Il fieno – Del conseguimento della maggiore età (Autoproduzione)

Ascoltare questo breve singolo di Il Fieno mi viene subito a mente un moto ondoso che parte dalla voce quasi disconnessa per raggiungere sicurezza cosmica in testi che raccontano Il conseguimento della maggiore età toccando un vissuto che fa parte di noi, come inesorabile è lo scorrere del tempo che ci caratterizza in quella fase della vita che ci accomuna e che per un attimo ci fa sognare.

Sembra un piccolo concept album che parte con la title track fino ad arrivare a T’immagini Berlino, passando per L’alba.

Un racconto che si snocciola facilmente tra poesie adolescenziali e vincoli genitoriali e sociali da evitare e poi quell’attesa nell’alba che porta al cambiamento sperato in un’onirica visione di Berlino e di un viaggio che vorrebbe essere la fine dell’inizio.

Solo 3 canzoni per raccontare come in un’istantanea uno spaccato di vita, che i nostri raggiungono in modo esemplare quasi fossero loro stessi eterni inseguitori della giovinezza desiderata.

Perry Frank – Music to disappear (Idealmusik Label)

Tuffati nel fiume della memoria, accarezza l’acqua che ti circonda, assapora il sentore delle foglie che si dibattono nelle insenature, lasciando al risveglio un’unica via di salvezza.

Corri, corri lontano, calpesta tutti i fiori che vedi in un’unica e vibrante composizione di note che si intreccia piano piano con i pensieri che occupano la tua testa.

Ed ora vola, vola nel cielo più limpido, dove l’azzurro fa capolino con qualche nuvola sfocata che ingigantisce le ali di qalche uccello sparuto e distratto.

Regalati attimi di vita, quella vera, assaporata e vissuta, abbandonati al lento incedere dei passi sulla neve che costringono la camminata ad un vero e proprio sforzo incommensurabile, ma impercettibile.

Perchè di questo siamo fatti e Perry Frank lo sa bene, come una luce che fioca ci illumina, queste 12 tracce raccontano la vita, un’evocativo e suggestivo scorcio di ognuno di noi dove lo strumentale si inerpica pian piano con Sigur ros e The Album Leaf.

Un disco di puro ascolto, sognante, dove lasciarsi andare e non chiedere più nulla a quello che deve arrivare.

Abbiamo bisogno del momento da assaporare, dell’attimo da cogliere per distinguerci dagli altri e finalmente poter vedere con gli occhi di chi non hai mai visto.

MEnestro – MEnestro (Autoproduzione)

Incalzante e sconveniente, elegante e graffiante in testi mai banali escogitando fraseggi sonori che si inerpicano nelle coscienze sotterranee per estrarre linfa che ci fa sopravvivere.

Un ep d’esordio questo Menestro che ha tutte le carte in regola per diventare un qualcosa di più, quel qualcosa che potrebbe trasformarsi immediatamente in parabola ascendente che regala soddisfazioni a non finire, cercando di mantenere il rapporto inalterato che Luigi Fiore tenta di esprimere lungo le 5 tracce del disco.

Si perchè al consolatorio: ne vedremo delle belle in futuro, si contrappone un’esistenza raccontata tra cumuli di macerie dove solo la voce indifesa di un bambino contro il resto dell’umanità, può dare ancora segni di speranza e di vita.

Ecco allora che le canzoni si trasformano attraverso ossimeri e parole che si annullano come in Tutto il mio niente, regalando una falsa motivazione di base in Equilibrio, passando per la bellissima Il male sottile e chiudendo il tutto con le improvvisazioni pianistiche in L’attentato.

Un felice esordio quindi che si fa altoparlante per il mondo, una voce che vuole gridare la propria presenza, un inno di reale in una realtà immaginaria.

Foxhound – In Primavera (Self release / Chicchicken / 211db Studio)

Ascoltare i Foxhound è come prendere nelle mani una manciata della miglior alternative presente ora a livello internazionale vedi MGMT, Arcade fire ecc… e lanciarla indietro di trent’anni quando la new wave la faceva da padrone e quando un genere si stava definendo nell’indefinito incedere miracoloso del tempo che trasforma il passato in qualcosa di nuovo.

Quel passato che solo nel dirlo è già tale e i nostri di manipolazioni temporali ne sanno qualcosa.

Già vincitori, con il precedente album, di premi importanti, come miglior band del 2012 nel mega contest del M.E.I in questo disco il suono è ancora più incalzante, sicuro, che non lascia scampo alla monotonia e la trasforma per dare vita a qualcosa di unico.

Il tutto è cadenzato da una batteria in dub che conferisce a questo In Primavera un suono internazionale che colpisce per diversificazioni e stratificazioni sonore che si percepiscono in perle quali Erase me o la Floydiana Gasuli perpetuando sogni di gloria in That’s the sky o nel finale ricercato di My life is so cool.

Un disco fresco, originale, quasi a definire un nuovo genere.

E se fossero proprio loro che hanno inventato un nuovo stile, intriso di madido sudore e diamanti da poter ammirare? Ai posteri l’ardua sentenza, a noi spetta solo il compito di schiacciare di nuovo play, perché questa musica non esce dalla testa tanto facilmente.

Massimo Ruberti – The city without sun (Dogana d’acqua produzioni)

Manipolazioni elettroniche per musica da cinema, cosi definirei la prova al di sopra delle righe di Massimo Ruberti: The city without sun

Il tutto suona come un frullato di neuroni che si concentrano nel creare un’alchimia perfetta, che scena dopo scena si inerpica in territori inesplorati e i tagli servono nel montaggio per dare un senso di disorientamento profondo, ma ricco d’atmosfera che crea quella commistione ambiente-percezioni sensoriali che solo in pochi riescono a mantenere nel tempo.

In questo disco c’è la fantasia di chi sa generare, controllandoli, suoni di altre galassie, convogliare e canalizzare una musica ultraterrena che si lascia andare in modo maestoso utilizzando gli strumenti più disparati accostandoli a generi del tutto inusuali.

Le 10 tracce che compongono il disco formano un viaggio continuo che andrebbe presentato nella sua interezza, quasi ad ascoltare quel silenzio assordante che si staglia sui vetri di una finestra in un giorno di sole.

Qui però il sole non c’è e le creature che vivono dentro a questo disco non sono di questo mondo

Forse ci troviamo dentro un film?