Un giorno di ordinaria follia – Rocknado (Autoproduzione)

Infilati dentro a tutta velocità nel vicolo più malfamato che conosci, indossa le cuffiette del tuo lettore mp3  con Rocknado a volume indefinito e preparati ad entrare in un mondo.

Sembra di viaggiare lontano, dentro all’America più profonda, quell’America fatta di suoni indefiniti e compressi, dove il malessere si confonde con la musica che viene direttamente dalle voci di chi la fa ogni giorno.

I nostri invece sono di Padova e con la città del santo hanno poco a che fare, in quanto nella loro musica si respira aria di internazionalità: stoner punk con punte di grunge sopraffino cantato rigorosamente in italiano, danno alle sette tracce un sapore quasi onirico dove alla voce troviamo un Mario Biondi altamente incavolato che si esprime attraverso le linee sonore di Fu Manchu e Colour Haze.

Sette pezzi quindi che non lasciano via di scampo tra i sapori e i colori di un campo da   baseball, dove le mazze però sono utilizzate per distruggere i vetri delle auto parcheggiate, in soli 22 minuti di aria compressa, pronta, con un click, a dimostrare la sua forza unica e dirompente.

 

Davide Solfrini – Luna Park (New Model Label)

E la giostra gira e gira, ma non per tutti perché per un secondo la vita può anche fermarsi, magari non riaccendersi mai più, nella speranza che quello che si è vissuto sia abbastanza da portare con sé.

Davide Solfrini nella sua nuova prova, Luna Park, racconta attimi di vita vissuta con un cantautorato fresco e a tratti malinconico, ispirato dalle grandi ballate rock del passato e da quel sapore del tempo che non ha mai fine.

Racconta storie, storie di tempi perduti che abbracciano inevitabilmente gli ultimi esseri umani in gioco in questa terra, ma che sono l’esempio di come sia necessario riscattarsi e credere che tutti insieme possiamo creare qualcosa di diverso, più vivibile ed essenziale.

Ecco allora che proprio per raccontare questo, come in Lavanderia o ancora più direttamente in Mi piace il blues, viene usato un linguaggio più diretto, andando alle origini del mito e della classe da dove il tutto è partito ed è potuto divincolarsi da quella canzone radiofonica che tanto era cara all’italietta degli anni ’50.

Il blues quindi espressione di umana verità che si fonde e confonde nel cantautorato rock del Dylan anni ’70 quando alla formula voce chitarra si era aggiunta una vera e propria band.

Un disco pieno di spunti di riflessione questo, che racconta con veritiera capacità e con un piglio ironico il nostro sentirsi parte di un qualcosa che non ci appartiene, un restare al mondo che ci obbliga a tenere gli occhi sempre ben aperti, ma che non ci impedisce per questo, di scoprire l’essenza della vita.

 

 

SeaHouse – Cristalli (NewModelLabel/Rawlines)

Entrare in una grotta non riuscire a scorgere nulla e poi pian piano meravigliarsi della scoperta, del fragoroso suono che ammalia convince e si disperde per poi riprenderti ancora una volta per farti partecipe di un qualcosa di assolutamente imprevedibile è mutevole.

Dentro a questa grotta ci sono cinque ragazzi di Lecce, che abbracciando i loro strumenti, creano strutture dalle molte facce piene di sensazionale energia e spaventosa quiete, pronta a tramutarsi in tempesta e a cadere come pioggia delicata.

Le melodie che si sovrappongono sono frutto di una particolare ricerca toccando i Sigur Ros di Von, passando per Mars Volta fino ad arrivare a vette di funky psichedelico da cui non si può sfuggire.

Dieci tracce, dieci pezzi di cristallo in cui perdersi e lasciare che il nostro corpo fluttui nel vuoto più assoluto alla ricerca di un qualcosa che abbiamo perso da tempo e a cui non sappiamo più dare un nome.

Un viaggio nell’oscurità più profonda dell’anima, un passo verso l’ignoto che porta inevitabilmente alla bellezza della luce.