubleu)

Quartetto allucinato di invenzioni paraboliche in grado di raggiungere arcobaleni colorati e vellutati trasportando il tempo in dichiarazioni esplicite, senza usare le mezze misure e costruendo impalcature sonore impressionanti e fuori da ogni schema prestabilito per un disco che strizza l’occhio alla scena dance ed elettronica dei ’70 andati per abbracciare  i più attuali MGMT senza dimenticare l’omaggio nel nome a Bob James, per ritmi che si fondono con le coste latine in grado di far ballare, ma nel contempo ricreare una sorta di passaggio ultraterreno che fa vibrare le speranze, abbandonando le consuetudini, alla ricerca di un simulacro esistenziale che è radice stessa di un’esigenza di creare passione sincera e spiritualità, per otto pezzi che sono un trip di emozioni, da Afromoon fino al viaggio lunare di Da Space, rincorrendo i suoni e ricercando una perfezione musicale da primi della classe, scavalcando barriere e donando agli ascoltatori una bellezza nuova ad ogni ascolto, per lisergici attimi di meditazione da assaporare su di una scogliera che si affaccia direttamente sul mare. Questo è il vero disco dell’estate.

Al the coordinator – Join the coordinator (Gas Vintage Records/Lumaca Dischi)

Assaporare il canto di una terra lontana, abbracciando alberi secolari e storie di vita che si imprimono nella mente e non se ne vanno, una coesione con il passare vicino alla strada da seguire, abbandonando però il semplice cammino e inoltrandoci lungo sentieri che sanno di polvere amalgamati all’energia del tempo, del legno, un batter le mani su di una grancassa vuota di una chitarra sbilenca, il lisciare quelle stesse tavole al sole di un nuovo giorno, presto, all’alba, aspettando il tramonto per questo disco che sa di pura essenzialità esistenziale, che sa di terra americana e nel contempo di terra d’Albione, in un vortice mistico racchiuso da personaggi straordinari e quella voce a rimettere in sesto i nostri animi e le nostre aspirazioni future, per un album, il primo album di Aldo D’Orrico, in arte Al The Coordinator, a ricucire un cuore aperto, a ridare senso ad una realtà, usando la delicatezza e l’eleganza, usando la bellezza delle forme e del continuare a ricercare la purezza, seduto nel porticato di una casa abbandonata, lui solo con la sua chitarra a prendere posto nel cerchio, sotto quel porticato, tra il crescere dell’edera e i mondi nuovi da scoprire e da raccontare.