3 fingers guitar – Rinuncia all’eredità (Dreaming gorilla records)

Altero, elegante e con un piglio sbarazzino 3 fingers guitar , raggiunta la soglia della maturità artistica si concede il lusso di un disco pieno zeppo di cose strane, rumori siderali e sinistri addii verso il tempo della conciliazione e del buon esempio, che si identifica lungo le sette tracce di questa reminiscenza acutizzata, una continua e sperperante pittura lungo i sogni infiniti dell’ improvvisazione sonora.

Il cantato è in italiano è una voce soffocante ci porta a scoprire una scena indie rock di matrice primi ’90 dove i suoni si accostano molto a gruppi come Marlene Kuntz in primis e la ruvidità degli Afterhours degli esordi.

Millesimate le parole che sembrano racconti, il nostro si concede di racchiudere in pezzi simbolo, canzoni di corpi al suolo che strisciano alla ricerca di spazi d’aria, di prevenzioni contro un futuro tenebroso e vissuto a metà.

Ecco allora che si fanno avanti pezzi in divenire come Ingresso o Riproduzione, lasciando posto al cantato parlato di Fuga o all’”Orroriana del teatro” Fine.

Ineccepibile la bellissima Rinuncia all’eredità.

Un disco sperimentale questo, ricco di insidie che esplorano i labirinti della mente e noi, da spettatori reali, non possiamo che essere foglie di siepe che racchiudono un concetto.

Party in a forest – Ashes (New Model Lab)

Vibrante, vibrante e per sempre vibrante il suono che accompagna i Party in a forest al loro primo album di debutto Ashes.

Un perfetto equilibrio tra sonorità che regalano emozioni a non finire tra echi di Arcade fire, Interpol, toccando Placebo in primis e sostanze in completo divenire che abbandonano le giornate di pioggia per scomparire tutte d’un fiato in una solare festa all’interno di alberi maestosi e crepuscolari.

Un suono vintage, compatto, che gainizza il tutto lasciando polvere di stelle al proprio passaggio, proprio come fa una cadente stella che si inabissa nel profondo del mare.

Un risultato sorprendente che si riassume in un concentrato di indie new wave del 21° secolo, uno spaccato di quotidianità dove i contrappunti sonori rendono bene l’idea di cambiamento e metamorfosi che vuole comunicare il trio bolognese.

Un’insieme concentrico di opportunità innescate da “Tired” e giù giù fino a “Dawn”, sentendo e guardando una nuova creatura che a poco a poco cresce, nasce e si trasforma.

Una prova d’esordio con il botto, fresca e genuina proprio come piace a noi.

Simone Pittarello – Esco un attimo (AUtoproduzione)

Schivo, silenzioso, quasi magico.

Un lo-fi che suona da dio, Simone Pittarello è un cantautore atipico, esce dagli schemi della pubblicità canonica, prende un mixerino a tre tracce e ci registra sopra 12 canzoni di immacolata bellezza.

E’ raro, molto aggiungo, ascoltare un disco di questa fattura, registrato con mezzi di fortuna e che entra soprattutto in modo malinconico-decadente nella tua testa, facendo vibrare farfalle in aria su prati di foglie sempre verdi.

Ascoltare Simone è come sedersi lungo un lago e vedere nel mezzo di quest’ultimo una piattaforma sonora dove in acustico si esibiscono Nick Drake e Matthew Bellamy in escursioni sonore ricche di sentimento e calore, percependolo anche a decine di metri di distanza.

Ci sentiamo avvolti da questo suono che si esprime con Bianca Calma nella partenza finendo con Il ritorno; parafrasando un altro cantautore direi che in mezzo c’è tutto il resto…e questo resto è maturità compiuta all’esplosione di pienezza e raccolta dei frutti sperati.

Un invito quindi a farsi largo e trovare una propria via per far conoscere a più persone questo bellissimo mondo che Simone vuole raccontare, non avrà che guadagnarne.

E con le ali spezzate mi siedo e ricucio i sogni che mi faranno volare ancora.

Kozminski – Il primo giorno sulla terra (New Model Label)

Kozminski è accelerazione sonora in un tripudio di giorni che si intrecciano in roventi tramonti cadenzati da una voce che colpisce al segno e si staglia tutta d’un fiato per ripercorrere e ricomporre trame di tessuti sonori intrecciati a fili colorati che sprigionano la primavera decadente racchiusa in questo piccolo gioiello di rara intensità.

Il cantautorato si fa tutt’uno con la pioggia alternative che consola gli animi affranti, un indie cantautorale che velocizza fino ad abbandonare terreni conosciuti e lasciando solo polvere ai propri passi.

Un inizio raccontato nelle parole che si ripetono all’infinito e nei caparbi refrain che puliscono il raccolto per gettarlo in pianta.

Ecco allora che nascono pezzi come “La metà” o “Ritornello” mentre si assaporano atmosfere più cupe in “Granularia” passando per il british pop di “Roma”, e per il connubio finale di “Il primo giorno sulla terra/Dopo il tramonto”.

Un disco ricco di sfaccettature questo, non immediato, ma notevole sotto l’aspetto di eleganza stilistica e savoir faire generale, sicuramente una prova che vuole raccogliere frutti giorno dopo giorno, una carezza silenziosa contrapposta a momenti di follia per raccontare con acuto ingegno “Il primo giorno sulla terra”.

IlMatteo – Presunte Attitudini (Autoproduzione)

IlMatteo costruisce trame intimiste e delicate dove il pensiero va naturalmente a quei cantautori che utilizzavano la musica come mezzo per comunicare pensieri, aspirazioni e possibilità future.

Un racconto che si fa vivo traccia dopo traccia per questo ep di quattro canzoni, i chiaro scuri sono presenti come ossimori di vita che si inerpicano lungo un tragitto che è sempre in salita, una vetta che si conquista giorno dopo giorno, con caparbietà e sincerità portata dal vento.

Le canzoni indossano un abito da sera elegante impreziosito qua e la da perle e diamanti che non sta a noi dire il loro valore.

Perché di questo si parla e il valore racchiuso in brani come “Cumuli di polvere” o la conturbante “Foglie di te” sono il marchio di fabbrica per un sapore di altri tempi che ti lascia polvere in bocca e sensuale poesia.

Un disco che riesce a catturare le sensazioni di un attimo, una bella prova iniziale che aspetta ora la messa in musica delle poesie segrete nascoste nel cassetto.