Lebowski – Disadottati (Autoproduzione)

Autoproduzione per il terzo disco dei Lebowski, dopo le parentesi con Ragno Favero, che concentrano le proprie forze e capacità su di un lavoro che sa di ingegno e follia capace di scardinare gli schemi precostituiti e dare una sferzata di elettro rock contaminato dal funk che stupisce per uso sintetizzato di elettronica non precostituita, ma frutto di un intenso lavoro sia in studio che in sala prove.

Un disco abbondante condito da testi che nel sottobosco si fanno sentire, convergendo le idee verso qualcosa che piace e che si fa solo se il divertimento sta alla base di tutte le gesta musicali che si incontrano lungo gli otto brani, un divertimento scopritore, ironico e sbarazzino, pungente quanto serve per togliere la malinconia facendo però riflettere.

I pezzi che scorrono lungo l’ascolto del disco sono pura quotidianità non proprio visionaria, ma reale, i veristi della società in cui viviamo, il lavoro alla base di qualsivoglia forma di vita manca e a catena i problemi inondano i nostri pensieri e ci sommergono a tal punto da farci inghiottire, il pesce grande che mangia il piccolo, lo squalo della finanza che ci inghiotte, noi convinti pescatori in cerca di una nuova vita, ma costretti ad essere fagocitati dalla stessa, nostra preda.

Un album amaro nella sua interezza, un amaro andante con gioia però, lo sbatterti in faccia che il mondo non va bene con la capacità racchiusa da quella pop song elettronica di nicchia, tra Devo e Kraftwerk, che ammalia e convince.

L’introverso – Una primavera (RuggitoMusic)

Influenze di un oceano passato sdoganato tra navi e uccelli in volo capaci di tramutare la marea e condensare quel poco che avanza in pioggia sovrabbondante a ricoprire i campi, a sperare in un raccolto migliore e a disegnarci diversi almeno per una volta.

L’introverso è una band milanese che al secondo disco esplode, esplode di rabbia e malinconia per ciò che mai saremo e si trasforma in un qualcosa che prende forma lungo l’ascolto degli undici pezzi presenti, tra un rock d’oltremanica che abbraccia gli anni ’90 in modo appariscente, quasi copiato, ma che si appropria di uno stile unico quando parte la voce; il cantato convince raccontandoci di un mondo opulento visto dalla periferia, sottolineando le proprie radici e le proprie aspirazioni, ben lontane dai mondi patinati dei giornali e della Milano bene.

Un disco che racconta di come la vita sia accompagnata dalle distorsioni quotidiane abbondandoci di inutilità svelata che dobbiamo con forza, ogni giorno, cercare di lasciarci in disparte.

Prodotto artisticamente da Davide Autelitano dei Ministri, il disco apre con la bellezza sopraffina di Tutto il tempo per avanzare sempre più fino al gran finale di Una primavera, alla ricerca di tutte le cose perse, del tempo perduto e di quelle emozioni dell’indole umana che sono parti vitali di qualsiasi infinito.

Cesare Ferro – Diverso Splendo (Autoproduzione)

Cesare Ferro è un cantautore che parla direttamente all’introspezione più assoluta, si trasforma  sa raccontare storie che parlano di amori finiti, di speranze da raggiungere e fa che i sentimenti di un giovane uomo si trasformino in un qualcosa di veritiero dando un senso a quel qualcosa, definito dallo stesso autore misterioso, che si chiama musica.

Un disco di pura chitarra acustica e voce con arrangiamenti sparsi che fanno da telaio ad archi ben strutturati, che peccano un po’ di artificiosità, ma nel complesso rendono eleganti le composizioni e il messaggio che l’artista vuole trasmettere.

In bilico tra un Nick Drake solitario e un Micah P Hinson degli esordi, anche se a livello compositivo più solare, il nostro giovane autore trova lo spazio anche per una cover ben ragionata di People are strange del re lucertola.

Un disco che accomuna il senso dell’isolamento con quello della ragione del cuore come unico fine ultimo di un cammino all’insegna della maturazione artistica; siamo sulla buona strada il percorso è ottimamente segnato e la voracità e la fame con cui si inventano canzoni sempre nuove non manca, indi per cui: promosso.