Massimo Coppola – Sinceri oroscopi (Silent Groove)

coverMassimo Coppola prende qualsiasi tipo di melodia per trasformarla in qualcosa di dolce, pacato, sensibile al tatto e legato al ricordo, al pensiero di una passeggiata sul lungomare guardando lontano e tentando di scorgere orizzonti sempre nuovi.

La ricerca estetica è importante lungo il suo percorso in quanto il cantautore utilizza in modo disinvolto il vocabolario italiano passando senza quasi accorgersene a canzoni con cantato in inglese influenzate in gran parte da quell’atmosfera fiabesca e romantico – gotica che si trova imprigionata tra i palazzi di Praga, sua città attuale.

14 tracce tra musica colta e raffinata, elegante e leggiadra, quasi a ricoprire di luce tutto ciò che circonda il suo immaginario, tra giardini incantati, amori in fiore e canzoni che difficilmente possiamo dimenticare e che entrano in modo inaspettato nella mente di chi ascolta; merito di una forte capacità nello scrivere e comporre melodie orecchiabili e sincere.

Un cantautore ricco di sfumature e diciamo anche a tutto tondo, in grado di spaziare da un genere all’altro, creando attorno a se un costrutto di fantasia reale dove immergersi e lasciarsi abbandonare.

Ottima prova questa dove la pace ha vinto sul rumore, la grazia sul logorio quotidiano.

Staré Mesto – Punto di Fuga (I dischi del minollo)

Adrenalina pura intrecciata a liriche cantautorali che si lasciano trasportare dal vento della tempesta che tutto prende, tutto si porta via, rabbia lisergica in foglie che si preoccupa di lasciare una traccia, un gesto, un segno di riconoscenza verso ciò che è stato prendendo spunto dalla scuola italiana anni ’90, in primis Marlene Kuntz per intrecciare CSI a Federico Fiumani meditativo come non mai, per non lasciare scampo al reale e ricucendo pezzi di immaginazione sospesa.

Gli Staré Mesto sono tutto questo, poesia catartica in galoppate elettriche che fanno scorrere nelle vene echi di pensose poesie lasciate in balia di un mare in burrasca che chiede di essere inglobato in una luna a ponente che tocca il cielo per sempre.

Illusione, frustrazione, rabbia quasi agonia nera che porta ad una chiusura del proprio essere e al silenzioso vivere quotidiano nell’apatia più totale.

I quattro conoscono la formula per uscire dal tunnel, sospeso per sempre, in un cammino ineluttabile che lungo le 8 tracce si consolida come non mai partendo con le grida sincopate di “Thalia” per arrivare in breve tempo a “insaguinare i prati” in “Racconto di Primavera”, uno spettacolo da poter osservare davanti ad uno schermo bianco dove il tutto è il vuoto di se medesimo.

Poi le canzoni si trascinano in un vortice di speranza, bellissima “Cielo d’Africa” dei Diaframma, reinterpretata per l’occasione.

Solidi, compatti reali; una purezza difficile da scorgere, difficile da trovare intorno a Noi: questi Staré Mesto attingono al passato per donare parole intrecciate in continuo divenire, in grado di trovare un punto di fuga, un punto da dove poter ripartire.