Dead cat in a bag – Late for a song (Viceversa Records)

 

Non so che cosa indosserò per il mio funerale, ma di certo questa sarà la mia colonna sonora, una lenta e degradante discesa lungo l’incerto, l’oscurità perpetua che se non fosse altro che un colore impresso nelle nostre menti, potrebbe tranquillamente risolversi in bianca luce celeste.

I Dead cat in a bag sono Tom Waits e Nick Cave messi assieme, sono Micah P. Hinson e sono anche Robert Johnson; racchiudono in modo espressivo un mondo e un colore che all’interno si ritrova a far da battaglia con assi di legno rotte e scricchiolanti.

Strumenti fuori dal tempo e foto fuori dal mondo che si immedesimano in un’epoca che non ha età e non ha confini, priva di quelle barriere a cui, magari questa musica potrebbe essere incasellata.

Questo dei Dead cat in a bag è tra i migliori album del 2014, sarà per indole verso questo tipo di musica, sarà perché colpiscono per la cura maniacale dei suoni, a ricreare un contesto assai intricato e poderoso che si lascia alle spalle sontuose ballate per uomini solitari, sarà perché entrano dentro fino a scavare in profondità, ma la loro musica resta pura e cristallina, non rappresa da finzioni legate al marketing, ma intrisa di quella poesia che si fa arte ancora una volta.

 

Il muro del canto – Ancora Ridi (Goodfellas)

Il muro del canto sorprende ancora, estrapola dalle radici di comunità romana un suono sempre più maturo e integrato in un mondo che parla di noi e dei nostri problemi, un folk indipendente che passa direttamente dentro ai nostri ricordi e ne riconcilia il candore di un’infanzia passata tra le alte mura di una città millenaria che racchiude un microcosmo culturale simile ai racconti dei nostri nonni.

Dentro a queste canzoni c’è la poesia di strada quella di tutti i giorni, che puoi udire dalla voce degli strilloni, in un mercato sonnacchioso, oppure in un centro vivo e accogliente; in questi pezzi c’è la voglia di cambiare, di far l’uno in funzione del tutto, mantenendo integrità, valori e morale che va ben oltre ciò che ci hanno insegnato nella dottrina al catechismo pomeridiano.

Questo album si fa da portavoce ai numerosi dilemmi della vita e di storia in storia, canzone dopo canzone ci porta a scoprire un universo di metafore e pensieri, solitudini nascoste e magari dimenticate.

Ancora ridi è il simbolo del nostro tempo, troppo lontano per sembrare nostro e troppo vicino per sentirlo indefinito, 12 tracce di protesta sociale, da cui si può intravedere uno spiraglio, laggiù tra i grigio – scuri, oltre la flebile luce.