Riva – Le nostre vacanze sono finite (Full Heads/Audioglobe)

Cantautorato sottile, gentile, impreziosito da note di vibrafono convincenti dove la sostanza si esemplifica in pochi accordi di chitarra e dove le note sparse di un rhodes delineano un’atmosfera fiabesca che parla di gioventù, amori da rincorrere e gesti gentili da poter donare.

I Riva, chiusa quella con gli Onirica, si lanciano in una nuova avventura, suonata stavolta in modo ancora più aggraziato, dove strumenti come l’acustica o il pianoforte si mescolano in modo denso a sintetizzatori e basi elettroniche.

Per affinità musicale i nostri assomigliano molto al Veneto Limone, tra incursioni a pioggia e K way che non tengono più l’acqua, confezionando un pop convincente e speciale.

I nostri cercano di accorciare le distanze, lo fanno dichiaratamente per far emergere un loro pensiero, se non altro per abbattere i costrutti su cui è posta e su cui vive la nostra malata società.

Ecco allora il ritorno alla quiete e a i ritornelli da cantare senza fragore, un ritorno all’essenziale e ai suoni da inglobare in un percorso ben preciso.

L’album, registrato presso lo Studio Jacuzi di Giuliano Dottori, si smarca completamente dal già ascoltato creando un’essenza che alle orecchie è quasi magia; perché l’uomo si è inventato tutto, senza risolvere mai niente anche se nel loro piccolo, i Riva, una strada migliore, la stanno già inseguendo.

Volumi Criminali – Frammenti d’istanti (VHSR)

Volumi Criminali FRAMMENTI D’ISTANTI Sporcati di tagli netti resi ancora più energici da chitarre graffianti e non celate che si distinguono per uno stoppato clamoroso che ricorda gli anni ’90, i primi anni ’90, tra incursioni sonore alla Korn e RATM.

Qui però c’è un’evoluzione del tutto, perché le sei canzoni presenti in Frammenti d’istanti, nuovo album di Volumi criminali, si accollano l’immancabile energia strizzando l’occhio allo stoner più arrabbiato e lisergico, tanto da poter definire una nuova zona di confine su cui espandersi e creare una cerchia di propri adepti e seguaci.

Il tutto cantato in un italiano convincente, che ben lega, nonostante il genere e dove la voce di Francesco Ratti si fonde e si lascia coinvolgere dalle incursioni melodiche di Emanuele Pecollo.

Un nome e una garanzia quindi tra incursioni nu metal e profondi attimi di silenzio, dove al cervello è concesso di pensare solo per un istante, solo per un attimo ancora.

Un Ep ben confezionato e perfetto per gli amanti di genere, una via italiana al NuMetal che resiste e incrementa attimi di follia in testi che parlano di solitudine, distacco e abbandono, tra stacchi futuristici e rimandi al passato come la Ferrettiana Forma e Sostanza.

Loris Dalì – Scimpanzé (Autoproduzione)

Cantautore torinese che con un gusto alquanto sottolineato per la musica d’autore italiana si cimenta in una prova completa, intima e veritiera.

Un disco in presa diretta per sottolineare l’eleganza e l’entusiasmo di un progetto che vede la collaborazione di numerosi musicisti, suonatori di strumenti come il violino e l’udu, lo scacciapensieri e il basso tuba, fino ad arrivare alla fisarmonica: una commistione di generi che intinge le radici nel De André più introspettivo per raccontare come si vive in Italia.

Un racconto fatto di pensieri e di speranze racchiuse da 12 preziosissime perle che alle volte fanno riflettere, altre invece fanno sorridere, perché Loris conosce molto bene il significato della parola disincanto e la sa utilizzare al meglio in ogni occasione.

Un disco quindi quasi autobiografico, ma che potrebbe narrare tranquillamente la storia di tutti, tra disillusione  e perdita del lavoro, tra conformismo e inutilità del materiale.

Un album magistralmente suonato e inusuale che si avvicina di molto, soprattutto nei live, al cabaret, sognando di amori impossibili e stelle da raggiungere, senza forse sapere che tutto questo alla fine è dentro di Noi.