The Hollyhocks – Pop culture (TDMC Records)

Cover accattivante e simbolica che lascia dietro di sé tutti gli anni 80 ripresi però con puntiglioso savoir faire e mistica energia dai 4 torinesi “The Hollyhocks”.

Conosciuti in rete, dal 20pop-culture-the-hollyhocks09 fanno della rielaborazione new wave la loro nuova strada e il loro punto di svolta.

Una commistione di romanticismo decadente abbracciato da chitarre pazze e velocissime coronate da spunti vivi e roboanti, non catalogabili per genere e fascia d’utenza.

Tutta la musica è uguale e nessuna musica è uguale potrei dire, si perché la giovane band etichettata dai più come seguace troppo diretta di un filone ormai scomparso, a mio avviso proprio in questa prova affila gli artigli per arrivare alla meta.

Canzoni accattivanti dai ritornelli orecchiabili, parti di sintetizzatori molto calibrate e sinceramente un mood che suona superiore alla media di gran parte dei gruppi di genere.

C’è del nostalgico nella voce di Mattia Pafundi, quell’insostenibile voglia di creare nell’incompleta assurdità della vita.

Una capacità degna di nota è la spensieratezza e l’istintività di tutti e 9 i brani che in meno di mezz’ora fanno battere il ritmo e perdere la testa.

Già il singolo “Drowning Boulevard”  ne è l’esempio fino alla bellissima “Ocean” che chiude un degno esordio.

Non è da tutti comporre musica e ancora più difficile è far ballare, rimanendo indipendenti, con la propria musica, questo però è il caso dei torinesi “The Hollyhocks” che miscelano un suono esplosivo con la leggerezza della giovinezza.

Corrado Meraviglia – L’occasione (La fame dischi)

Quando si dice avere “L’occasione” e utilizzarla al meglio.

Quando si vuole racchiudercorrado-meraviglia-loccasionee un mondo in un piccolo disco dal grande contenuto morale e addobbato da un packaging che fa gridare alla Meraviglia, frutto della collaborazione con lo studio Cikaslab di Riccardo Zulato dei  Menrovescio.

Quando si parla di rapporti d’amore, di rapporti sociali, di vita al limite e riprese considerevoli, idee che sembrano di tutti, quasi banali, ma che nelle corde di Corrado vengono sprigionate in maniera quasi perfetta.

Lontano dal disco precedente, il cantautore ci fa scoprire una forma canzone più compatta creando un appeal di gusto  sopra la media utilizzando una sensibilità tale da rimanere stupiti anche solo al primo ascolto.

In genere sono rari i momenti di catarsi in cui i musicisti riescono a mettersi a nudo  con poco più di 10 canzoni, riuscendo a creare con l’ascoltatore un tutt’uno di potenza e poesia; eh si perché di questo stiamo parlando, in poco più di mezz’ora ci sono chitarre malate, distorte che chiedono aiuto, quasi perdonando un male comune che porta al tracollo una società in bilico su di un dirupo, ci sono pianoforti elettrificati che suonano su mari quieti e carichi di nostalgia, ci sono chitarre acustiche a creare tappeti sonori mai scontati e ci sono voci che si fanno ricordare senza bisogno di chiedere altro.

Non servono paragoni perché “L’occasione” è un disco inclassificabile nel classificabile.

Se ai più sembra di sentire qualcosa di già sentito, io personalmente invito a un attento riascolto sottolineando le partenze agghiaccianti di “L’occasione” sussurrate parole ricche di immagini o le ironiche ballate “Vacanza” o la potente “La bella stagione” che con amarezza canta “Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia stesso male” e come possiamo dimenticarci di “Sam” dal sapore Trickyiniano come del resto delle sussurate “Luccica” e “Trasparente”.

Corrado regala all’Italia un album che deve essere ascoltato.

Un disco non per tutti o meglio un disco per chi vuole cambiare qualcosa.

 

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