Design – Daytime Sleepwalkers (Tic Records)

Design artwork

Tanta capacità espressiva e cura del particolare che si conficca in carne viva lasciando posto al nulla che avanza, stratificando la proposta con echi di new wave anni ’80 incastonata  come diadema con il miglior industrial moderno, strizzando l’occhio a Einstürzende neubauten, un suono deciso e sintetizzato senza paura di osare e forte di quella capacità di spingere oltre la mente umana, in un complesso di palazzi industriali fatiscenti e lasciati a soccombere al tempo.

Una musica malata, una musica dei nostri giorni cantano i Design e si articolano in un gusto per il gotico che non lascia scampo a mezze misura di sorta o di convinzione, una capacità intrinseca quella di questa band di trovare con facilità la forma canzone perfetta nonostante un approccio non sempre facile; musica che suona però architettonicamente divincolata dalle proposte odierne, dal forte sapore internazionale che non sfigurerebbe in qualsiasi classifica d’oltreoceano.

Voodoo Doll è energia allo stato puro, pronta ad incassare gli applausi d’apertura e la capacità di suonare maledettamente bene, lasciando l’avvento di My recurring nightmare, quasi di sorpresa e poi via via le 12 tracce sono un quadro a tinte forti di bravura esposta tra collaborazioni con KMfromMYills e Alessandro Apolloni negli arrangiamenti di puro impatto in Maybe.

Un disco che apre alla parte più oscura di noi, incanala un sapore ormai perduto e ci fa riflettere sulle potenzialità delle band italiane, in questo caso i Design, in grado di dare voce ad un proprio sfogo senza copiare nessuno, ma mantenendo una costante di internazionalità dal carico pesante e fruttuoso, tempo al tempo disse qualcuno e un giorno anche noi vedremo.

Vincenzo di Silvestro – Invisibile la felicità (Autoproduzione)

Una luce che proviene da lontano e ci accoglie, ci abbraccia e costantemente ci porta in un mondo dove l’introspezione sonora è pane quotidiano per questo violinista che si scopre cantautore, una prove di coraggio che amalgama uno stile mediterraneo ad arrangiamenti che abbracciano la cultura sanremese calcando la scena con passi discreti e dove le voci femminili sono cassa di risonanza per le continue emozioni che questo disco sprigiona.

Il diventare adulti in otto tracce, attimi di felicità svelata che si consumano e che prima o poi rischiano di intrappolarsi in una rete, come pesci di mare, senza speranza, ma che hanno come unico sostentamento questa musica, in grado di dare nuove possibilità e soprattutto nuove scelte da scoprire.

C’è lo zampino di Cesare Malfatti in questo disco e soprattutto nel primo pezzo, radiofonico più che mai, ma elegante e sussurrato che vede alternarsi la voce di Vincenzo con quella di una Liquidara non preponderante, ma dosata e delicata in un brano che si fa riascoltare senza stancare: Domani è Domenica è la canzone del provare, del tentare a far qualcosa di nuovo in un paesaggio estivo descritto inevitabilmente dai sentimenti, quelli veri, che ti fanno guardare negli occhi la persona amata e dire è il momento di partire.

Il tema del viaggio, il desiderio di essere diversi per sempre o almeno per una volta, un caldo abbraccio per l’autunno che verrà dove  la voce di Ilona Danho è altrettanto sospesa quanto incisiva in Vieni qui, ancora un abbaglio, un raggio di sole ancora e l’oscurità pian piano arriva, sospesa tra La Crus e un Niccolò Fabi degli esordi a trasformare la sofferenza in un diario ricco di appunti e di note.

Un disco con arrangiamenti magistrali, sempre pronti a riempire la scena con grande gusto, un cantautore che si è in qualche modo scoperto, ha trovato la strada e tenta ogni giorno di non abbandonarla vivendo.