Marco Bugatti – Romantico (Autoproduzione)

Marco Bugatti, già voce dei conosciuti Grenouille, confeziona una prova ben suonata e vissuta, caratterizzata da suoni abrasivi contrapposti a suoni più lucidi e reali capaci di penetrare in profondità e dando senso a refrain che entrano in testa facilmente e valorizzano questa prova mescolando sapientemente generi come il cantautorato al pop fino allo stoner rock passando per le introspezioni di pezzi intimi che raccontano attimi vissuti e giorni da ricordare.

Romantico è il disco d’esordio del monzese Bugatti, capace di trasferire rabbia e malinconia grazie ad una voce raffinata e coinvolgente, una voce difficile da trovare nel panorama della musica italiana che riesce con un sussurro come attraverso un grido lacerante, a dipingere in modo sostanziale e non sommario, le vicissitudini del tempo, le armonie che non esistono più, l’istante da cogliere che si fa esso stesso racconto di vita e passione senza dimenticare la sottile chiave ironica che contraddistingue questo lavoro.

Un album veramente variegato e multi forme, sette pezzi che racchiudono un mondo di stile e di coraggio, abbandonare il passato per guardare al futuro, forse questa è l’unica strada da seguire.

 

Persian Pelican – Sleeping beauty (Trovarobato/Malintenti Dischi/Bomba Dischi)

La bellezza sta dormendo, ma non in questo caso, racchiusa da capogiri esistenziali dove il vortice emozionale è importante quanto la valorizzazione del sogno e del suo farne parte, in una realtà che è possibilità tangibile di ricreare l’onirico nel quotidiano, dando forma e speranza alle situazioni del domani.

Persian Pelican, all’anagrafe Andrea Pulcini, è tornato, confezionando un terzo disco di purezza cristallina che abbandona le esigenze più introspettive e malinconiche del precedente How to prevent a cold per dare un senso maggiore alla bellezza che si cela nell’elettricità e nelle melodia, divincolata dal suono acustico che lo caratterizzava, per compiere un salto ancora più luminoso nel mare delle produzioni nostrane.

Il carattere e lo stile che lo contraddistingueva, legato al desiderio di sperimentare, non manca e in qualche modo il nostro regala vita ad un concept reale sull’irrealtà e il linguaggio dei sogni, non mascherando le illusioni del vivere, ma riuscendo ad attingere direttamente dai vissuti un senso maggiore che completa il tutto.

Sono tredici pezzi di una bellezza disarmante, difficile sceglierne uno, gli episodi appartengono ad un tutto inscindibile e importante; esempio ne è l’apporto del cantautore statunitense Tom Brosseau che grazie alla sua voce rende l’idea di Orphan ancora più reale, in un disco che sa di maree e di sogni lucidi, ad occhi aperti, senza la paura di scoprire, qualcosa di più, dentro noi.