-FUMETTO- Garrincha/L’angelo dalle gambe storte – Antonio Ferrara (Uovonero Edizioni)

Titolo: Garrincha – L’angelo dalle gambe storte

Autori: Antonio Ferrara

Casa Editrice: Uovonero Edizioni

Caratteristiche: Brossura, 16,5×24, 120 pp.

Prezzo: 15 €

ISBN: 9788896918388

Sapeva dribblare, sapeva fare assist, riusciva a ristabilire equilibri portentosi ed era in primis amato dal suo Brasile, avvolgendo di stati emozionali l’intero pubblico che assisteva alle sue partite, un calciatore in grado di confezionare prove strabilianti e soprattutto capace di essere umano, di quell’umanità che si infrange al suolo e crea una comunione d’intenti con chi ha sofferto ed è risorto, ma che ha mantenuto un continuo approccio umile verso chi lo circonda, un’esigenza che diventa comunione tra passato e presente, mantenendo una componente ludica essenziale e vitale, unico riferimento epocale per una classe che non chiede, ma dona.

Questo era Garrincha, ma Garrincha era anche quel giocatore che, a parere dei medici, non sarebbe mai potuto diventare un calciatore in quanto soffriva di strabismo, aveva la spina dorsale deformata, uno sbilanciamento del bacino e sei centimetri di differenza in lunghezza tra le gambe, un uomo che viveva d’istinto e forte della sua passione concedeva il suo tempo ad unico scopo: far si che la partita fosse un’occasione, non solo per dimostrare le sue capacità, ma era essa stessa prova per dare un senso alla propria vita.

In questo essenziale fumetto di Antonio Ferrara, già Premio Andersen nel 2012 come autore di Ero cattivo e nel 2015 come illustratore del libro Io sono così, la vita di Garrincha scorre quasi come una biografia, ma da un certo punto in poi la narrazione diventa secondaria, concentrandosi soprattutto sul senso profondo e sul messaggio da comunicare, l’essere diversi ti permette di creare delle cose fantastiche e la finalità unitaria del nostro essere prende il sopravvento in una soggettività che ci rende unici a dispetto dei pareri altrui; noi sola forza di conquista, noi esseri capaci di meraviglie in una cooperazione, ecco il gioco di squadra, che può segnare il nostro presente e il nostro futuro.

Testi che mirano all’essenza e disegni simbolo tante volte lasciati all’interpretazione, dipingono Garrincha come una squadra, un’insieme di possibilità e larghe vedute, costituite da un unico soggetto, bonario e audace, coronato da una vita piena di peripezie amorose e figli geograficamente lontani, una vita iniziata tra il lavoro e la fame e finita miseramente tra l’alcol e gli stenti, una vita però che ha avuto senso di essere vissuta, quella vita bella e memorabile quasi come un’avventura, fatta per essere assaporata nella sua eterna generosità.

Ora che il passero Garrincha, ha smesso di volare, noi lo ricorderemo come pioniere dell’integrazione nella diversità, frutto di una valorizzazione che deve continuare ad esserci per dare una seconda possibilità alle generazioni che verranno; tra passato e presente questo fumetto crea ponti di opportunità e non smette di farci volare, sognando ancora un mondo diverso, migliore.

Il fumetto si può acquistare direttamente qui:

http://www.uovonero.com/s/

Max Casali – Secondo a… nessuno! (La stanza nascosta)�

Disco denuncia sui mali della società e sul pensiero diffuso, quest’ultimo privo di senso critico in un’Italia divorata dalle cattive abitudini ed espressa, in questo album, da Max Casali, pioniere della break dance e del rap italiano degli anni ’80 che per l’occasione confeziona una prova d’autore ben strutturata e straordinariamente arrangiata che colpisce non tanto per l’innovazione della proposta, ma soprattutto per la capacità di legare in musica parole taglienti a cavallo con l’ironico, che rendono questo disco una summa di un pensiero condiviso che ci vede lottatori in un Paese non sempre volutamente sentito e inglobato.

Parole in musica, gridate e sussurrate, in equilibrio costante tra la ricerca di una propria via e la condivisione con i saperi italiani del tempo perduto, quei saperi che coniugano l’innovazione che si fa racconto, l’innovazione intrinseca e voluta, per pezzi supervisionati da Valerio Carboni, già con Morandi e Stadio,  in un disco che accentua l’esigenza di lottare e rimanere ancora in piedi, di far propria l’esigenza di unicità e sopravvivenza per una manciata di canzoni che invitano a riappropriarsi dei propri spazi vitali prima che sia troppo tardi.

