Cumino – Pockets (Autoproduzione)

La colonna sonora che non ti aspettavi, questi sono i Cumino, duo sperimentale composto da Luca Vicenzi alle chitarre e agli effetti e Hellzapop, pseudonimo di Davide Cappelletti alla programmazione a ai synth.

Nove canzoni di una capacità introspettiva elevata, abbracciando Gatto ciliegia contro il grande freddo e preparandoci, musicando, la nostra vita, in modo delicato, disinvolto e sensuale, una padronanza di concetti che va ben oltre la pura commistione di idee, ma che si intensifica nelle sovrapposizione sonora, nei cambiamenti d’aspetto, nel fattore scoperta dell’inesplorato, nell’attesa prima di apparire in scena.

Capaci di esaltare emozioni e suscitare sentimenti contrastanti i Cumino si trovano un posto nel panorama della musica elettronica, strumentale e sperimentale, parlando di loro, del loro modo di vivere, una musica che non ha bisogno di parole, ma che ti porta a “rimanere un po’ confusi” sapendo che è l’unica cosa che potrà salvarci.

Ecco allora la confusione, che non è caos, ma è quel sano essere che ci fa sentire vivi più che mai e che ci fa assomigliare a quel qualcosa che abbiamo sempre sperato: noi stessi.

INDIANA – Indiana (Autoproduzione)

Secondo Ep dopo La strada per gli INDIANA, band bergamasca che va oltre la concezione del pensiero e come in una visone onirica ci trasporta lungo i flutti di un mare che non risulta essere sempre calmo, ma un insieme di vortici tuonanti e di melodie che non possono essere incastrate o scelte per la loro eterogeneità e tantomeno non possono essere incasellate in generi più o meno alla moda.

Certo c’è del cantautorato e certo c’è la sperimentazione, si tratta quindi di una psichedelia musicale? No perché appena ti convinci che il tutto potrebbe incasellarsi in un dato certo, i nostri sanno virare la loro posizione, regalando sonorità che stupiscono e inquadrando un quadro un attimo prima sfocato.

Questo procedimento si perpetua per tutti i loro pezzi, sei, che abbracciano sperimentazioni sonore legate quasi ad una matrice fanciullesca un sogno da cui non ti vuoi di certo svegliare.

Un mondo parallelo, un sogno ad occhi aperti, Magritte, Nolan, c’è Memento, ci sono i parallelismi e le dimensioni oltre la dimensione; ci sono poi questi tre giovani bergamaschi che  sanno cesellare e stupire, preparandosi un posto nelle avanguardie italiane.

Ongaku Motel – Ogni strada è un ricordo (Autoproduzione)

Primo disco, primo Ep per gli Ongaku Motel e direi anche prima soddisfazione collettiva per questo gruppo proveniente dal milanese che associa melodie acustiche per cosi dire semplici a testi che parlano di tutti i giorni, quasi a non voler far morire il giorno, esorcizzando la notte che deve ancora arrivare.

Ogni strada è un ricordo, è un racconto di un viaggio e di tutto ciò che uno si porta a casa, un’istantanea di case tutte diverse dove il sapore delle fragranze si mescola ai profumi di terra bruciata, una commistione molto particolare e riuscita.

A livello sonoro ci troviamo davanti a Battisti e a Gazzè, ma anche ai Perturbazione di mezzo, per intenderci quelli di Canzoni allo specchio e Pianissimo Fortissimo; alle volte più introspettivi di quello che sembrano o che vogliono apparire i nostri si concedono cinque pezzi di naturalezza domestica, pronta a stupire e a lasciare il segno.

Le cose che mi hai detto è canzone in stop motion che apre la strada all’introspettiva Le mie paure, la title track è ritmata quanto basta per voler concedersi il lusso di far muovere il piede su e giù.

Chiudono bene il cerchio Settembre e la narrazione sonora di Elia e Michelle.

Un disco di facile ascolto, diretto e immediato, pronto ad essere ascoltato più e più volte, senza rimpianti e senza preoccupazioni, un cammino segnato e una strada da seguire tra vecchie fotografie e ricordi lontani.

Dax e gli Ultrasuoni – Domenica (Autoproduzione)

daxChe la spensierata festa abbia inizio.

Coriandoli colorati pronti a vibrare nell’aria ad indicare che un nuovo giorno è arrivato, pronto ad accoglierci e a stupirci, a rendere vera ogni nostra possibilità di incontrare qualcuno, di stare fuori fino a tardi, di assaporare quella sensazione di appartenenza che ci accomuna.

Dax e gli Ultrasuoni nel loro secondo disco vogliono raccontare proprio questo.

Una confezione che è anche un sacchetto di carta, un “pocket-lunch” da portare con se, in un giorno di festa, tra festeggiamenti e suoni che abbracciano cantautorato e melodie folk-pop di classe, quasi da balera estiva, tra il rincorrersi sonoro di immagini nel cielo.

Questo è un disco che parla al positivo, che racconta con semplicità un modo di essere, di vivere a contatto con ciò che più ci sta a cuore e si evidenzia dal fatto che i testi sono un pieno di vitalità all’ennesima potenza.

Si parte in velocità conclamata con cinque euro di mancia passando per la bellissima in lustrini Retrò, non mancano poi i momenti più introspettivi  in pezzi come A di amore o Coriandoli dentro.

Riuscito poi l’inno Gli anni 2000 che fa apripista al finale Niente di serio.

Un disco allegro e spensierato, a tratti pieno di quell’energia vitale che deve essere il nostro motore di lancio verso nuove e sconfinate avventure.