I My mystakes portano a casa una bella prova.
La portano a casa con coraggio e voglia di andare avanti; dopo i giorni spesi a far cover di Oasis e Coldplay si concentrano su di una stesura più diretta, immediata con chitarre distorte a far tremare tappeti sonori di incisioni legate alla strada, ai sassi, al suolo che viene calpestato.
Una prova senza mezze misure, registrata nella “lontana” Inghilterra, ammiccando a quel suono brit che lega Blur a Travis passando per The Verve e i Radiohead di Pablo honey.
Nove canzoni che si fanno ascoltare tutte d’un fiato, tra strutture non del tutto originali, ma che sfiorano un disco ben pensato con i cori che lasciano all’immaginazione e la poetica impalcatura nel girovagare intona ballate da ricordo come “I feel” struggente quanto basta per passare a “No way” dalle atmosfere piovose e di acqua che si lascia ad assoli conturbanti.
Evocativa inoltre nel finale “We can afford life”, con le parole “noi non possiamo vederti” si chiude un album che porta la band a sognare mete luminose.
Un disco ben curato e puntuale dove i dettagli sono parte fondamentale di un tutto in piena evoluzione; nell’attesa che le loro speranze si trasformino in realtà, consiglio una maggiore capacità di osare, questo li porterà sicuramente, in modo più semplice, ai risultati sperati.