Fabrizio Tavernelli – Fantacoscienza (Lo Scafandro)

Anfratti crepuscolari di un universo d’autore che si stagliano nella coscienza a riformare una parte di noi che si è persa nel buio, a riformare un bisogno esistenziale di cura verso ciò che stiamo perdendo, una fusione tra spazio e subconscio che mira a comprendere le ardite sperimentazioni della nostra mente che si protraggono da qui all’eternità in un circolo senza fine, mirabile e strutturato che va oltre il cantautorato, rendendo la proposta di Fabrizio Tavernelli, attivo già dagli anni ’90 con AFA, CSI, la creazione del progetto Materiale Resistente, passando per Duozero, Groove Safari, Ajello e Babel, una proposta dal sapore personale e soggettiva che interseca la poesia e la letteratura, passando per il cinema e dando vita a sperimentazioni sonore che si fanno veicolo per nuove malinconie postmoderne  e esistenzialismo elegantemente conclamato e atteso, ritrovato e inglobato, un mirare il cielo da nuovi punti di vista, verso l’ignoto, verso ciò che non conosciamo, capire la fine per comprendere il principio, in un’eterna attesa che si dimostra essere parte integrante di noi, tra lo sprofondare negli abissi e quella cura nel particolare che spesso paga, spesso dona soddisfazioni, per attimi di luce che possono durare solo il tempo di un abbaglio, un abbaglio però che sa ancora di speranza.

Cappadonia – Orecchie da Elefante (Brutture Moderne/Audioglobe)

Il mastodonte, il pachiderma, l’elefante e la continua ricerca nella trasformazione, nel bisogno essenziale di non essere più gregario, ma di far crescere un disco completamente proprio, completamente vivo e suonato, che si interroga, grazie a costrutti esistenziali e grazie anche ad un’immediatezza che confeziona pezzi orecchiabili, mescolando la musica d’autore con le sonorità d’oltre manica e d’oltreoceano, incrociando gli Snow Patrol e quella capacità che rende i suoni rock e folk più malleabili e interessanti, arricchiti da un substrato di arrangiamenti che farebbero invidia a qualsivoglia produzione moderna, arrangiamenti nati dall’incontro e dalla collaborazione di Alessandro Alosi de Il Pan del diavolo e alla presenza di ospiti come Nicola Manzan e Gianluca Bartolo per un album che non conosce territori inesplorati, ma piuttosto si inerpica come presa di coscienza nei confronti dei giorni che verranno.

Nove tracce in tutto che si aprono con la bellissima e desertica Orecchie da Elefante per passare velocemente alla leggerezza di Mani di velluto e a quella Lontano che è quasi la summa del disco per finire con Ventisei per una semplicità che chiude e abbaglia.

Un piccolo gioiello nel panorama musicale dei giorni nostri, un cantautore che ha raccolto le esperienze del tempo per aprirsi ad una nuova era che lo vede protagonista, tra ballate memorabili e quel sapore malinconico che ha fatto scuola e segna indissolubilmente la strada per il futuro che deve arrivare.

Bifolchi – Mi fai schifo ma ti amo (Audioglobe)

Si raccontano le storie di tutti i i giorni in questo disco e le contraddizioni di una società malata, il dare e il ricevere e la nostra capacità che si esemplifica in un’incomunicabilità che porta l’individuo sempre più ad isolarsi con i mezzi di non comunicazione, facendolo sentire come dentro ad una gabbia priva di vie di fuga e lontano da una scelta, in primis, di condivisione futura.

I Bifolchi al loro secondo lavoro, dopo solo un anno dal precedente Diario di un vecchio porco, ci regalano un disco immediato e sicuramente riuscito, formato da canzoni scritte durante il tour precedente e spruzzate di quell’energia contagiosa che fa ballare, divertire e pensare, una capacità quasi istintiva di entrare in comunione con l’ascoltatore, allacciando i legami, i rapporti e valorizzando il minimo gesto per essere sicuri delle proprie capacità e dei propri risultati.

Un album che vede la partecipazione di molti musicisti della scena maremmana/livornese da Francesco Ceri dei I matti delle Giuncaie a Fabrizio Pocci fino a membri dei Malamanera passando per Lelio e Davide Michelini dei 21 grammi per arrivare a Riccardo Nucci de La bottega del ciarlatano.

Sono otto tracce che vanno in controtendenza con il messaggio ironico e volutamente sarcastico del titolo del disco, una comunicazione esemplificata alla realtà, quella dei Bifolchi, che dona condivisione e richiede bellezza e sostanza, un’unione che fa la forza è proprio il caso di dire, un’unione che rende più semplice la realizzazione dei sogni migliori.