Toot – Error 404 (Sostanze records)

Elettronica e rock, rock ed elettronica che si fondono a creare un concetto inusuale e molto ambizioso, un suono ben amalgamato e ben mixato che stupisce per forte capacità di entrate nei testi che sono racconti di vita, racconti per ognuno di noi e il suono quel suono è una vera e propria bomba ad orologeria capace di penetrare e lasciare il segno, farti alzare dalla sedia e ricoprire l’atmosfera con luci e proiezioni, forti capacità intrinseche di coinvolgere l’ascoltatore come poche altre produzioni avevano fatto.

 I Toot con Error 404 sono tutto questo e non temono rivali e forse di rivali non ne hanno; una bomba elettrica quindi che fa sognare e sperare, sperare che qualcosa cambi, collaborazioni su collaborazioni, grande umiltà e forte presenza scenica, bolle d’aria che esplodono al suolo e si fanno portatrici di un suono finalmente nuovo, finalmente sincero, synth accatastati e acidi riff che non si dimenticano, i Toot segnano il cammino, lo fanno con classe e con grande capacità e scusate se è poco.

Majakovich – Elefante (v4v records)

album Elefante - Majakovich

Si respira fuoco e un’aria di novità, lacerante idea di un giorno che mai sorgerà ancora di nuovo e scoppiettante flusso di pensieri errabondi che trovano un canale di sfogo dopo giornate spese male, dopo l’eterna lotta tra bene e male, dopo l’insaziabile ira per una luce migliore.

I Majakovich sono tornati e lasciano il segno, lo fanno con testi spiazzanti coperti dal fragore delle chitarre elettriche e da quell’insaziabile bisogno di comunicare, di lasciare una traccia indissolubile nell’eco poetica che ci rappresenta, parole tormentate che si spiegano e vanno oltre, parole di rimando e testi che, in modo dirompente, lasciano presagire futuri memorabili per la scena indie rock italiana.

Paragonarli ai FASK sarebbe troppo semplice, i nostri cercano di trovare una propria via di approdo, un’illusione che svanisce, alla ricerca di un sentiero tangibile, partendo dalle origini ed estrapolando una carica dirompente capace di immagazzinare una forza che in chiave live si fa veicolo per raccontare e raccontarsi.

Da Elefante fino a Salvati il viaggio è una spirale, ricco di attese e sacrifici, la testa tra le nuvole, ma con i piedi sempre per terra, quelle parole poi che arrivano diritte al cuore e non ti lasciano più, questi sono i Majakovich e questo è il loro Elefante.

 

Marrano – Marrano Ep (Autoproduzione)

Sfrontati, duri e diretti, ma soprattutto veri, i Marrano si presentano così, con attitudine molto punk e suoni grunge fino a farti scoppiare il midollo, fino a farti giungere all’essenza, un vortice che rapisce fin dalle prime note, sorregge una buona impalcatura di base e conquista grazie ad un suono molto sporco, aperto e di sicuro impatto.

Per descrivere questi quattro pezzi al fulmicotone non abbiamo bisogno di molte parole, c’è un misto vibrante di suoni anni ’80 intersecati alla scena di Seattle del primo decennio successivo, un mood eccellente per stabilire una ripresa del tempo, uno spirito interiore che ammalia e disintegra, ma soprattutto arriva diritto al sodo.

In attesa di un disco completo, un full length dal sapore distruttivo, i nostri intascano una prova di coraggio e pronta a segnare il loro cammino.

 

ilNero – Essenza=macchina cuore cervello (Autoproduzioni)

Testi sospinti a protendersi verso il cielo, in vibranti scie cosmiche e luminose che intersecano i voli pindarici in assiomi e formule dal sapore nuovo e concentrico, lasciato a decantare nel tempo, pronto a rinascere tra il nero del mondo, tra il fango che circonda l’orizzonte e oltre.

Cabo, Gianluigi Cavallo, ex cantante dei Litfiba, con il suo progetto ilNero infonde nuova linfa vitale al classic rock italiano, con influenze assai dichiarate lungo le undici tracce che compongono il disco, tra amori vissuti appieno e bisogno di denunciare la realtà dentro un avvenire che di certo si prospetta sempre più mediatico e meno lasciato all’immaginazione e ai rapporti veri e reali.

Un disco ruvido ed elettrico, con momenti di velata introspezione, che il nostro, assieme all’intera band, conquista e ne esce vittorioso; abbandonati i fasti del passato, si deve ricominciare, partendo proprio da lì, da quel fiume dentro di noi che si chiama vita.

Astolfo sulla luna – Ψ2 (E.V.)

Tuffarsi inconsciamente in qualcosa che non si conosce e capire solo in un istante che tutto ciò che ci circonda è materia fluttuante e camaleontica, pronta a disgregarsi e a rinchiudere i nostri anfratti dentro a porte nascoste, dentro alla nostra natura, dentro a ciò che ancora non conosciamo.

Per questo nuovo disco gli Astolfo sulla luna sono ancora più arrabbiati e i cerchi concentrici creati fino ad ora non bastano più, i nostri hanno fame, hanno fame di distorsioni e parole lanciate al suolo, uno sgretolarsi che prova a rincorrersi senza passare inosservato.

40 minuti di musica e dieci pezzi che sono la summa di un percorso, tra l’illusione del bene e l’illusione che tutto ciò che viene fatto non serve più a niente; lacerazioni in età adulta tra identità ben testate e ricche di quella carica giovanile che rende ogni momento magico e importante.