Na Isna – Un Dio furioso (Autoproduzione)

Che appartiene alle sue radici, questo è il significato profondo della parola Na Isna, un concentrarsi nel passato per creare un futuro, la terra, l’erba i luoghi da cui proveniamo che rimangono abbandonati allo scorrere dei giorni.

Un disco inquieto carico di una forte poesia e di testi visionari che si gettano in modo quasi immacolato in una realtà fatta di migrazioni e speranze, racchiuse da imbarcazioni cariche di occhi che tentano di intravedere futuro e soprattutto sostanza.

La band Modenese analizza in modo dettagliato tutto questo e lascia di stucco per la bellezza intrinseca che possiamo evincere dai testi: vere e proprie opere d’ arte contemporanea da leggere e ammirare.

A livello sonoro troviamo un leggero post rock e anche e soprattutto i Marlene Kuntz di Senza Peso e Bianco Sporco, ad arginare chitarre di gran classe in puntuali sovra incisioni di arpeggi in divenire.

Bellissime e significative le tracce Neri Mai, Il gobbetto del parco e Canto di Migranti passando per  la toccante Solleva il viso.

Un disco concepito e nato già maturo, con tanta classe da vendere che di per sé non è classificabile come semplice album musicale, ma come vera e propria opera letteraria su  un argomento che ci riguarda da vicino, ma che viene subdolamente trascurato.

Edoardo De Angelis, Primiano Di Biase, Marco Testoni – Non ammazzate Anna (Helikonia)

Un concept album legato al filo del ricordo lontano perso nella nebbia della memoria e quasi memorabile goccia d’acqua che si fa portatrice di un cantautorato soppesato, introspettivo e leggero a ricomporre degnamente un cerchio che può, oggi più che mai, non avere fine.

Un album che parla della donna, da numerosi punti di vista, da molte sfaccettature diverse, un disco sulla fragilità e sull’abbandono, il racconto di donne costrette alla violenza e per forza ricondotte al volere di chi più forza di spirito non ha.

Ecco allora che il trio d’eccezione dipinge tredici canzoni che guardano il mare lontano, guardano l’inquietudine e il viaggiare, ma raccontano anche attimi di vita vissuta fino in fondo senza cercare scuse o pretese per andare avanti, ma attingendo direttamente al cuore di chi governa tutto questo.

E’ un disco al femminile, ma che si rivolge soprattutto al pubblico maschile, a quel maschio che non è stato abbastanza riconoscente nei confronti di chi dona la vita, nei confronti di chi ogni giorno lotta per essere compreso e amato.

Ecco allora che la voce è veicolo di emozioni e mai come ora questo album racchiude un incrociarsi di chi ha fatto la storia della musica italiana e non da Antonella Ruggiero, passando per Lucilla Galeazzi, Annie Robert, Amedeo Minghi, Ileana Pozzi, Neri Marcorè ed Enrica Arcuri che conclude con la traccia emblematica Io sono l’amore, cinque lettere che racchiudono l’essenza del nostro vivere.

Ascoltare questo disco è come abbandonarsi in un mondo non più onirico, ma tangibile e in discussione, un mondo che dobbiamo cambiare nei nostri gesti quotidiani, nelle nostre aspettative e nelle speranze di chi porta in grembo il futuro.