-FUMETTO- Andrea Satta/Eleonora Antonioni – Officina Millegiri (Sinnos)

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Titolo: Officina Millegiri

Autori: Andrea Satta/Eleonora Antonioni

Casa Editrice: Sinnos

Caratteristiche: brossura, pag.46

Prezzo: 10,00 €

ISBN: 9788876093210

Il tempo che passa a racchiudere aspettative e speranze in piccole storie che parlano delle nostre più recondite fragilità, raccontando di vite poste al ricordo di un’adolescenza continua, motivata e sentita, emblema di un percorso umorale tra sali scendi emozionanti che vedono per protagonista, di ogni capitolo a se, la bicicletta, mezzo pulito, ecologico, energico, romantico, recuperabile e riciclabile, amato e voluto, sospirato e acceso, quasi a riempire il nostro immaginario di una tavolozza di colori che ben si amalgama con i sentimenti dei protagonisti: ricercatori attenti di un mondo da scoprire.

Con questa uscita, la casa editrice Sinnos, sempre attenta alle problematiche dello sviluppo psico sociale del bambino, ci regala un fumetto dedicato ai pre adolescenti; capace, attraverso la fantasia, di creare ponti con l’immaginato e il reale, una prova egregia che sa ammaliare anche gli adulti, rivivendo la possibilità di entrare in contesti ormai dimenticati e lontani, quella capacità che ben si evince dai disegni sperimentali, caratterizzati da un tratto asciutto, di Eleonora Antonioni e dai testi di Andrea Satta, voce dei Tetes de Bois già profondo ammiratore del mezzo a due ruote, tanto caro al nostro da essere riuscito nell’impresa di riportare a livello narrativo, dopo Film a pedali, quel concerto  alimentato dall’energia motrice di 128 spettatori, un concerto, in versione semplificata, raccontato, in Officina Millegiri, fumetto carico di emotività temporale da saper cogliere e mantenere nel tempo.

Più racconti, più storie con un filo conduttore, il pedalare: tra la ruota giradischi e l’amore lontano da raggiungere, un giro d’Italia tutto particolare e l’orsa alla ricerca della propria libertà, dal cacciatore di nuvole fino al sogno di due giovani musiciste per una scelta editoriale che profuma di gioventù, di innocenza e di essenzialità, una piccola perla che riesce nell’intento di dare un senso diverso ai nostri sogni, alla ricerca di un umano più libero da vincoli artificiali, alla ricerca di quella purezza di fondo che nell’atto del pedalare racchiude le nostre aspirazioni ambite, per un mondo più coscienzioso, diverso e forse più vero e condiviso.

Per info e per l’acquisto del fumetto:

http://www.sinnos.org/officina-millegiri/

 

Charly Moon – Charly Moon (LATLANTIDE/Edel)

Anfratti internazionali che sfociano in un pop rock ben suonato e amalgamato che lascia il tempo nascosto ad un passato da recuperare di puro stampo americano, in grado di sorreggere impalcature animate per l’occasione e in grado soprattutto di riproporre in chiave rock, scelte artistiche studiate a tavolino e soprattutto mature, pezzi che si fondono con la cultura quotidiana, canzoni in grado di avvicinare una sempre più diversa tipologia di ascoltatore e allo stesso tempo capaci di abbandonare stili passati per una rilettura in chiave moderna di un genere che non è mai tramontato.

I testi in italiano sono mescolati a quelli in inglese, si parte con Come away with me passando per la riuscitissima e bellissima Se questo è un uomo, fino ad incontrare altre elucubrazioni sonore che si stagliano al suolo con pezzi come Innocent tears o, nel finale, con Io voglio averti.

Un album riuscito che mette in risalto la maturità del gruppo ideato dai gemelli Giuliano e Fabio Lagotta, otto pezzi dal sapore internazionale che finalmente hanno trovato una loro strada importante nel creare sovrapposizioni musicali legate al proprio essere in divenire.

Silver – Silver (LATLANTIDE/Edel)

Silvio Barbieri, in arte Silver, confeziona un disco prettamente pop, radiofonico, ben suonato e arrangiato, di chiara impostazione moderna con melodie ruffiane e accalappia ascoltatori, un cantautore però che, nel suo essere di facile appeal, cita i grandi del passato come Bob Dylan e i Beatles, suoi punti di riferimento per pezzi che incrociano ballate dolci amare e testi di ampio respiro, dove la semplicità delle parole usate è pura esigenza di confrontarsi con il mondo circostante, un mondo da conquistare giorno dopo giorno con la tenacia e con la determinazione di un giovane, un ragazzo che si destreggia tra pezzi che aprono ad un suono internazionale e finalizzato al racconto di stati d’animo e di esperienze di vita vissuta, un cantautore e il suo amore nei confronti della modernità in bilico tra sogni infranti e da realizzare, partendo con Questo amore fino al traguardo coverizzato della dylaniana It’s all over now, baby blue, per un disco di semplice ascolto, ma di grande capacità caratteriale, alla ricerca delle sempre sudate collaborazioni in grado di valorizzare e dare un peso maggiore alla proposta presentata.

