Zivago – Lo Specchio (I Dischi del Minollo)

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Gli avevamo lasciati con l’Ep Franco di qualche tempo fa e ora il duo milanese, composto da Lorenzo Parisini e Andrea Zonescuti, ci regala una prova di coraggio che abbandona per certi versi i territori esplorati con il precedente album per confezionare una fatica raffinata e di certo non banale capace di partorire sogni ad occhi aperti e farti entrare proprio dentro a quella fiaba che è la vita, dalla porta principale.

I racconti degli Zivago però non sempre hanno un lieto fine, si soffermano anche sul lato oscuro di ognuno di Noi, dando al disco quel sapore di compiutezza e capacità alternativa di attingere alla cultura popolare alcuni riferimenti necessari, catturando l’attenzione di chi ascolta per poi rimescolare le carte con elementi meno conosciuti, più introspettivi, che entrano però di prepotenza in un contesto da analizzare.

Musicalmente ci si approccia al cantautorato italiano condito da un’elettronica elegante e sempre ben calibrata, incentrata non sull’enfasi, ma sul giusto esserci senza stonare, un disco che con raffinatezza racconta gli innumerevoli specchi rotti che infrangiamo vivendo, di quel sangue che scorrendo fa paura, ma nello stesso tempo fa parte di noi; è elemento essenziale per renderci vivi.

Nove tracce, tra cui La gatta di Paoli, qui migliore dell’originale, in un sali scendi emozionale che si ricorda, dando al cantautorato italiano una speranza sempre più vera di ritornare con prepotenza ai giorni migliori, quando le canzoni meritavano di essere cantate perché acquistavano un senso diverso per ognuno di noi.

Felidae Trick – Working Hard (Lichtenstein Music)

Il nuovo disco di Omer Lichtenstein è un concentrato ep di indie rock che raccoglie l’eredità del passato incanalando la new wave con l’oscurità di Editors e Interpol in una formula certamente riuscita, dando vigore e sostanza in una costruzione del suono ben cesellata che si esprime per quantità e qualità della proposta.

Sono cinque tracce che spaziano e parlano di ciò che ci appartiene, riflettono un mondo che si trasforma in pagine di un libro pronto per essere raccontato, raccontano di paesaggi desolati e si soffermano sulla difficoltà di diventare e di trovare una figura culturale di riferimento arrangiando un set acustico che per l’occasione si apre in scintille cosmiche irrazionali e pronte per essere esplose.

Still burning fa da apripista sonoro per passare rapidamente a Laying on the sky circondata dall’aurea di Romantically High, via via rincorrendo i sogni di She ain’t rock and roll e nel finale avvicinando le ombre di The Felidae Trick.

Una manciata di sogni post rock inespressi e un solitario andare e vagare verso mete lontane, un disco che crea atmosfere e lo fa in modo egregio, tra poesia in rock e quell’incedere misterioso di un prode guerriero solitario in cerca di una strada da lasciare a chi verrà.