Psychos – Dritto al cuore (VREC)

Terzo album per la band senese che amalgama energie confluite per dar sfogo e sfoggio di un’essenza vitale racchiusa in questa musica, un puro bisogno di nutrirsi di passioni primordiali, racchiuse nello scrigno della nostra memoria, ma pronte ad uscire ogni qualvolta ci sia la possibilità.

Testi in italiano che si accavallano a melodie hard rock a cavallo tra i ’70 e gli ’80 per un gusto quasi classico, dal sapore certamente usuale, ma ricco e pieno di capacità espressiva, quella capacità nascosta e celata che scorre nelle nostre vene come acqua di un fiume sempre in piena.

Ecco allora che i testi rimandano alla schiettezza già citata con un singolo Sesso e Tequila che raggiunge, mantenendo le promesse, un picco di emotività primitiva per scorrere poi e lasciare spazio ad altre e ulteriori tracce penetranti che si fanno vere fino a quella ripresa di Dritto al cuore: parte vitale, ricordo di una musica senza età.

Un disco che è anche un puzzle narrativo, un album che si mantiene in forma e calpesta la strada grazie a chitarre roboanti, affilate e di sicuro effetto, segno di un tempo che non c’è più, ma pronto a conquistare i cuori di chi quella musica, in quegli anni, l’ha vissuta in prima persona.

Nnebia – Alto tradimento (VREC)

I mantovani Nnebia debuttano con questo album che affronta il tradimento in modo inusuale: si concedono il lusso di entrare in hotel, dove le stanze richiamano i gironi danteschi e si guardano attorno relazionando in modo impeccabile ciò che vedono, denunciando i costrutti di un’Italia che non esiste e avanti così, mai non esisterà.

I testi sono carta vetrata, si fanno abrasivi quanto basta per consegnare tredici canzoni che sono il connubio tra melodia, forza e impatto musicale, stupiscono per forma e omogeneità raggiunta, con grande stile ed efficacia.

E’ un disco oscuro questo Alto tradimento, un disco che parla delle passioni più basse e istintuali, ma non solo, parla di come l’uomo sia disposto a dare via a parte di se stesso per poco o nulla, per una vita all’apparenza migliore, per una vita che vorrebbe dimostrarsi sopra le righe, ma non concede e non perdona, non regala niente, una vita dove bisogna guadagnarsi anche l’aria che respiriamo.

Canzoni che nascono con uno stampo rock ben preciso e affilato, divincolato dal sogno e atto a farci entrare in uno degli incubi peggiori della nostra esistenza.

Un concept album quindi che affronta le nostre paure con un piglio alternative di stampo americano, un disco che si illumina nell’oscurità, dando spazio nuovo nella terra che abitiamo.

DanyRusso – Reprise (Rd Audio)

Puro Rock che affonda le proprie radici nella storia, assopito a lungo e escogitato di gran carriera per assottigliare il tempo e dare un senso a tutto il mondo intorno, un disco che sa di polvere, ma quella polvere è spazzata via dalla furia completa di contrapposizioni sonore, tra ballate cosmiche in suite elaborate fino a passare senza fronzoli a qualcosa di più vero e più tangibile che si delinea lungo passaggi e fraseggi di istinto e passione, mossi inconsapevolmente dal giorno nuovo che verrà.

E questo primo nuovo disco di Dany  Russo esplode nei colori dei ’70 millimetricamente rasente la perfezione, un compendio, un’opera omnia che abbraccia i suoni dei Beatles alla psichedelia dei Pink Floyd, il soffio corallo degli Oasis in una chitarra acustica che ricorda molto i primi loro lavori fino a penetrare con forza la carne rimasta, l’unica ancora che ci fa tenere in vita.

Reprise è il riprendersi l’abbandonato, è il volere il mondo in cambiamento ancora una volta e questa volta per sempre.

Grande prova questa, che consacra chi lavora dietro ai palchi con tanta umiltà e fatica, ascoltando e ascoltandosi; quale gesto migliore per trasformare il tutto in poesia, quale gesto migliore per far rivivere dentro a 12 canzoni un pezzo di storia di musica che non verrà mai dimenticata?