Umberto Maria Giardini – La dieta dell’imperatrice (Woodworm/La Tempesta)

 Ritorna Moltheni. Ritorna Umberto. Ritorna sottoforma di nuovo essere vitale: Umberto Maria Giardini.

Nel corso del tempo lo abbiamo potuto apprezzare nei suoi numerosi progetti primo fra tutti con lo pseudonimo Moltheni, passando per i primi Hameldome e gli ultimi Pineda.

Non chiamatelo ancora Moltheni però.

Questo ritorno sancisce un processo di maturità notevole accompagnato anche nei live, da una formazione tutta inedita rispetto al passato, niente basso, ma con Marco Maracas alle chitarre elettriche e pedali, il prof. Giovanni Parmegiani piano Rhodes e organo e Cristian Franchi tamburi.

I suoni sono quasi più cupi rispetto ad un tempo, molto curati e riverberati, batteria lineare che lascia molto spazio a una voce dilatata e spettacolare come non mai.

Assenti chitarre acustiche, ma molte elettriche che creano atmosfere oniriche di arpeggi infiniti e piccoli assoli.

Contrappunti di cembalo a ridefinire un tempo quasi deforme, ma incantato.

Il disco parte con un brano strumentale L’imperatrice seguito da Anni luce in cui sembra di rincorrere nello spazio la persona amata, senza raggiungerla.

Il trionfo dei tuoi occhi cela una bellezza racchiusa nelle parole finali: Chiedendo all’acqua che ti dia la fatica mia.

Quasi Nirvana è un inno al cambiamento dei tempi…antiaderenti al mio cuore, ci si può sentire i Gatto Ciliegia in questi dialoghi tra le chitarre fino all’apertura degli archi vigorosi e imponenti quanto gravi.

Il desiderio preso per la coda inizia con echi di chitarra funky e si protrae per il resto del brano con la melodia portante in un riff destinato ad essere ricordato.

Discographia è un inno contro la multinazionale in se …vendimi in ogni megastore, cambia, muori fredda e gela,leggera aurora.

Fortuna ora anticipa Saga…dimmi che avrai oltre mille navi e cavalli perche’ e’ quello che mi spetta e che ruotero’ vicino a quei pianeti che hai creato con il fuoco per me…

Genesi e mail è il capolavoro dei nostri anni, un mondo di amici mai visti e mail per rintracciare qualcuno che mai conoscerai.

L’album infila due ulteriori perle con la psicadelia prog de Il sentimento del tempo e con L’ultimo venerdì dell’umanità…chiave chiudi i quaderni miei tanto a chi dovrei o potrei leggerli?

Un disco subito non facile, ma che entra e ti tocca le corde del cuore dopo qualche ascolto.

Mi auguro che ora Umberto resti ancora con Noi e che riesca sempre a regalare le meraviglie a cui ci ha abituato, senza dimenticare appunto uno stile e un’etica fuori dal comune.