Intervista a Fabio De Min dei Non voglio che Clara – Hotel Tivoli dieci anni dopo

Io IndiePerCui voglio molto bene ai ragazzi di Aiuola dischi, ma porco cacchio trovarmi Hotel Tivoli dei Veneti Non Voglio che Clara (non scrivo bellunesi perché non lo sono più) a 50 euro come rarità, ovviamente fuori catalogo, mi sembra un tantino una scelta azzardata in tempi di crisi; la cultura non ha prezzo però e qui, in questo post, dedichiamo un po’ di spazio a Fabio de Min, cantante, pianista, chitarrista, autore e fondatore dei NVCC che ha ben pensato, per i 10 anni dall’uscita di Hotel Tivoli, di ristamparlo con un nuovo mix, nuovo mastering, una nuova copertina, un poster e una bonus track.

La nuova grafica

cover hoteltivoliOvviamente, a mio modesto avviso, stiamo parlando di uno tra i migliori album di musica d’autore, uscito dopo gli anni zero, in Italia e Fabio, in questa breve intervista, ci racconta il suo pensiero proiettato nel passato, all’uscita del suo/loro primo lavoro.

  • Hotel Tivoli a 10 anni dall’uscita, raccontaci perché questa scelta.
    • Il disco era fuori catalogo da qualche anno. Da tempo pensavo a una ristampa e ho voluto aspettare di avere il tempo di rimetterci mano e curare anche l’aspetto sonoro e il packaging. Non ero contento di come suonava quel disco, per cui quest’estate sono tornato in studio per mixarlo nuovamente. Contemporaneamente ho ricevuto la disponibilità dello studio Furoshiki di Berlino che si è occupato del restyling grafico.
  • I primi album a mio avviso sono più nudi, essenziali con il risultato che la forma canzone non ha bisogno di ulteriori strutture come si ascolta soprattutto negli ultimi due lavori. Questa evoluzione è stata autoimposta o è stato il normale processo di maturazione del gruppo anche dopo i cambi di line up?
    • Ho sempre cercato di seguire il percorso indicato dalle canzoni, di assecondare le suggestioni che i brani mi suggerivano in quel momento. Questo rende probabilmente Hotel Tivoli e L’amore fin che dura due dischi molto diversi e ciò potrebbe scontentare qualcuno. Ma da ascoltatore preferirei questo tipo di atteggiamento piuttosto che l’adagiarsi su una formula già collaudata.
  • Premettendo che suonare davanti a dieci persone non è come suonare davanti a trecento e più; parlaci di come al tempo di Hotel Tivoli siete riusciti a farvi conoscere  . 
    • Quando è uscito Hotel Tivoli fu accolto davvero molto bene. Non eravamo pronti a un accoglienza simile e se guardo indietro penso a quanto fossimo degli sprovveduti in fatto di comunicazione. Però c’era molta più attenzione alle nuove proposte di quanto ce ne sia ora e tutto questo parlare del disco ha fatto si che anche il pubblico si accorgesse della nostra musica.
  • Nella tua carriera musicale, soprattutto agli esordi, ti è mai capitato di dire mollo tutto, fare il musicista “rock” per professione, in Italia è semi-impossibile?
    • Mah, non so nemmeno se fare il musicista sia un lavoro. Sulla mia carta d’identità c’è scritto musicista perché non sapevo cosa scriverci, ma non proverei a convincere un muratore che facciamo la stessa fatica. Diciamo che mi guadagno da vivere principalmente con la musica e quando non mi basta faccio altro.
  • Davanti a me ho un piccolo vinile, il vostro 45 giri del 2006 con Bene e Non torneranno più, mi ha da sempre colpito la frase sul retro di copertina “Durante un recente trasloco, mi sono imbattuto in un vecchio quaderno, con canzoni che avevo scritto fino al novantasei. Cose mai pubblicate e presto dimenticate. “Non torneranno più” è il brano migliore di quel periodo. Portarlo a termine è stato come restituire un senso a quelle giornate di tanto tempo fa, per le quali nutro ancora seri rimpianti”. Quei momenti di cui parli e immagino parti integranti della tua vita, quanto hanno inciso nelle stesura di Hotel Tivoli? 
  • E’ passato un sacco di tempo, e più il tempo passa e più le cose spiacevoli si dissolvono fra i ricordi migliori. E’ un naturale meccanismo di autodifesa per cui anche quando le canzoni sono ispirate dalla sofferenza, la stessa nel frattempo si è trasformata in qualcos’altro, anche proprio per merito di quelle canzoni. Come le vecchie fotografie, a distanza di tempo magari ne riconosci ancora la bellezza, ma le emozioni sullo sfondo si fanno più indefinite. Hotel Tivoli era sicuramente un disco malinconico, ma conteneva anche la voglia di reagire, di sfuggire alla malinconia, di trovare delle risposte.

Per info e per il pre-order vi rimando alla pagina ufficiale dell’etichetta http://www.lavorarestanca.com/