Dario Margeli – Mente (Autoproduzione)

Viaggio verso mondi lontanissimi che sono specchio della nostra anima in una continua ricerca sostanziosa e sostanziale di paesaggi mistici ed elaborati che attraverso parole che parlano direttamente al nostro cuore, si concentrano sulle profondità che ancora devono essere svelate, per guardare con occhi nuovi un mondo che ci circonda, per guardare con un senso diverso l’attimo fuggevole che potremmo in qualche modo cogliere e fare nostro.

Dario Margeli è un poeta atipico, che incontra le geometrie di Battiato e Sgalambro mettendo in energia rock contesa e vissuta un’elettronica sotterranea, ma ben studiata, che evidenzia un timbro vocale alquanto strano, ma originale e che denota un’inflessione americana, dovuta ai trascorsi negli States caratterizzata dall’incedere energico dei brani che filosofeggiano sul nostro vivere quotidiano, tra buddismo e domande sul vivere quotidiano, intersecate da un funk e un blues che si rincorrono tra i pezzi proposti.

Un album che dedica la sua parte finale ad un remix  dei primi pezzi presenti, ad aggiungere qualità e spessore alla proposta già di per sé originale, per un incontro con la nostra parte più nascosta che ha il sapore delle buone cose, quelle che rimangono, da assaporare nei nostri viaggi cosmici, giorno dopo giorno.

Green green Artichokes – Treasure Hunt (Indiemood)

13162402_1094776287256386_1714717622_nLa caccia al tesoro è partita, pronta a riservarci nuove e gustose sorprese, in cerca di nuove sperimentazioni ed esperienze, in cerca di un motivo e un’esigenza che ci permette di far musica, senza chiedersi troppo e soprattutto custodendo l’ideale di libertà che caratterizza questo pazzo duo, i Green green Artichokes di Padova, che per l’occasione ci regalano un disco fatto principalmente di sostanza sonora, non legata tanto agli orpelli, ma all’essenziale, che si denota già nella ridotta formazione a duo, chitarra e batteria, per un indie rock da scoprire e amare.

Non serve altro, come dicono loro, la forza è racchiusa nelle canzoni e in questo album  non mancano di certo, è un’essenzialità che scava nell’indie pop ben congegnato, che unisci con un filo sottile Blur, Travis e Starsailor per pezzi che si dipanano tra cantautorato intimista e aperture chitarristiche più brillanti, partendo con Be an alien fino a A bottle in the sea, un messaggio forse di speranza o forse un pezzo del nostro tempo racchiuso dentro ad una bottiglia trascinata dalla corrente?

Paolo e Stefano confezionano una prova che ha il sapore degli anni ’90 e la capacità di restare reali, nell’essenzialità della proposta, la strada è ancora lunga, ma iniziare il cammino è necessario, tra le insidie del tempo e la luce di domani.

Francesco Boni – SHOEFITI (GTL Produzioni)

Camminare e camminare lungo strade sospese su colline verdeggianti o tra gli anfratti di una scogliera a picco sul mare, lontana dal tempo, lontana da tutti, assaporando il momento e quella musica che accompagna le nostre peregrinazioni giornaliere in cerca di un buon sostentamento per la nostra anima.

Tutto questo è il nuovo disco di Francesco Boni, bassista, contrabbassista di Finale Emilia, che per l’occasione trasforma l’idea del viaggio in un percorso sonoro fatto di immagini e sensazioni, coadiuvato in studio da musicisti eccezionali che si intercalano tra jazz e rock, passando per la musica dell’est Europa e assaporando le rotte marittime del Mediterraneo per un suono che abbraccia i popoli e accoglie, un immaginario fatto di sogni, speranze e capacità espressiva elevata che ci porta a conoscere ciò che non conosciamo, attraverso la musica, attraverso la sostanziale ricerca di un qualcosa, Shoefiti per l’appunto, i graffiti di scarpe, una fotografia immobile del tempo che annuncia il passaggio  verso un mondo nuovo, diverso, il diventare adulti lanciando le scarpe oltre il filo che ci teneva legati ad una vita lontana: il cambiamento.

Di cambiamento quindi parliamo in questo disco, sono tredici tracce strumentali e due cantate, pezzi che non hanno bisogno di essere incasellati in compartimenti stagni, ma piuttosto hanno un’esigenza, quasi mistica, di riunire in un solo momento le esperienze accumulate in una vita intera.