Francesco Pellicini e i Delfini d’acqua dolce – Non ho tempo di prendere a schiaffi tutti (LATLANTIDE/Edel)

Francesco Pellicini canta il decadentismo culturale, lo fa utilizzando talvolta parole ricercate che si innestano facilmente alla forma canzone anche se alcune volte, questa ricerca è intrapresa in modo inappropriato utilizzando termini di una bassezza ideologica che incrociano la parolaccia facile e ricreano con l’ascoltatore un semplice appeal senza alcun tipo ti approfondimento, in nome di un qualunquismo che in pezzi come la title track raggiunge il massimo del testo non sentito, volgare e di poco gusto; forse sarà la sua visione delle cose, di certo può piacere o meno, del resto uno spirito libero come Francesco Pellicini, per l’occasione coadiuvato dall’ottima band i Delfini d’acqua dolce, fa dei riferimenti come Jannacci o Gaetano, punti saldi della propria carriera; il nostro sarà pure in grado di raccontare di un’Italia che non va, da diversi punti di vista, ma le aspettative risultano alquanto lontane dai mostri sacri citati precedentemente.

Nonostante questo, Francesco Pellicini si smarca da modelli prestabiliti e l’onestà intellettuale è forse il punto di forza di questo disco, per un pensatore, prima di tutto, attento scrutatore della modernità, lontano da qualsivoglia classificazione personale e alla ricerca spasmodica di una chiave di lettura che possa essere compresa dai molti in nome di un’eterogeneità apprezzabile.

 

Didols – Raccolta differenziata (Free Recording Studio)

Stili che contaminano una musica senza direzione capace però di veicolare attraverso testi diretti e senza peli sulla lingua un modo diverso di pensare, un modo diverso per tentare di capire il mondo che ci gira attorno, alla ricerca, sempre viva, di uno spazio dove poter abitare intersecando con grande capacità il pop con il reggae, lo swing con il blues, per passare facilmente al rock’n roll e alla ballata d’autore in un costante divenire prima di tutto umano che scherza con i mali della vita moderna, che si prende in giro, ma nel contempo ricerca una perfezione musicale moderna che possa essere astuta forma di riempitivo intelligente per masse sempre più sprovviste di cultura, un non sense pensato e ridicolizzato a dovere che riesce a tirare in ballo anche la telefonista erotica Lea di Leo in un pezzo esilarante e riflessivo, per una capacità, quella della band di Pordenone, di segnare le prospettive e in qualche modo di dare un direzione e un punto di vista differente alle molteplici situazioni che ci troviamo davanti, sempre con il sorriso in bocca e una vita vissuta in cui sperare.

Little taver and his crazy alligators – Taver night (Autoproduzione)

Personaggio d’altri tempi che con grinta, determinazione, coraggio e pazzia ha fatto in modo di riportare in vita l’idea vera e propria degli urlatori targati anni ’60, una passione prima di tutto che si nota e si ascolta in questo disco Taver night dove i grandi di un tempo si immolano a diventare ricordo per questo mitico personaggio, un uomo che Ligabue conosce bene in quanto apparso in Radiofreccia vestito da Elvis mentre fa lo spettacolo durante il matrimonio, una vera e propria forza della natura che ha confezionato nel tempo forte stima e amore ricevuti dai fan di Correggio e non, aprendo e presentando i concerti di Ligabue al Palamalaguti a Bologna nel 2002, il Campovolo di Reggio Emila, i due super concerti  a San Siro, all’Olimpico e al Franchi di Firenze, dando la possibilità a questo incrocio vivente tra Elvis, Little Tony, Bobby Solo di diventare prima di tutto, un’icona italiana.

A livello musicale il nostro confeziona un disco ben suonato, con spruzzate di blues a confondere la melodia tipica delle musiche di Celentano e co. costruendo di gran lunga un album riuscito fin dalle prime battute, coadiuvato dai pazzi alligatori, chiaro riferimento al delta del blues per eccellenza, dove le radici di questa musica hanno  trovato terreno fertile per crescere rigogliose.

Un disco di tredici pezzi che separa il tempo e ci tuffa inesorabilmente in un florido passato, dove le semplici parole sono il veicolo necessario per una musica di puro trasporto e di sicuro e vissuto amarcord emozionale.